domenica 12 settembre 2010

Religione di pace


Un nuovo caso di persecuzione religiosa si è concluso in tragedia in Pakistan, dove l’autista cristiano di una ricca famiglia di Rawalpindi, che venerdì è stato arso vivo da estremisti musulmani per essersi rifiutato di convertirsi all’Islam, è morto fra strazianti sofferenze per le ustioni riportate sull’80% del corpo. Dopo l’attacco da parte di un gruppo di estremisti islamici, Arshad Masih, 38 anni, era stato ricoverato all’ospedale Sacra Famiglia della città, ma i medici avevano comunicato alla famiglia che le sue condizioni erano davvero disperate. Tragedia nella tragedia, la moglie Martha, che lavorava come domestica nella stessa famiglia, ha rivelato di essere stata stuprata da alcuni poliziotti della caserma dove era andata per denunciare il caso. Una violenza, ha assicurato, avvenuta davanti a tre suoi figli di età fra 7 e 12 anni. Immediata la condanna del presidente della Conferenza episcopale pakistana, mons.

Lawrence Saldanha, che ha chiesto al governo «giustizia e legalità affinchè simili atti non restino impuniti». Per l’alto prelato, inoltre, media pakistani e comunità internazionale «devono fare di più per creare coscienza sulla situazione di sofferenza ed insicurezza di cristiani e minoranze religiose in Pakistan». La vicenda - che ha riportato alla mente l’assalto realizzato lo scorso anno da 3.000 musulmani al quartiere cristiano di Gojra, città a sud di Lahore, dove otto membri della minoranza cristiana sono stati selvaggiamente bruciati - è stato stigmatizzato oggi dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. «Ancora sangue cristiano innocente», ha commentato, per «una storia di altri tempi, un vero e proprio martirio, quello di chi rinuncia alla propria vita pur di non rinunciare alla propria religione». «L’Italia - ha assicurato il titolare della Farnesina - che aiuta il Pakistan nella lotta al terrorismo internazionale non mancherà di far sentire la propria voce».

Le autorità del Punjab, dove è avvenuta l’uccisione di Masih, non hanno mostrato alcun entusiasmo nella caccia ai responsabili dell’atto, ed anzi il governo locale ha proibito ieri le manifestazioni di protesta organizzate da gruppi cristiani, come la Christian Advocacy, motivando la scelta con l’esistenza di non meglio precisate «minacce terroristiche». Gran parte della discriminazione religiosa in Pakistan è legata alla forza dei settori più conservatori dell’Islam, come i talebani, e alla vigenza di una Legge contro la blasfemia che viene presa a pretesto per le persecuzioni contro le minoranze religiose, e che è responsabile di centinaia di folli omicidi. Per cercare di tenere a bada questo pericoloso fenomeno, il presidente pakistano Asif Ali Zardari, che nell’ottobre scorso è venuto fino in Vaticano per un colloquio con papa Benedetto XVI proprio sul dialogo interconfessionale, ha inaugurato il 17 marzo una linea telefonica dedicata a servizio delle minoranze religiose, di cui è responsabile il ministro pakistano del settore, Shahbaz Bhatti.

2 commenti:

Massimo ha detto...

Naturalmente tutti quelli che si stracciavano le vesti perchè il Reverendo Jones voleva bruciare simbolicamente una copia del corano, adesso staranno zitti ...

Elly ha detto...

Ovviamente Massimo. Sai com'è? Chi tocca l'islam muore.