Dunque l’OCI (l’Organizzazione della Conferenza Islamica), ha finalmente rinunciato. A Ginevra, i paesi liberali ed i loro alleati, hanno convinto il potente cartello religioso ad accettare un compromesso: niente commistione fra diritti individuali e tutela dell’islam nel prossimo documento di Durban II. Ma, negli anfratti newyorkesi dell’ONU, la diffamazione delle religioni resterà un argomento che toglierà il sonno a più di un diplomatico, non solo occidentale.La motivazione della svolta l’ha fornita il rappresentante canadese presso l’ONU, Terry Cormier, protagonista principale del fronte dei “no” che, giovedì 26 marzo, s’è inutilmente opposto all’ennesimo tentativo dell’OCI di imbavagliare i quattro quinti dell’umanità. Quella non musulmana. Nell’occasione, con 23 voti favorevoli (quelli dei paesi musulmani, più Cina, Russia, Cuba, Sudafrica, Bolivia e Nicaragua), è passata una controversa risoluzione contro chi diffamasse le religioni (ma, di fatto, si nomina esplicitamente solo l’islam). Cormier non ha mancato di ricordare che “i diritti umani appartengono agli individui, non certo alle religioni. Non spetta dunque al Consiglio discutere del problema della diffamazione delle religioni. Una materia che, ne va preso atto, mette spesso in pericolo la libertà d'espressione.„ Infatti, l’Unione europea già condanna l’islamofobìa, così come ogni sopruso verso le altre religioni. Questo, sostengono i paesi occidentali, esclude ogni necessità di una normativa specifica. In verità, aggiungo io, la tutela dei diritti umani è un problema nella stragrande maggioranza dei paesi islamici dove, sovente, la giurisprudenza è generata da una fonte primaria in simbiosi più o meno marcata con il Corano. Paesi dove la gente si ritrova un codice civile prossimo a quello del “Papa re” di nostrana memoria.Come non ricordare lo sfortunato blogger egiziano, Abdel Kareem Amer Suleiman, oppresso con quattro anni di prigione (vera) per blasfemìa contro l'islam?O non rammentare realtà tremende, come il Pakistan (dove secondo l'ultimo Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, il peggiore strumento della persecuzione religiosa è proprio la Legge sulla Blasfemia), l’Iran sciita (dove l’accademico Hashem Aghajari, è stato condannato a morte per avere invocato una riforma dell'islam), l’Arabia Saudita, tacendo il resto per amor di spazio. Ma, per i più antioccidentali, la vera perla l’ha confezionata ieri il presidente Karzai. Si! Quello che non era in grado di salvare la pelle di Abdul Rahman, l’afgano convertito al cristianesimo, fatto passare per pazzo (per salvagli la cotenna) e, quindi, fuggito nel Belpaese per non vederlo scannato. Bene. L’esimio presidente ha pensato bene di far sorridere gli “integralisti”. Che non sono certo vegetariani incalliti, o coatti consumatori di pan di segala, come molti potrebbero pensare, ma tra i maggiori sostenitori di una legge che tuteli l’islam da ogni “insulto”. Memore del “Parigi val bene una messa” di Enrico IV, Karzai ha pensato bene di trasporlo in “Kabul val bene una Salāt”. Ed ha favorito una normativa “celestiale”, che legalizza lo stupro del marito nei confronti della moglie, obbliga le donne a "concedersi" al marito senza opporre resistenza, vieta loro di uscire di casa, di cercare lavoro senza il permesso del consorte. Affidando la custodia dei figli esclusivamente a padri e nonni. Opporsi a tanto oscurantismo è davvero islamofobia?
venerdì 3 aprile 2009
Durban II
Durban II: il mondo libero lacera il bavaglio islamista di Maurizio De Santis
Dunque l’OCI (l’Organizzazione della Conferenza Islamica), ha finalmente rinunciato. A Ginevra, i paesi liberali ed i loro alleati, hanno convinto il potente cartello religioso ad accettare un compromesso: niente commistione fra diritti individuali e tutela dell’islam nel prossimo documento di Durban II. Ma, negli anfratti newyorkesi dell’ONU, la diffamazione delle religioni resterà un argomento che toglierà il sonno a più di un diplomatico, non solo occidentale.La motivazione della svolta l’ha fornita il rappresentante canadese presso l’ONU, Terry Cormier, protagonista principale del fronte dei “no” che, giovedì 26 marzo, s’è inutilmente opposto all’ennesimo tentativo dell’OCI di imbavagliare i quattro quinti dell’umanità. Quella non musulmana. Nell’occasione, con 23 voti favorevoli (quelli dei paesi musulmani, più Cina, Russia, Cuba, Sudafrica, Bolivia e Nicaragua), è passata una controversa risoluzione contro chi diffamasse le religioni (ma, di fatto, si nomina esplicitamente solo l’islam). Cormier non ha mancato di ricordare che “i diritti umani appartengono agli individui, non certo alle religioni. Non spetta dunque al Consiglio discutere del problema della diffamazione delle religioni. Una materia che, ne va preso atto, mette spesso in pericolo la libertà d'espressione.