ROMA - La Resistenza fu un fenomeno che abbracciò tutta la nazione. Ci fu quella dei partigiani («piaccia o no, sono stati fondamentali»), quella dei militari e quella del popolo. Quindi è «importante che quest'anno il 25 aprile sia celebrato in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo» ricordando «l'una o l'altra delle componenti della Resistenza. L'importante è che ci unisca la consapevolezza e lo stesso impegno per conservare i valori della Resistenza che si sono tradotti nella Costituzione repubblicana». Giorgio Napolitano, davanti all'ossario dei partigiani caduti in Val Sangone, usa parole decise per ribadire il valore del 25 aprile.
UNITI - Per il capo dello Stato celebrare la Resistenza «è uno sforzo da compiere per ricomporre in spirito di verità» la storia del Paese e per giungere a «un comune sentire storico». Di questo, aggiunge Napolitano, «ripeto pienamente la necessità dell’importanza». «La Resistenza - aggiunge - fu una straordinaria prova di riscatto civile e patriottico dell'Italia, del popolo italiano e quindi non può appartenere a una sola parte della nazione».
RESISTENZA - Napolitano insiste sulla necessità di «valorizzare tutte le componenti» del movimento di liberazione e, come ha fatto fin dall'inizio del suo mandato, ricorda e celebra tutti i contributi nella lotta al nazifascismo. «Fu decisiva in questa lotta l'eroismo delle formazioni partigiane - dice Napolitano - ma anche la componente popolare che fu rappresentata dalle sofferenze e dalle atrocità inflitte alle popolazioni civili» che comunque si distinsero per la loro «solidarietà attiva» con il movimento partigiano. «Non fu di minore importanza la componente militare» con i soldati che «non si piegarono», ma combatterono «eroicamente e si unirono alle formazioni partigiane». Infine il contributo del nuovo esercito italiano che Napolitano ricorderà proprio il 25 aprile a Mignano Montelungo e «l'odissea dei 600mila militari italiani internati in Germania che respinsero ogni lusinga rifiutando l’adesione al regime repubblichino».
Finchè non si avrà il coraggio di dire la verità (ma quella con la Vi maiuscola, non la verità raccontata da certi spacciandola per vera) sulla liberazione dell'italia, saremo sempre punto e accapo. Peccato davvero. Io, del 25 aprile... me ne frego!
4 commenti:
Gianfrancovich Finiescu dice che il 95% dei romeni in Italia sono persone perbene!Segue solita tiritera multiculturalista.
e anche noi italiani, quando si emigrava.Non si puo' mai attribuire etichette di tipo etnico, religioso o nazionale a questo o quel fatto di cronaca: chi uccide, stupra o ruba e' innanzitutto un delinquente. Anche nella nostra storia nazionale, quando eravamo un popolo di emigranti - ha ricordato Fini - e' capitato che italiano fosse in qualche luogo sinonimo di delinquente, ma ovviamente non era vero. C'era una piccola minoranza, contro i tantissimi italiani che, in ogni parte del mondo, lavoravano duro.
Bisogna che gli italiani valutino la comunita' romena secondo verita' e non generalizzino: il 95% e' fatto di persone perbene. Dobbiamo vincere il pregiudizio, che e' sempre la causa delle discriminazioni, delle persecuzioni, della xenofoibia e del razzismo.
Si giudica la persona per quello che fa, non il gruppo etnico o religioso di appartenenza. Sono comunque ottimista, perche' gli italiani per fortuna queste cose le sanno bene. Tutti i romeni onesti sono i benvenuti e rappresentano una opportunita' di crescita per la nostra societa.EVVAI, IL KOMPAGNO FINI E' DIVENTATO ANCHE UN ROM!
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Il 95% è fatto di persone perbene... allora i conti non tornano. Quindi i rom e i rumeni che stanno in carcere in italia, non esistono?
Elly, ma sei una faSSistona!? :D
Hm, SE esistesse un partito faSSista, si. Ma il partito faSSista non c'è e quindi ti dico che sono di estrema desssstra. ;)
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