venerdì 24 settembre 2010
Bibbia e corano
La violenza politica nella Bibbia e nel Corano di Bill Warner, Direttore del Centro per lo studio dell’Islam politico.
Uno degli argomenti piú frequentemente avanzati a difesa dell’Islam è che la Bibbia è violenta tanto quanto lo è il Corano. La logica funziona così: visto che il Corano non è piú violento della Bibbia, allora perché dovremmo preoccuparci dell’Islam? Quest’argomento suggerisce che l’Islam è uguale al cristianesimo e al giudaismo. Questo è falso, ma l’analogia è molto diffusa giacché consente a chiunque ignori tutto della vera dottrina dell’Islam di poterne parlare: “Vedete, l’Islam è come il Cristianesimo, i Cristiani sono violenti così come lo sono i Mussulmani”. Se questo è vero, allora, non c’è bisogno di imparare nulla della vera e propria dottrina islamica. Tuttavia, questo non è un argomento teologico. E’ un argomento politico. Non si tratta di sapere ciò che succede in un luogo di culto, ma ciò che succede sul mercato della libera espressione delle idee.
Ora, si può dire che la dottrina dell’Islam è piú violenta di quella del C orano? C’è un solo modo per provare o invalidare il paragone, quello di misurare le differenze in materia di violenza, espresse nel Corano e nella Bibbia. Innanzitutto bisogna definire la violenza. Per chi si trovi al di fuori dell’Islam, del Cristianesimo o del Giudaismo l’unica violenza che importi è quella esercitata verso “l’altro”, ossia la violenza politica. Caino che uccide Abele non costituisce violenza politica. Non è violenza politica ammazzare l’agnello per mangiarlo, oppure sacrificare un animale. Da notare che, indipendentemente dal fatto che un vegetariano o un membro dei PETA, consideri tutte e due le cose azioni violente, nessuna delle due costituisce violenza contro i vegetariani o i membri del PETA stessi. [People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) è un’organizzazione non-profit a sostegno dei diritti degli animali.]. Poi, bisogna paragonare le dottrine sia sul piano quantitativo sia su quello qualitativo. La violenza politica nel Corano si chiama “combattere nel nome di Allah” o “Jihad”.
Non dobbiamo misurare la Jihad solo nel Corano. L’Islam ha tre testi sacri: il Corano, la Sira e i Hadith, ovvero la Trilogia islamica. La Sira è la biografia di Maometto, i Hadith sono le sue tradizioni – ciò che ha fatto e ciò che ha detto. La Sira e i Hadith costituiscono la Sunna, il modello perfetto del comportamento islamico. Il Corano è il piú piccolo dei tre libri. Costituisce solo il 16% del testo totale della Trilogia [1]. Questo significa che la Sunna costituisce l’altro 84% dei testi sacri dell’Islam. Questa semplice statistica ha vaste implicazioni. La maggior parte della dottrina islamica concerne Maometto, non Allah. Il Corano dice 91 diverse volte che Maometto è il perfetto modello di vita. E’molto più importante conoscere Maometto che non il Corano. Questa è una buona notizia: è facile capire la biografia di un uomo. Per conoscere l’Islam, conosci Maometto. La Jihad a sua volta, figura in larga misura in tutti e tre i testi. Ecco il grafico che illustra i risultati. E’molto significativo che la Sira dedichi 67% del suo testo alla Jihad. Negli ultimi nove anni della sua vita, Maometto ha conosciuto un episodio di violenza in media ogni sei settimane. E’ la Jihad che ha sancito il successo di Maometto. Ecco il grafico della crescita dell’Islam.
Fondamentalmente, quando Maometto predicava una religione, l’Islam cresceva al ritmo di 10 nuovi mussulmani all’anno. Ma quando cominciò la Jihad, l’Islam aumentò in media di diecimila nuovi adepti all’anno. Tutti i dettagli su come intraprendere la Jihad sono registrati nei minimi particolari. Il Corano offre una grande visione della Jihad – la conquista del mondo attraverso il processo politico. La Sira ne è il manuale di strategia e i Hadith quello della tattica. Ora, passiamo alla Bibbia ebraica. Se contiamo tutta la violenza politica ivi contenuta, ci accorgiamo che 5,6% del suo testo le è dedicato, mentre nel Nuovo Testamento non c’è esortazione alla violenza politica. Se contiamo la quantità di parole dedicate alla violenza politica, ne abbiamo 327 547 nella Trilogia[2] e 34 039 nella Bibbia ebraica[3]. La Trilogia conta 9,6 volte piú espressioni di violenza politica rispetto alla Bibbia ebraica.
