mercoledì 1 settembre 2010

Immigrazione, statistiche


MILANO - Crescono gli stranieri, diminuiscono i milanesi. A scattare la fotografia della popolazione meneghina è l'Ufficio statistica del Comune, che registra che gli immigrati all'ombra della Madonnina raggiungono quota 208 mila, sfiorando il 16% dei residenti, mentre gli italiani calano di 2mila unità. Sono quasi 9mila i nuovi stranieri entrati in città nel 2010. Le etnie più rappresentate sono quelle degli asiatici (74mila) e degli africani (46mila), mentre rallenta la crescita dei romeni e si registra un boom di ucraini. Al 31 luglio 2010, la città conferma il trend già registrato nei mesi passati: la crescita è dovuta solo agli stranieri. La popolazione italiana infatti è passata da 1.107.189 a 1.105.310 individui. Contemporaneamente quella straniera, rappresentata da ben 155 Paesi diversi, è passata da 199.372 a 208.021. Una cifra che rappresenta ormai quasi il 16% dei residenti (1.313.000) a fronte di una media nazionale che è intorno al 6,5%. Tra le prime dieci nazionalità, dominano i filippini (32 mila), seguiti da egiziani (27 mila) e cinesi (18 mila). Rallenta la crescita dei romeni dopo il boom degli scorsi anni (+17% nel 2009 rispetto al 2008) con un +5% nei primi sette mesi dell'anno. Numeri in linea con gli aumenti di peruviani e cinesi. Crescita doppia, invece, per gli ucraini (+10%).

«TRENT'ANNI FA, SVIZZERI E TEDESCHI». «Trent'anni fa - scrive in una nota il vice sindaco e assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Riccardo De Corato - gli immigrati erano 21 mila, uno su cento: oggi sono 1 su 6. Ma più realisticamente 1 su 5, considerato che a Milano sono stimati 50 mila clandestini. E la città ha una veste prevalentemente asiatica e africana, con gli europei (45 mila) e gli americani (42 mila) in inferiorità numerica». Si tratta di un mutamento epocale «se si pensa che solo nel 1979 erano gli svizzeri gli stranieri più rappresentati (1.673), seguiti da tedeschi (1.274) e britannici (788). Con un popolazione complessiva che era di 1.677. 000 abitanti. Ovvero 300 mila residenti più di oggi». Numeri, quelli attuali, che secondo il vicesindaco rendono necessario «insistere sul rispetto delle leggi italiane e sui valori fondanti dell'Occidente come precondizioni all'integrazione. E sul massimo rigore per chi vive clandestinamente, per chi attua comportamenti che sono una minaccia alla sicurezza pubblica e dello Stato o lesivi della dignità della donna». «L'accoglienza indistinta per tutti è una chimera. Chi sceglie le strade della violenza e i canali dell'illegalità non ne ha diritto».

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