lunedì 13 settembre 2010

Nomadi


Dopo l’espulsione dalla Francia le carovane dei rom avevano pensato di dirigersi verso l’Italia. Qualche avanguardia era già arrivata, poi hanno sentito puzza di decreto e hanno fatto dietrofront. Pare che stiano arrivando misure di allontanamento forzoso vero e proprio anche per i cittadini comunitari sgraditi. Anche i nomadi s’informano e sanno che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha allo studio un foglio di via europeo. Allora si cambia rotta. Destinazione Spagna, considerata un vero e proprio colabrodo. Del resto, dopo la Romania, che ne ospita un milione e 900mila, e la Bulgaria, a quota 750mila, la terza Patria europea per numero di rom è proprio il Paese iberico governato da José Luis Rodríguez Zapatero, con 700mila. Poi vengono, secondo le stime, l’Ungheria (600mila). Serbia e Slovacchia (mezzo milione ciascuna), Francia (310mila), Repubblica Ceca (275mila), Macedonia (185mila), Grecia (175mila) e Italia (130mila). La Germania segue con 120mila, il Regno Unito con 100mila e gli altri chiudono la classifica con poche decine di migliaia. A Madrid non sembrano tanto preoccupati.

Pare che il flusso proveniente dai Pirenei riguardi soprattutto, per questioni di vicinanza geografica, la Catalogna, non la Castiglia. In una delle città più antiche, Badalona, ormai, i “gitanos” dettano legge. Quando gli esponenti del Partido Popular catalano si azzardano a dire che l’arrivo dei rom ha coinciso con un aumento del livello di criminalità, si beccano una denuncia per incitazione alla xenofobia. Al sindacato di polizia Sap-Ugt non resta che attaccare le leggi permissive sull’immigrazione varate da Zapatero, indicandole come la causa dell’arrivo in massa dei “cittadini comunitari” di origine zingara. Non potranno certo contare sull’aiuto del Parlamento europeo, che la settimana scorsa ha condannato quelle che considera deportazioni, ma non si è preoccupato della sicurezza dei luoghi di arrivo e dei diritti delle società di approdo.

Resta la Commissione europea. Proclama che continuerà a vigilare perché le misure prese dagli Stati membri sui Rom rispettino le norme Ue sulla libera circolazione, la non discriminazione e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione. Poi riempie le minoranze di soldi, ma evidentemente li spende male. Così ha dovuto creare una task force sui Rom per valutare l’utilizzo dei fondi comunitari dei diversi Stati membri per l’integrazione di questa etnia e mettere a fuoco anche i metodi per migliorare l’efficacia dei finanziamenti. Oltre alla creazione di una Task force, l’esecutivo Ue ha chiesto alla presidenza belga dell’Ue di organizzare, appena possibile, un incontro tra i ministri Ue interessati per mettere a fuoco l’utilizzo migliore dei fondi nazionali e di quelli europei per favorire l’integra - zione sociale ed economica dei Rom. All’ordine del giorno, che il ministro Maroni ha annunciato nei giorni scorsi di voler integrare con una modifica della direttiva europea sulla libera circolazione, dovranno comparire le priorità messe nero su bianco in una road map adottata nel giugno scorso sull’inclusione dei Rom e il dialogo con questa comunità. La riunione del Consiglio dovrà essere seguita, spiega la Commissione, da altri incontri annuali, sempre a livello ministeriale, e lo stesso esecutivo europeo organizzerà riunioni di funzionari ed esperti per valutare i progressi fatti sul piano dell’integrazione dei Rom negli Stati membri. Nonostante tutti i nobili e lodevoli sforzi, il risultato è già pronosticabile.

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