Il vero problema va al di là della misura quantitativa (dieci volte piú violenza); esiste anche la misura qualitativa. La violenza politica nel Corano è eterna e universale. La violenza politica nella Bibbia attiene a un particolare luogo e determinato momento storico. Qui sta l’enorme differenza tra l’Islam e le altre ideologie. La violenza rimane una minaccia costante per tutte le culture non islamiche, ora e nel futuro. L’Islam non è in alcuna maniera pratica, analogo al cristianesimo, né al giudaismo. A parte la dottrina del dio unico, l’Islam è unico fino a se stesso. Si può misurare la differenza nell’espressione della violenza tra i testi giudeo-cristiani e quelli dell’islam, nell’uso che si fa della paura della violenza contro artisti, critici e intellettuali. Quale artista, critico o intellettuale prova un briciolo di paura se deve condannare qualunque cosa di cristiano o ebraico? Di contro, guardate gli esempi di minacce politiche violente e/o assassini contro Salman Rushdie, Theo van Gogh, Pim Fortune, Kurt Westergaard (il Danese delle vignette con Maometto), e molti altri. Quale artista, critico o intellettuale non sente un po’ di paura a proposito di Islam quando si tratta di libera espressione? La differenza politica tra le risposte alle due diverse dottrine è enorme. I frutti politici dei due alberi sono diversi come il giorno e la notte. E’ora che i cosiddetti intellettuali tornino all’essenziale, giudicando l’Islam in base alla sua dottrina reale, e non facendo analogie che non si reggono in piedi e che non sono altro che affermazioni puerili. Il ragionamento fondato sui fatti dovrebbe sostituire le illusioni del politicamente corretto e del multiculturalismo.
Ma Obama ha mai letto il Corano? di Piera Prister
E’ una domanda legittima dato che per il presidente americano i testi della Bibbia e del Vangelo sarebbero passatisti e quindi criticabili, ma non il Corano. Dai banchi di scuola abbiamo imparato che, quando si fa un’esegesi critica di un testo antico, prima bisogna leggerselo attentamente in un inquadramento sincronico -nel tempo - in cui tale testo e’ stato scritto; poi si procede ad un’indagine diacronica - attraverso il tempo - per interpretarlo alla luce della ragione critica e della ragione pratica. Poi si possono aggiungere postille, commenti ed emendamenti. Quando Barack Obama cita il Corano nelle sue allocuzioni, lo definisce come un libro sacro. Il giorno 4 giugno 2009 nel suo discorso al mondo musulmano in Egitto, a Il Cairo, dopo i dovuti samalelecchi in lingua araba, Obama ha detto testualmente: “The Holy Qur’an tells us....the Holy Qur’n teaches... the The Holy Qur’an says... (Il Sacro Corano ci dice, ci insegna etc). Il presidente americano l’ha anche menzionato recentemente in occasione del Ramadan. Naturalmente sceglie dei passi improntati alla pace e alla verita’: “ Be conscious of God and speak always the truth” (sura 9:119). - Sii sempre in timore di Dio e di’ sempre la verita’” - Lo elogia e lo eufemizza sempre, non - una pecca, mai una critica - magari dovuta alla sua vetusta’ e alla sua osbolescenza attraverso il tempo.
Leggiamolo e rileggiamolo il libro, e’ pieno zeppo di intolleranza e di odio soprattutto quando comanda ai fedeli, contro gli infedeli, il taglio della testa e lo smembramento dei corpi (sura 47:10) o il trangugiamento di acqua bollente (sura 6:69-70) o quando vi si legge che gli ebrei devono credere nelle rivelazioni di Maometto o Allah trasfigurera’ le loro facce e li trasformera’ in scimmie (sura 2:65). Ed ancora altre odiosita’... Se poi ci si sofferma solo ad una lettura affrettata - che in verita’ predispone bene il lettore, ogni sura e’ preceduta dalla lode: “In the Name of God, the Compassionate, the Merciful” - in nome di Dio, il compassionevole, il pietoso che e’ ripetuta per ben 114 volte, quante sono le sure.
Barack Obama e’ il presidente degli Stati Uniti d’America che e’ un paese a maggioranza cristiano, dove i cristiani si rifanno alla tradizione giudeo-cristiana, anche se lui s’e’ affrettato a dire che non e’ piu’ cristiano - il che e’ una grande menzogna, una bugia dalle gambe corte, basta guardarsi attorno nel paesaggio per vedere in prevalenza guglie, campanili e croci - oltre ovviamente ad altri luoghi di culto. Proprio in virtu’ della separazione dello Stato dalla Chiesa e dello Stato dalla Moschea, ci aspetteremmo da un presidente, qualsivoglia sia la sua religione, un maggiore ed equo rispetto del pluralismo religioso degli Americani. Se e’ poi cosi’ rispettoso dell’Islam - tanto da sostenere che a Ground Zero bisognerebbe far largo ad una mega moschea proprio da costruirsi sul crinale del cratere, causato da un attentato terroristico islamista, in cui sono state fatte sprofondare le due Torri Gemelle insieme a tremila persone - senza chiedersi nulla sull’identita’ dell’imam che la promuove e senza chiedersi nulla sulla provenienza dei suoi finanziamenti, allora il presidente non e’ un uomo di pace ma e’ un uomo che semina zizzania. E’ in tutta verita’ un uomo di parte, per nulla rispettoso della storia e dell’identita’ di questo paese. E’ un abile manipolatore che e’ stato eletto anche grazie anche ad ingenti finanziamenti di provenienza oscura che lo portarono in campagna elettorale a rinunciare “magnanimamente” alle quote del finanziamento pubblico dei partiti su cui l’opposizione non ha colpevolmente indagato, come avrebbe dovuto.
