“Stiamo facendo le necessarie verifiche, abbiamo chiesto informazioni alladirezione dell’Azienda sanitaria che ci ha garantito risposte per la prossima settimana”. L’Assessore alle Pari Opportunita’ del Comune di Sassuolo Claudia Severi interviene in questo modo a seguito di diverse segnalzioni pervenutele questa mattina che denunciavano la presenza di una donna in Burqa all’Ospedale cittadino. “Siamo fiduciosi di ottenere risposte chiare dall’Azienda sanitaria – prosegue Claudia Severi – fermo restando il sacrosanto diritto di tutti nel godere delle prestazioni ospedaliere e sanitarie. Siamo certi, pero’, che anche all’Ospedale di Sassuolo avranno fatto i dovuti accertamenti per identificare chi si celava al di sotto di cio’ che lo stesso Re del Marocco ha definito “una prigione di tessuto, fisica e morale”. Gia’ a Luglio avevamo denunciato queste presenze nei pressi del condominio I Gerani e, contestualmente, avevamo manifestato l’intenzione di svolgere una ricerca approfondita sulla situazione del Burqa in citta’. Con i tempi tecnici necessari ad un’Istituzione pubblica ci stiamo attrezzando in questo senso ma – aggiunge l’assessore Severi – cio’ che più mi preme oggi e’ unirmi, a nome dell’Amministrazione di Sassuolo, al coro di richieste affinche la legge che vieta l’utilizzo del Burqa in territorio italiano, oggi in discussione nella commissione Parlamentare Affari Costituzionali, venga approvata al più presto. Non si tratta di razzismo o di paura del diverso, come forse qualcuno troppo frettolosamente potrebbe commentare, ma di presa di coscienza che questo indumento costituisce un disvalore, soprattutto per quanto riguarda i diritti fondamentali della donna. Dietro il burqa si cela troppo spesso il volto della segregazione, dell’emarginazione, e dell’esclusione dalla vita sociale del Paese. Non deve inoltre fare scadalizzare la rivendicazione del diritto di riconoscere chi si ha di fronte e il diritto delle donne a mostrarsi in pubblico. La Francia, che prima di noi ha vietato il Burqa – conclude l’assessore alle Pari Opportunita’ del comune di Sassuolo Claudia Severi – non e’ razzista, non lo e’ il Marocco il cui sovrano rifiuta uno strumento che incute timore agli altri e segregazione mascherata a chi lo indossa”.
domenica 17 gennaio 2010
Sassuolo
Segnalazioni di Burqa a Sassuolo: la nota dell’assessore Claudia Severi
“Stiamo facendo le necessarie verifiche, abbiamo chiesto informazioni alladirezione dell’Azienda sanitaria che ci ha garantito risposte per la prossima settimana”. L’Assessore alle Pari Opportunita’ del Comune di Sassuolo Claudia Severi interviene in questo modo a seguito di diverse segnalzioni pervenutele questa mattina che denunciavano la presenza di una donna in Burqa all’Ospedale cittadino. “Siamo fiduciosi di ottenere risposte chiare dall’Azienda sanitaria – prosegue Claudia Severi – fermo restando il sacrosanto diritto di tutti nel godere delle prestazioni ospedaliere e sanitarie. Siamo certi, pero’, che anche all’Ospedale di Sassuolo avranno fatto i dovuti accertamenti per identificare chi si celava al di sotto di cio’ che lo stesso Re del Marocco ha definito “una prigione di tessuto, fisica e morale”. Gia’ a Luglio avevamo denunciato queste presenze nei pressi del condominio I Gerani e, contestualmente, avevamo manifestato l’intenzione di svolgere una ricerca approfondita sulla situazione del Burqa in citta’. Con i tempi tecnici necessari ad un’Istituzione pubblica ci stiamo attrezzando in questo senso ma – aggiunge l’assessore Severi – cio’ che più mi preme oggi e’ unirmi, a nome dell’Amministrazione di Sassuolo, al coro di richieste affinche la legge che vieta l’utilizzo del Burqa in territorio italiano, oggi in discussione nella commissione Parlamentare Affari Costituzionali, venga approvata al più presto. Non si tratta di razzismo o di paura del diverso, come forse qualcuno troppo frettolosamente potrebbe commentare, ma di presa di coscienza che questo indumento costituisce un disvalore, soprattutto per quanto riguarda i diritti fondamentali della donna. Dietro il burqa si cela troppo spesso il volto della segregazione, dell’emarginazione, e dell’esclusione dalla vita sociale del Paese. Non deve inoltre fare scadalizzare la rivendicazione del diritto di riconoscere chi si ha di fronte e il diritto delle donne a mostrarsi in pubblico. La Francia, che prima di noi ha vietato il Burqa – conclude l’assessore alle Pari Opportunita’ del comune di Sassuolo Claudia Severi – non e’ razzista, non lo e’ il Marocco il cui sovrano rifiuta uno strumento che incute timore agli altri e segregazione mascherata a chi lo indossa”.
