TORINO 30/04/2009 - Sei moschee su dieci, in Italia, sarebbero controllate direttamente o indirettamente dal fondamentalismo islamico. È la tesi di Alexandre Del Valle, saggista francese, ricercatore presso l’Università di Parigi e profondo conoscitore del mondo arabo. «Più del 50 per cento, forse il 60 delle moschee italiane è gestito da imam fanatici, legati all’Ucoii e ai Fratelli Musulmani» spiega lo studioso, intervenuto all’hotel Santo Stefano per la tre giorni di lavoro del gruppo europarlamentare Uen (di cui fanno parte An, Lega e La Destra). Non solo continua Del Valle, bisognerebbe diffidare anche di iniziative finanziate da stati islamici moderati, «ad esempio, anche dallo stesso Marocco». Benzina sul fuoco per Torino, dove da giorni si discute della nascita di una nuova grande moschea, finanziata proprio da Rabat, sotto la guida dell’imam Abdelaziz Khounati. L’edificio dovrebbe sorgere in via Urbino, nei pressi di corso Principe Oddone. Con il beneplacito - ma non il sostegno economico, avevano precisato i vari assessori - delle amministrazioni locali e le polemiche di una parte del Pdl e della Lega. Carroccio che, ovviamente, ha accolto il parere dello studioso francese (fondatore oltralpe del movimento “Destra libera”) con estrema soddisfazione. «Gli esperti di livello internazionale ci confermano nei nostri sospetti in ordine al ruolo delle moschee finanziate lautamente da paesi musulmani - attacca l’europarlamentare Mario Borghezio -, in cui si predica un islam fondamentalista, solo in arabo da parte di imam non formati qui in Italia». Il secondo allarme lanciato da Del Valle -l’incontro, moderato dall’europarlamentare Antonio Mussa, si intitolava “L’Europa e il terrorismo islamico” - riguarda le macellerie “halal”, ovvero i negozi dove si vende carne macellata secondo il rituale islamico. Se infatti le moschee sono frequentate abitualmente appena dal 5% dei musulmani immigrati, l’uso di carne “halal” è molto più diffuso. «Dietro una parte di queste macellerie si nascondono reti di finanziamento per organizzazioni estremiste - continua Del Valle -. E chi acquista il cibo non sa neppure di sovvenzionare certe organizzazioni». Dietro le insegne degli alimentari si insinuerebbero Al Qaeda o Hamas dunque? Una cosa sembra certa, conclude lo studioso «se in Europa non ci sono attentati non è perché tutti gli estremisti siano stati arrestati, ma perché nei nostri paesi è più facile per un integralista nascondersi».
Andrea Gatta
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