Quando il presidente Obama cita “the Holy Qur’n”, esprime una connessione profonda tra quel libro e l’aggettivo che ne definisce la sacerta’, che e’ una stonatura sulla bocca di un uomo che si definisce cristiano o forse laico e che non fa altrettanto ne’ con il Vangelo ne’ con la Bibbia verso cui riserva invece critiche. In tutta coscienza - se in questo mondo distorto e fallace e’ ancora valida la ragionevolezza - un presidente non si puo’ permettere di definire in modo enfatico “sacro” un libro che contiene pagine che incitano tuttora alla violenza come avveniva nel VII sec. dell’era volgare senza inquadrarlo nella categoria del tempo. Ha il dovere di leggersi quel libro e di filtrarne i comandamenti al lume della Ragione, come abbiamo fatto noi per poterlo capire. Ma il presidente Obama non lo fara’ mai, perche’ sembra volersi ingraziare quei regimi dove i signori del petrolio sgovernano grandi masse di gente affamata e analfabeta servendosi di questo libro per poterli controllare meglio, soggiogarli e aizzarli contro l’Occidente che per loro sarebbe la personificazione di Satana.
Paradossalmente non e’ il Corano pericoloso, perche’ e’ solo un libro, un libro che non e’ passato attraverso il Rinascimento e la Riforma protestante, un libro che e’ stato santificato e che purtroppo dopo i primi pochi secoli di dibattiti, e’ stato sottratto a commenti ed interpretazioni- per diventare eterno, non creato, divino ed immutabile. Ma pericolosi sono sicuramente gli imam che, secondo l’FBI predicherebbero odio nel 10% delle moschee qui negli Stati Uniti. E pericoloso e’ sicuramente il presidente Barack Obama nella sua ambiguita’ come anche lo sono tutti i predicatori d’odio che interpretano quel libro a loro uso e consumo, sia per fanatismo e sia per soddisfare la loro sete di dominio e di potere. Tanto piu’ che la maggior parte della massa a cui e’ rivolto, e’ una massa di un miliardo e mezzo di persone che per lo piu’non sanno ne’ leggere, ne’ scrivere, un miliardo e mezzo di persone a cui si comanda di odiare e di uccidere gli infedeli - “After a lively debate in the first centuries of Islam, the doctrine was adopted that the Qur’an itself is uncreated and eternal, divine and immutable.” (Bernard Lewis “The Crisis of Islam” Random House Trade Paperback p. 8).
Obama cita il “Sacro Corano” e non si chiede del perche’ nel mondo musulmano i precetti del profeta siano presi ad litteram anche se i tempi della loro formulazione siano passati da un millennio e mezzo. Erano quelli, tempi di grande bellicosita’ e di conquiste, era un mondo arcaico, ma il mondo nel frattempo e’ cambiato e si e’ evoluto fino alla realta’ di oggi. E’ chiaro che c’e’ dietro una potente ideologia politica di intimidazione, di morte e di conquista tanto piu’ che tutti i paesi musulmani sono correntemente dei regimi dispotici, delle teocrazie in cui lo Stato si identifica con la Moschea, mentre le democrazie sono basate sul principio di libera Chiesa in Libero Stato, garante del principio del pluralismo religioso e della liberta’ religiosa. Il presidente Obama appare un uomo di parte quando spavaldamente ricorre allo stratagemma del “due pesi e due misure” nel discorso del 28 giugno 2006, “Sermon on the Mount”- dal Vangelo secondo Matteo - riportato su YouTube, quando lui era senatore dell’Illinois, in cui sfodera tutta la sua avversione alla Bibbia (Levitico e Deuteronomio) e al Vangelo (Il Sermone della Montagna): con un fare tra l’arrogante e il beffardo ridicolizza i due testi religiosi sui temi della “schiavitu’”, della “lapidazione” e del “porgere l’altra guancia”. Ma non rivolge mai una critica al “Sacro Corano”, mentre nel mondo si compiono innumerevoli attentati terroristici in nome dell’Islam, tanti che settecento pagine non possono contenerne il numero, stragi su stragi, un mare di sangue su cui il presidente americano tace, riservando tutto il suo sfrontato sarcasmo contro le altre due religioni.
E’ chiaro che l’Islam e’ piu’ un’ideologia politica che una religione, e’ un’ideologia che esalta il suicidio diretto ad uccidere e a fare il maggior numero di vittime tra gli infedeli ma anche tra gli stessi islamici. Mentre il Corano proibisce tassativamente il suicidio pena la dannazione di suicidarsi in eterno, nell’Inferno. (Sura 4:33 Suicide Forbidden).
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