MILANO - Rosarno diventa un caso diplomatico. L'Egitto «condanna» infatti le violenze nel paesino calabrese e chiede al governo italiano di intervenire contro gli episodi di razzismo e discriminazione. Da parte sua il ministro Franco Frattini spiega che il governo italiano vuole solo che si rispettino le leggi, mentre il leader della Lega Umberto Bossi rimanda al mittente le accuse di razzismo del Cairo. «Il governo non può continuare ad agitare i problemi, come quello della clandestinità e dell'immigrazione, ma deve risolverli» tuona il leader del Pd Pier Luigi Bersani. Intanto, all'indomani del duro monito dell'Osservatore Romano, anche la Cei interviene sulla vicenda, rilanciando il tema assai spinoso della cittadinanza.
LA NOTA DEL CAIRO - Riferendosi agli scontri in Calabria, il ministero degli Esteri del Cairo ha denunciato «la campagna di aggressione» e «le violenze» subite dagli «immigrati e le minoranze arabe e musulmane in Italia» e chiedendo al governo italiano di «prendere le misure necessarie per la protezione delle minoranze e degli immigrati». Una dura protesta quella dell'Egitto, che nel comunicato diffuso dal ministero degli Esteri ha citato anche la crescita registrata negli ultimi tempi di episodi «razzisti» e la condizione di disagio degli immigrati in Italia a causa delle «condizioni di detenzione, della violazione dei loro diritti economici e sociali e della pratica delle espulsioni coatte». La questione, ha annunciato il Cairo, sarà sollevata dal ministro Aboul Gheit nell'incontro in programma il 16 gennaio con il titolare della Farnesina Franco Frattini.
LA REPLICA DI FRATTINI - La replica del ministro italiano non si è fatta attendere: «Sono pronto a parlare di qualsiasi cosa» con l'Egitto, ha detto Frattini, respingendo come «inaccettabile» qualunque forma di violenza simile a quella vista a Rosarno. A proposito di quella che il Cairo ha definito una campagna di odio e di discriminazione contro gli immigrati, il capo della Farnesina ha ricordato che «l'Egitto è un Paese amico» e ha anticipato che il 16 gennaio con il collega Aboul Gheit «spiegherà agli egiziani, che come comunità emigrata rispettano d'abitudine la legge, che anche in Italia vogliamo che le leggi siano rispettate». Frattini ha anche assicurato che sullo sfondo degli scontri a Rosarno non ci sono questioni di tipo religioso. «Si trattava di casi di violenza normale a cui le forze di polizia hanno dovuto reagire: violenze inaccettabili che non hanno niente a che fare con l'Egitto e con gli egiziani che, come comunità rispettano abitualmente le leggi italiane». «'Tutta l'Italia, credo tutta l'Europa, ha visto gente dare l'assalto alle case o sfondare e bruciare le macchine. Questo non c'entra assolutamente niente con motivazioni religiose: si tratta di una violenza inaccettabile che giustamente è stata respinta dalle forse di polizia», ha aggiunto.
L'AFFONDO DI BOSSI - Laconico il commento di Umberto Bossi sulla nota ufficiale dell'Egitto. «Guardate - ha detto il leader del Lega conversando con i cronisti in Transatlantico - come trattano i cristiani. Li fanno fuori tutti». «Tranquilli - ha concluso - non sono quelli i problemi». Al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi ha riunito i presidenti degli Enti previdenziali, Inps e Inail, i Direttori generali dei Servizi ispettivi e della Tutela delle condizioni di lavoro del ministero, il Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela del lavoro. Ministro e enti hanno deciso di intensificare una «specifica, coordinata e capillare attività di contrasto dei fenomeni di illegalità e di sfruttamento del lavoro irregolare in agricoltura», improntata al «criterio-guida» della tolleranza zero. Il comunicato del ministero non fa alcun riferimento esplicito agli scontri di Rosarno, ma è evidente che il tema affrontato - l'agricoltura a Sud - prende le mosse proprio dai recenti avvenimenti calabresi.
LA QUESTURA - Da parte sua la questura di Reggio Calabria ha fatto sapere che non ci sono egiziani nel gruppo di immigrati che si trovavano a Rosarno e che, dopo gli incidenti dei giorni scorsi, sono stati portati nei centri di accoglienza di Crotone e Bari. È stata confermata, invece, la presenza tra gli immigrati di persone di lingua araba e di religione musulmana.
LA CEI - I vescovi italiani nel frattempo invitano, attraverso monsignor Bruno Schettino, presidente della Fondazione Migrantes e responsabile Cei per l'Immigrazione a «ricreare un clima di maggiore e migliore accoglienza, superando la tentazione di xenofobia che produce paura, mortificazione dell'uomo, perdita di speranza». «Voglio ricordare - ha aggiunto Schettino - che la tendenza è quella dell'accoglienza dello ius soli (diritto acquisito da nascita su territorio) per una cittadinanza offerta con delle condizioni particolari. Noi non possiamo entrare nei fattori tecnici però è anche vero che il senso di profonda humanitas fa sì che noi desideriamo che si arrivi anche alla formulazione di un principio di cittadinanza che sia veramente favorevole. Con delle condizioni - ha specificato -: la conoscenza della lingua italiana, della Carta costituzionale, e la presenza sul territorio nazionale» condizioni per cui, ha concluso, «diventa anche più sicura e più certa la possibilità della cittadinanza».
RIPRESE LE DEMOLIZIONI - Dopo gli scontri dei giorni scorsi, Rosarno prova a tornare alla normalità. Polizia e carabinieri continuano a presidiare il paesino calabrese, ma è una presenza che ha finalità puramente preventive e non è legata a situazioni particolari. In mattinata sono ripresi i lavori di demolizione delle strutture di ricovero per immigrati dell'ex fabbrica Rognetta. Nella notte l'automobile di un immigrato è stata incendiata da persone non identificate. Il proprietario della vettura è un ghanese con regolare permesso di soggiorno che fa il bracciante agricolo e che vive nel centro del paese, insieme ad un'altra immigrata, in un'abitazione in affitto. Per spegnere l'incendio l'uomo è stato aiutato da alcuni vicini di casa, cittadini di Rosarno non immigrati. L'immigrato al quale è stata incendiata l'auto non è stato coinvolto nella rivolta scoppiata giovedì scorso né negli scontri con gli abitanti. Secondo i carabinieri, dunque, l'incendio della sua auto sarebbe legato ad un fatto occasionale non collegato agli incidenti dei giorni scorsi.
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