venerdì 15 gennaio 2010

Libertà islamiche

Freedom House: fra i circa 60 Paesi islamici del mondo, solo in uno c'è libertà

Cari amici, come sapete io sono un po' scettico sulla mania tutta americana di far classifiche su ogni cosa. Però qualche volta ve le racconto, quando vi trovo qualcosa di interessante. Per esempio tre giorni fa è uscita l'edizione 2010 di "Freedom in the world", uno studio che viene compiuto ogni anno da oltre sessant'anni da una fondazione americana, "Freedom house". I dati sono semplici, ma significativi. I paesi sono divisi in liberi, parzialmente liberi e non liberi, non per criteri ideologici, ma sulla base dei loro concreti meccanismi politici e sociali (l'esistenza di elezioni libere, la libertà di stampa e di associazione e così via). Freedom house giudica liberi 86 paesi al mondo (il 46% degli stati e della popolazione), parzialmente liberi 58 (30% ma il 20% della popolazione), non liberi 47 (24%, ma il 34% della popolazione). Tutto il Nordamerica è libero e anche la maggior parte dell'America Latina (con l'eccezione di Cuba, non libera, e di stati come Venezuela, Bolivia, Paraguay, Colombia, Nicaragua, parzialmente liberi). Sono liberi l'Australia, buona parte dei paesi del Pacifico, l'India, tutta l'Europa Occidentale (salvo la Bosnia, la Macedonia e l'Albania, parzialmente liberi), il Sudafrica. E allora dove si annida la mancanza di libertà? Ci sono tre grandi aree, in parte confinanti. Una è l'Africa Centrale, la zona dei conflitti e delle dittature tribali di cui il pubblico europeo non sa quasi nulla (Congo, Ciad, Angola, Camerun ecc. considerati non liberi e Nigeria, Niger, Tanzania, Kenia ecc. parzialmente liberi). La seconda è la grande area comunista ed ex (non liberi Cina, Russia, Bielorussia, Vietnam, Laos, i paesi dell'Asia centrale e del Caucaso con l'eccezione di Armenia e Georgia, parzialmente liberi). La terza area è quella che interessa di più a noi, la fascia che va dal Marocco all'Afganistan, passando per il Nordafrica, il Medio Oriente, i paesi del Golfo. Sono circa una trentina di paesi, che controllano risorse fondamentali come il petrolio e passaggi strategici fra Est e Ovest. Sapete quanti paesi liberi ci sono in questa immensa striscia, lunga forse 7000 km e larga 3000? Uno solo, piccolo piccolo, lungo 400 e largo 60. Se non l'avete ancora identificato, be' sì, è Israele. Parzialmente liberi sono giudicati, con parecchia generosità, il Marocco, il Kuwait, il Libano, la Turchia, il Pakistan. Tutti gli altri (Mauritania Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Sudan, Somalia, Arabia, Yemen, Siria, Iraq, Iran, gli emirati del Golfo, l'Afganistan ecc. ecc.) non sono liberi. Anche la Giordania, che negli anni scorsi aveva fatto capolino fra gli stati parzialmente liberi, quest'anno è stata bocciata. Come i territori del West Bank e di Gaza, sia quelli amministrati dai palestinesi, sia quelli amministrati da Israele. Vi meravigliate? Non credo. Ma il punto è che se aggiungiamo a questi paesi anche gli altri stati islamici lontani, quelli dell'Asia centrale, e quelli affacciati sul Pacifico, il risultato non cambia: un solo stato libero (Indonesia), alcuni parzialmente liberi (Malaysia, Bangla Desh) e una gran massa di paesi non liberi (Tajikistan, Kazakistan, Azeirbajan, ma anche maldive e Comore, Brunei e Turkmenistan ecc.). Su una sessantina di stati islamici, uno solo è libero e meno del 10% sono parzialmente liberi. Se guardate la mappa della libertà nel mondo (freedomhouse) potete avere l'impressione grafica dell'incompatibilità fra Islam e democrazia. Il problema è come trattare quel 24 per cento del mondo che non è libero e di solito crea problemi anche agli altri. Cercare di contenerli, sperando che cambino? Tentare di esportare la democrazia? Dialogare con essi, cercare di farseli amici, compiacerli, senza far caso al loro sistema politico o sperando che cambi da sé? Questa, come sapete è la linea di Obama. Quest'anno non ha funzionato granché, come sapete. Ma in realtà i problemi sono incominciati già durante gli ultimi anni (più accomodanti) della presidenza Bush. Come mostra una tabella dello stesso sito (freedomhouse) fino al 2006 erano più numerosi i posti dove la libertà guadagnava posizioni rispetto a quelli in cui perdeva. Dal 2007 la tendenza si è invertita, e nella classifica di quest'anno sono solo 16 i paesi che hanno migliorato, contro i 40 che hanno peggiorato. Provare a esportare la democrazia era faticoso, ma funzionava meglio

Ugo Volli

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