martedì 21 settembre 2010

Le deportazioni inesistenti


Strasburgo - Prosegue il braccio di ferro, a distanza, tra Unione europea e la Francia. "La settimana scorsa non ho mai parlato di alcun gruppo etnico o religioso. Ma ho detto che abbiamo costruito l’Europa su certi valori, per evitare che non fossero mai più deportate famiglie intere per colpire un individuo la cui attività non piaceva ad un governo". Lo ha detto Viviane Reding in una conferenza stampa tenuta all’europarlamento a Strasburgo.

Valori da rispettare. La Reding ha poi ricordato che "nella Carta dei Diritti Fondamentali ci sono due articoli: uno in cui si vietano le deportazioni di massa, l’altro che dice che non ci possono essere discriminazioni razziali". La commissaria europea ha quindi osservato: "La Ue si basa su certi valori. Siamo 500 milioni in Europa e abbiamo tutti gli stessi valori. La Commissione deve farli rispettare. Io ho parlato e parlerò sempre quando questi valori non sono rispettati".

Scusarmi? Perché dovrei. La Reding ha negato di aver mai chiesto scusa per le affermazioni fatte martedì scorso annunciando la procedura d’infrazione contro la Francia. A chi gli chiedeva se lo avesse fatto, la vicepresidente della Commissione europea ha risposto in italiano: "No, perché avrei dovuto?. La settimana scorsa ho scritto, e non detto, che mi dispiaceva molto che le mie dichiarazioni fossero state distorte in modo tale che qualcuno potesse sentirsi offeso e distogliere così l’attenzione dal punto centrale del problema".

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