sabato 11 settembre 2010
Corano, roghi e vendette
Il pastore incendiario appicca il fuoco alla polveriera islamica di Fausto Biloslavo
Dopo aver cambiato idea tre volte nelle ultime 48 ore Jones, pastore americano di una minuscola chiesa pentecostale della Florida, ha lanciato un ultimatum. «Voglio una risposta entro due ore su un incontro con l'imam di New York» ha tuonato, per fermare la costruzione della moschea vicino a Ground Zero. La risposta non è arrivata, ma il rogo delle 200 copie del libro sacro dei musulmani dovrebbe essere comunque scongiurato. Ieri mattina il pastore evangelico sembrava aver deciso di non appiccare il rogo «almeno per ora». La decisione era legata alla mediazione dell'imam Mohammed Musri, presidente della società islamica della Florida centrale, che negli ultimi giorni aveva fatto visita alla parrocchia di Jones. Musri è un tipo strano, che tempo addietro era stato beccato da una telecamera nascosta mentre raccoglieva fondi per Hamas. Il reverendo Stranamore aveva fatto capire, con soddisfazione, che in cambio del mancato rogo del Corano la moschea a New York non sarebbe stata costruita. L'imam Feisal Abdul Rauf, fautore del progetto, lo ha subito smentito. Allora Jones ha minacciato di fare marcia indietro. Rauf è considerato un moderato, a tal punto da essere finanziato dal Dipartimento di stato Usa nei suoi viaggi in Medio Oriente per spiegare che l'America non odia l’islam. Sembrava che le acque si fossero definitivamente calmate grazie ad un incontro con l'imam a New York per l'11 settembre, ma qualcosa è andato storto ed il pastore estremista ha lanciato l'ultimatum. Poi il nuovo dietro front. Non solo: oggi a New York sbarca Geert Wilders, il leader olandese anti islamico, per parlare contro la discussa moschea.
Jones scherza con il fuoco, ma il mondo islamico si è infiammato per davvero. In Pakistan sono state bruciate bandiere americane in diverse città. Mahmoud Ahmadinejad, il presidente iraniano, ha infiammato gli animi sostenendo che «si tratta di un complotto sionista» e stranamente in serata ha annullato la decisione che in mattinata sembrava ufficiale di liberare l’americana Sarah Shourd, arrestata insieme ad altri due cittadini statunitensi nel luglio del 2009 per ingresso illegale nel Paese. In Belgio un'organizzazione estremista islamica ha proposto di bruciare una bandiera a stelle e strisce «nel vostro giardino, in un parco o davanti all'ambasciata americana a Bruxelles», proprio l'11 settembre. In Afghanistan le manifestazioni sono degenerate. Nel nord del Paese 10mila persone hanno assediato una base tedesca della Nato. I militari hanno sparato uccidendo un manifestante. Anche a Kabul la gente è scesa in piazza. Tutte e quattro le province occidentali, sotto comando italiano, sono state interessate dalle proteste. Duemila islamici hanno marciato verso gli uffici governativi di Farah.
L'episodio più grave è avvenuto in Europa, anche se non c'è alcuna certezza che fosse collegato alla provocazione di Jones. Un minorenne, probabilmente arrivato dal Lussemburgo, avrebbe voluto farsi saltare in aria, ma ha fatto cilecca. Alle 13.29 di ieri era chiuso nella toilette di un hotel nel centro di Copenaghen, la capitale danese, dove sono state pubblicate le famose vignette di Maometto. L'albergo si affaccia su piazza Israele e ad un passo c’è un'affollata stazione di autobus. Si è sentito uno scoppio e il giovane è scappato dall'albergo insanguinato. La polizia lo ha individuato e circondato in un parco circostante. Più tardi gli artificieri hanno fatto saltare dell'esplosivo, probabilmente la cintura kamikaze che si era portato dietro. Ieri il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva ribadito che gli Usa «non sono in guerra con l'islam, ma con i terroristi di Al Qaida».
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