I recenti scontri razziali avvenuti in Italia non sono nient’altro che un anticipo di ciò che avverrà in futuro. L’immigrazione illegale di massa e il rancore della gente del posto sono, di fatto, un sottoprodotto inevitabile di un sistema immigratorio europeo ormai sfasciato. La xenofobia e il razzismo rampante minano inoltre l’autorità morale dell’Unione Europea, mettendola allo stesso livello dei vari sistemi tirannici che dichiara di disprezzare. L’Italia e gli altri Paesi europei devono prendere esempio dall’esperienza americana sulla necessità di una vasta riforma dell’immigrazione. Ed ecco perché. Neppure il più irruente degli xenofobi italiani riuscirà mai a cacciare fuori dall’Europa tutti gli stranieri presenti in Italia. Si ritiene che in questo Paese ci siano più di 4,5 milioni di immigranti. E’ difficile, invece, dare una stima sul numero dei clandestini: l’associazione cristiana “Caritas Internationalis” ritiene che ci sia oltre un milione di immigranti clandestini ma altre fonti parlano di una cifra tra i 500mila e i 700mila. Questo dato è niente in confronto ai 12 milioni di clandestini con cui hanno a che fare gli Stati Uniti e fa capire che una riforma del sistema è ancora auspicabile. Per affrontare l’immigrazione illegale, i legislatori italiani hanno deciso di imporre delle pesanti sanzioni finanziarie e la pena del carcere. In base ad una legge passata di recente, i clandestini che vengono scoperti possono essere puniti con una multa fino ai 10mila euro (14mila dollari). All’inizio del 2009, il Senato italiano ha approvato una norma che autorizza i medici a denunciare i clandestini che ricevono trattamento medico. I locatori affrontano il carcere fino a 3 anni se affittano una proprietà ad un clandestino. Il governo è persino arrivato a stringere un accordo con la Libia di Gheddafi per rimandare i migranti illegali in Africa via Libia in cambio di 5 miliardi di dollari nel giro di 25 anni. Tutte queste cose sono follie donchisciottesche. Malgrado tutti i marchingegni legali, i clandestini affollano le carceri italiane: quasi la metà della popolazione carceraria è composta da stranieri che aspettano il processo o scontano la propria sentenza. A parte alienarsi i clandestini e creare dei soft target da biasimare, che cosa hanno esattamente ottenuto gli italiani? La criminalizzazione e la mancanza di opportunità garantiscono un circolo vizioso di continuata ghettizzazione. Se si rafforza lo stereotipo popolare sul fatto che i clandestini africani sono dei pericolosi criminali, per loro il reato diventa l’unica opzione possibile. Il risultato è chiaramente in perdita da un punto di vista sociale. Qual è l’alternativa allora? Nel recente passato gli italiani hanno cercato di procedere attraverso delle amnistie. Con queste amnistie – applicate principalmente tra il 1986 ed il 1998 – è stato dato lo status di “legale” a centinaia di migliaia di persone ma, in realtà, ci sono molti altri milioni di persone attratte dalla possibilità che, magari un giorno, potrebbero essere regolarizzati. Allo stesso modo, qualche anno fa, quando la Spagna cercava di sostenere la sua economia tutta centrata sull’edilizia, il governo legalizzò oltre mezzo milione di clandestini ma, anche in questo Paese, il flusso dei migranti continua imperterrito. La verità è che l’immigrazione clandestina non è un problema solo italiano. E’ un problema europeo e l’Unione Europea deve agire. Molti degli immigranti che entrano in Italia e Spagna vanno poi a finire in altri Paesi. Siccome molta di questa gente viene da Paesi dove c’è una notevole attività terroristica – come per esempio la Somalia – l’immigrazione illegale pone un serio problema rispetto alle minacce che pone alla sicurezza nazionale. Un altro campanello d’allarme è il legame esistente tra i gruppi che trafficano con esseri umani e le organizzazioni criminali. A parte le implicazioni sulla sicurezza, le orrende condizioni in cui si trova la maggior parte degli immigrati illegali sfidano i valori umanitari europei stessi. Tutte queste ragioni sono incentivi sufficientemente forti perché gli Stati europei affrontino il problema a livello europeo. Non c’è modo di scappare da questa realtà. Persino la Gran Bretagna, che è un Paese relativamente amichevole con gli immigranti, ha dovuto fare i conti con terribili attacchi contro gli immigranti in città come Belfast. Se non sarà fatto qualcosa al più presto, la fortezza europea farà vedere al mondo il suo volto più brutto. Questo potrebbe comportare il ritorno all’Europa di Mussolini e non è proprio una immagine da proiettare se