“Stiamo facendo le necessarie verifiche, abbiamo chiesto informazioni alladirezione dell’Azienda sanitaria che ci ha garantito risposte per la prossima settimana”. L’Assessore alle Pari Opportunita’ del Comune di Sassuolo Claudia Severi interviene in questo modo a seguito di diverse segnalzioni pervenutele questa mattina che denunciavano la presenza di una donna in Burqa all’Ospedale cittadino. “Siamo fiduciosi di ottenere risposte chiare dall’Azienda sanitaria – prosegue Claudia Severi – fermo restando il sacrosanto diritto di tutti nel godere delle prestazioni ospedaliere e sanitarie. Siamo certi, pero’, che anche all’Ospedale di Sassuolo avranno fatto i dovuti accertamenti per identificare chi si celava al di sotto di cio’ che lo stesso Re del Marocco ha definito “una prigione di tessuto, fisica e morale”. Gia’ a Luglio avevamo denunciato queste presenze nei pressi del condominio I Gerani e, contestualmente, avevamo manifestato l’intenzione di svolgere una ricerca approfondita sulla situazione del Burqa in citta’. Con i tempi tecnici necessari ad un’Istituzione pubblica ci stiamo attrezzando in questo senso ma – aggiunge l’assessore Severi – cio’ che più mi preme oggi e’ unirmi, a nome dell’Amministrazione di Sassuolo, al coro di richieste affinche la legge che vieta l’utilizzo del Burqa in territorio italiano, oggi in discussione nella commissione Parlamentare Affari Costituzionali, venga approvata al più presto. Non si tratta di razzismo o di paura del diverso, come forse qualcuno troppo frettolosamente potrebbe commentare, ma di presa di coscienza che questo indumento costituisce un disvalore, soprattutto per quanto riguarda i diritti fondamentali della donna. Dietro il burqa si cela troppo spesso il volto della segregazione, dell’emarginazione, e dell’esclusione dalla vita sociale del Paese. Non deve inoltre fare scadalizzare la rivendicazione del diritto di riconoscere chi si ha di fronte e il diritto delle donne a mostrarsi in pubblico. La Francia, che prima di noi ha vietato il Burqa – conclude l’assessore alle Pari Opportunita’ del comune di Sassuolo Claudia Severi – non e’ razzista, non lo e’ il Marocco il cui sovrano rifiuta uno strumento che incute timore agli altri e segregazione mascherata a chi lo indossa”.
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2 commenti:
ieri una panzona in Niqab si aggirava per l'Ipercoop di Ferrara, non mi sembra che sia stata fermata .
Sto notando un aumento preoccupante di gente che se ne va in giro con abiti non propriamente "occidentali:sbarcioclino in testa, sottanone e barbone per gli uomini, ed ora il niqab.
Povera la mia città
Artemisia
Dalle mie parti vedo in giro tante musulmane a passeggio con le loro belle carrozzine. E i mariti fermi a chiacchierare per ore ai lati della strada. Mi piacerebbe sapere quanti sussidi prendono. Io di sussidio non ne ho manco uno e sono ancora disoccupata. Mi dispero nel cercare un lavoro che non c'è. E loro sono tranquilli. Il problema non è solo il burqa o il nikab.
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