mercoledì 29 settembre 2010
Olanda
BRUXELLES — È la prima volta che accade dal lontano 1939, anno di inizio della seconda guerra mondiale, e per qualcuno questa coincidenza ha qualcosa di sinistro: dopo 111 giorni di trattative e 71 anni di solide maggioranze politiche, l’Olanda ha da oggi un governo di minoranza, minoranza di centro-destra, con l’appoggio esterno determinante di Geert Wilders e del suo partito anti-Islam. L’accordo finale è stato raggiunto ieri sera, in un clima di confusione generale. E attraverso tre passaggi successivi: primo, accordo bipartitico fra i cristiano-democratici di Maxime Verhagen (Cda) e i conservatori di Mark Rutte (Vvd); secondo, formazione del governo di minoranza (che si chiamerà appunto Verhagen-Rutte); terzo, accordi separati fra ciascuno dei due partiti e i populisti del Partito della Libertà (Pvv) guidato appunto da Geert Wilders; con preventiva contrattazione dei temi su cui Wilders dovrebbe accordare di volta in volta il voto di fiducia, facendo così da «stampella» (e probabilmente non a titolo di beneficenza). Quasi un miracolo funambolico all’italiana. E una cornice pragmatica, cioè depurata da troppe questioni di principio, tant’è vero che il cristiano-democratico Verhagen si ritrova già segnato a dito dal segretario generale del Consiglio delle chiese olandesi: «Questa è una operazione di prostituzione politica, un governo di destra penserà solo a far soldi infischiandosene dei valori umani, e chi gli dà il suo appoggio si prostituisce». Fra i cristiano-democratici, molti non nascondono la paura della convivenza con un personaggio poco controllabile come Wilders: sabato si riuniranno a congresso, non si esclude una spaccatura fra loro. Quanto allo stesso Wilders, alza di continuo la posta, ed è ben conscio di quel che ha ottenuto: «È un momento storico — ha dichiarato ieri — chi l’avrebbe detto, solo due anni fa, che un giorno avremmo avuto tanta influenza sul governo…». Fra pochi giorni, ad Amsterdam, l’uomo sarà processato per incitamento all’odio razziale («ci saremo anche noi, per solidarietà», annunciano gruppi di ultras del calcio da tutta l’Europa) e nell’attesa si prepara a tenere un comizio anti-Islam a Berlino. «Questo nuovo governo è il peggiore che potesse uscire da mesi di trattative», tuona il leader laburista Job Cohen. Ma egli stesso, alle elezioni di giugno, era stato umiliato (30 seggi contro i 31 di Rutte e i 23 di Wilders). Fin dal primo momento, era stato chiaro che senza Wilders non si sarebbe andati da nessuna parte. E chiaro, o quasi, è adesso ciò che Wilders chiederà, in cambio della sua «stampella» politica: nuove leggi anti-Islam, blocco delle immigrazione musulmana in tutto l’Occidente (su questo tema ha già lanciato un’alleanza internazionale in 5 Paesi), ed espulsione degli immigrati Rom.
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