l’Europa vuole essere presa davvero sul serio nei rapporti internazionali. La questione non verrà risolta con risposte legislative graduali. In questo modo si crea un buon teatro politico e si incoraggiano i facinorsi locali ad applicare la legge a modo loro. L’esperienza americana con i Minuteman – i vigilantes armati che sorvegliano il confine col Messico – dovrebbe essere un promemoria che faccia riflettere su che cosa potrebbe accadere in futuro. I vigilantes italiani hanno già effettuato controlli a tappeto nei confronti degli immigrati e il giorno in cui le cose potrebbero peggiorare non sembra poi così lontano. In Europa, politici opportunisti cercheranno di trarre profitto dal problema, proprio come è accaduto negli Usa. In questo Paese, molti Stati hanno approvato dure leggi per agire contro i clandestini, in particolare in Arizona, uno Stato che si trova al confine degli Stati Uniti. Sostenuti da agenti di polizia locale particolarmente aggressivi, queste leggi sono state utilizzate per perseguitare sia la gente del posto che gli stranieri. I datori di lavoro, i locatori, gli ospedali e le agenzie dello Stato rischiano delle sanzioni se non si trasformano in "spie" del governo. La situazione attuale non farà altro che incrementare la tolleranza verso la xenofobia ed il razzismo in Europa. Il progresso nei diritti umani, ottenuto dopo decenni di lotte, non avrà più senso. Una riforma completa dell’immigrazione deve essere costruita sulla base di frontiere forti e diritti del lavoro. In primo luogo, tutti i Paesi europei devono contribuire con delle risorse verso gli Stati confinanti per fare in modo di prevenire il passaggio illegale alle frontiere. Questo include un sistema di polizia migliore, recinzioni elettriche e più personale di controllo. I fondi devono essere utilizzati anche per rimandare nel proprio Paese coloro che devono essere rimpatriati dopo un regolare processo. Inoltre, deve essere creato un regime trasparente ed efficiente di permessi di lavoro. La maggior parte degli immigrati viene in Europa perché esiste una domanda del mercato che chiede i loro servizi. La creazione di un sistema di permessi di lavoro temporanei ottenuti nel proprio Paese d’origine è il primo passo. Questo sistema verrebbe finanziato interamente dalle tasse applicate sulla richiesta di permesso. Ai clandestini presenti sul territorio dovrebbero essere concessi questi permessi di lavoro temporanei pagando una multa e con la garanzia che ritorneranno nel loro Paese d’origine non appena scadrà il loro permesso di lavoro. Coloro che hanno il permesso temporaneo dovrebbero avere il diritto di cambiare il datore di lavoro senza perdere il diritto di lavorare, una questione essenziale per prevenire lo sfruttamento sul lavoro. I datori di lavoro dovrebbero poter dare lavoro e licenziare i lavoratori in base a questo schema, e lo Stato non dovrebbe pagare i sussidi per questa gente. Questo tipo di modello contribuirebbe all’eliminazione dell’economia sommersa, assicurerebbe le entrate fiscali e favorirebbe un clima di accettazione e di riconciliazione. Piaccia o no all’Unione Europea, a causa delle sfide demografiche, per molti Stati una società multiculturale è ormai la realtà. Se l’Europa non agisce subito, la sua politica tornerà agli anni bui del razzismo e la xenofobia.
Tratto dal Wall Street Journal - Traduzione di Fabrizia B. Maggi
1 commenti:
Se queste lunghe ed edulcorate motivazioni sono lo strumento per far aprire gli occhi anche ai liberal, ben vengano. Ma che siano poi accompagnate da cucchiaiate colme di pragmatismo al momento della trasposizione in testi normativi. Simili premesse, nelle mani di certi politici nostrani ed europei, rischiano di trasformarsi in immensi carrozzoni burocratici, perennemente impantanati. Avremmo altre norme onanistiche che disperderebbero le energie del paese in rivoli di inutili adempimenti, alle cui spalle l'immigrazione, imbiancata di regolarità facile, continuerebbe a ridere, impegnandosi più serenamente in attività clandestine e illegali.
Gli immigrati, in tutte le salse, dovrebbero avere obbligo di firma presso la questura più vicina al posto di lavoro; dovrebbero essere sottoposti ad obbligo di permanenza entro il comune ospitante; i presunti datori di lavoro dovrebbero essere sottoposti a ispezioni a sorpresa; dovrebbe essere creato un database nazionale presso la PNA di tutti gli extracomunitari, con tutti i dati rilevanti per la sicurezza nazionale. E, ovviamente, accertata la impossibilità a reperire una nuova occupazione, RAUS!
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