„ Infatti, l’Unione europea già condanna l’islamofobìa, così come ogni sopruso verso le altre religioni. Questo, sostengono i paesi occidentali, esclude ogni necessità di una normativa specifica. In verità, aggiungo io, la tutela dei diritti umani è un problema nella stragrande maggioranza dei paesi islamici dove, sovente, la giurisprudenza è generata da una fonte primaria in simbiosi più o meno marcata con il Corano. Paesi dove la gente si ritrova un codice civile prossimo a quello del “Papa re” di nostrana memoria.Come non ricordare lo sfortunato blogger egiziano, Abdel Kareem Amer Suleiman, oppresso con quattro anni di prigione (vera) per blasfemìa contro l'islam?O non rammentare realtà tremende, come il Pakistan (dove secondo l'ultimo Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, il peggiore strumento della persecuzione religiosa è proprio la Legge sulla Blasfemia), l’Iran sciita (dove l’accademico Hashem Aghajari, è stato condannato a morte per avere invocato una riforma dell'islam), l’Arabia Saudita, tacendo il resto per amor di spazio. Ma, per i più antioccidentali, la vera perla l’ha confezionata ieri il presidente Karzai. Si! Quello che non era in grado di salvare la pelle di Abdul Rahman, l’afgano convertito al cristianesimo, fatto passare per pazzo (per salvagli la cotenna) e, quindi, fuggito nel Belpaese per non vederlo scannato. Bene. L’esimio presidente ha pensato bene di far sorridere gli “integralisti”. Che non sono certo vegetariani incalliti, o coatti consumatori di pan di segala, come molti potrebbero pensare, ma tra i maggiori sostenitori di una legge che tuteli l’islam da ogni “insulto”. Memore del “Parigi val bene una messa” di Enrico IV, Karzai ha pensato bene di trasporlo in “Kabul val bene una Salāt”. Ed ha favorito una normativa “celestiale”, che legalizza lo stupro del marito nei confronti della moglie, obbliga le donne a "concedersi" al marito senza opporre resistenza, vieta loro di uscire di casa, di cercare lavoro senza il permesso del consorte. Affidando la custodia dei figli esclusivamente a padri e nonni. Opporsi a tanto oscurantismo è davvero islamofobia?
Dunque l’OCI (l’Organizzazione della Conferenza Islamica), ha finalmente rinunciato. A Ginevra, i paesi liberali ed i loro alleati, hanno convinto il potente cartello religioso ad accettare un compromesso: niente commistione fra diritti individuali e tutela dell’islam nel prossimo documento di Durban II. Ma, negli anfratti newyorkesi dell’ONU, la diffamazione delle religioni resterà un argomento che toglierà il sonno a più di un diplomatico, non solo occidentale.La motivazione della svolta l’ha fornita il rappresentante canadese presso l’ONU, Terry Cormier, protagonista principale del fronte dei “no” che, giovedì 26 marzo, s’è inutilmente opposto all’ennesimo tentativo dell’OCI di imbavagliare i quattro quinti dell’umanità. Quella non musulmana. Nell’occasione, con 23 voti favorevoli (quelli dei paesi musulmani, più Cina, Russia, Cuba, Sudafrica, Bolivia e Nicaragua), è passata una controversa risoluzione contro chi diffamasse le religioni (ma, di fatto, si nomina esplicitamente solo l’islam). Cormier non ha mancato di ricordare che “i diritti umani appartengono agli individui, non certo alle religioni. Non spetta dunque al Consiglio discutere del problema della diffamazione delle religioni. Una materia che, ne va preso atto, mette spesso in pericolo la libertà d'espressione.„ Infatti, l’Unione europea già condanna l’islamofobìa, così come ogni sopruso verso le altre religioni. Questo, sostengono i paesi occidentali, esclude ogni necessità di una normativa specifica. In verità, aggiungo io, la tutela dei diritti umani è un problema nella stragrande maggioranza dei paesi islamici dove, sovente, la giurisprudenza è generata da una fonte primaria in simbiosi più o meno marcata con il Corano. Paesi dove la gente si ritrova un codice civile prossimo a quello del “Papa re” di nostrana memoria.Come non ricordare lo sfortunato blogger egiziano, Abdel Kareem Amer Suleiman, oppresso con quattro anni di prigione (vera) per blasfemìa contro l'islam?O non rammentare realtà tremende, come il Pakistan (dove secondo l'ultimo Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, il peggiore strumento della persecuzione religiosa è proprio la Legge sulla Blasfemia), l’Iran sciita (dove l’accademico Hashem Aghajari, è stato condannato a morte per avere invocato una riforma dell'islam), l’Arabia Saudita, tacendo il resto per amor di spazio. Ma, per i più antioccidentali, la vera perla l’ha confezionata ieri il presidente Karzai. Si! Quello che non era in grado di salvare la pelle di Abdul Rahman, l’afgano convertito al cristianesimo, fatto passare per pazzo (per salvagli la cotenna) e, quindi, fuggito nel Belpaese per non vederlo scannato. Bene. L’esimio presidente ha pensato bene di far sorridere gli “integralisti”. Che non sono certo vegetariani incalliti, o coatti consumatori di pan di segala, come molti potrebbero pensare, ma tra i maggiori sostenitori di una legge che tuteli l’islam da ogni “insulto”. Memore del “Parigi val bene una messa” di Enrico IV, Karzai ha pensato bene di trasporlo in “Kabul val bene una Salāt”. Ed ha favorito una normativa “celestiale”, che legalizza lo stupro del marito nei confronti della moglie, obbliga le donne a "concedersi" al marito senza opporre resistenza, vieta loro di uscire di casa, di cercare lavoro senza il permesso del consorte. Affidando la custodia dei figli esclusivamente a padri e nonni. Opporsi a tanto oscurantismo è davvero islamofobia?
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