Ancora uno scontro tra governo e magistratura. L’Associazione nazionale magistrati è pronta a proclamare uno sciopero per dare un segnale di allarme sulla situazione di scoperture di organico nelle procure, una situazione che considera drammatica. Nel suo intervento all’assemblea in Cassazione il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara, non ha pronunciato apertamente la parola sciopero ma ha spiegato che «l’Anm vuole una riforma che assicuri un processo giusto in tempi ragionevoli e vuole uffici organizzati: ecco perché non potrà assistere inerme allo svuotamento degli uffici di procura ed è intenzionata ad adottare ogni efficace e anche estrema iniziativa di mobilitazione della magistratura associata e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla gravità della situazione». Dura la replica del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che ha definito «gravissima» l’ipotesi di un eventuale sciopero. «La chiusura corporativa e di retroguardia» dell’Anm, per il Guardasigilli, è «inaccettabile». «Dispiace –ha tuonato – che l’Anm ironizzi e affigga vignette sul provvedimento del Governo, invece di contribuire a risolvere il problema e cioè coprire le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati». Il ministro si è dichiarato preoccupato per il miope arroccamento dell’Anm contro un decreto che offre al Paese soluzione definitiva. «L’Assemblea dell’Anm dimentica – ha aggiunto Alfano – che i magistrati, per dettato costituzionale, sono soggetti alla legge e che, oggi, è legge anche la disciplina sul trasferimento d’ufficio. Sarebbe gravissimo solo ipotizzare uno sciopero che, in quest’ottica, rappresenterebbe un’inammissibile protesta contro tre leggi dello Stato; protesta, tra l’altro, promossa e indetta proprio da coloro che, in qualità del loro ruolo, dovrebbero ergersi a custodi delle stesse. Agendo in questo modo, appare, invece, che l’unica strada concepita sia quella di una gravissima forma di nonnismo giudiziario e poco importa se a decidere sulla libertà dei cittadini saranno i vincitori di concorso di prima nomina, sui quali il Csm non ha espresso neanche la prima valutazione di professionalità». Duro anche il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Lo sciopero minacciato dall’Anm è grave e preoccupante perchè denota la totale assenza di volontà del sindacato dei magistrati di farsi carico dei problemi dei cittadini».
domenica 17 gennaio 2010
L'altra casta
La casta delle toghe
Ancora uno scontro tra governo e magistratura. L’Associazione nazionale magistrati è pronta a proclamare uno sciopero per dare un segnale di allarme sulla situazione di scoperture di organico nelle procure, una situazione che considera drammatica. Nel suo intervento all’assemblea in Cassazione il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara, non ha pronunciato apertamente la parola sciopero ma ha spiegato che «l’Anm vuole una riforma che assicuri un processo giusto in tempi ragionevoli e vuole uffici organizzati: ecco perché non potrà assistere inerme allo svuotamento degli uffici di procura ed è intenzionata ad adottare ogni efficace e anche estrema iniziativa di mobilitazione della magistratura associata e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla gravità della situazione». Dura la replica del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che ha definito «gravissima» l’ipotesi di un eventuale sciopero. «La chiusura corporativa e di retroguardia» dell’Anm, per il Guardasigilli, è «inaccettabile». «Dispiace –ha tuonato – che l’Anm ironizzi e affigga vignette sul provvedimento del Governo, invece di contribuire a risolvere il problema e cioè coprire le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati». Il ministro si è dichiarato preoccupato per il miope arroccamento dell’Anm contro un decreto che offre al Paese soluzione definitiva. «L’Assemblea dell’Anm dimentica – ha aggiunto Alfano – che i magistrati, per dettato costituzionale, sono soggetti alla legge e che, oggi, è legge anche la disciplina sul trasferimento d’ufficio. Sarebbe gravissimo solo ipotizzare uno sciopero che, in quest’ottica, rappresenterebbe un’inammissibile protesta contro tre leggi dello Stato; protesta, tra l’altro, promossa e indetta proprio da coloro che, in qualità del loro ruolo, dovrebbero ergersi a custodi delle stesse. Agendo in questo modo, appare, invece, che l’unica strada concepita sia quella di una gravissima forma di nonnismo giudiziario e poco importa se a decidere sulla libertà dei cittadini saranno i vincitori di concorso di prima nomina, sui quali il Csm non ha espresso neanche la prima valutazione di professionalità». Duro anche il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Lo sciopero minacciato dall’Anm è grave e preoccupante perchè denota la totale assenza di volontà del sindacato dei magistrati di farsi carico dei problemi dei cittadini».
Ancora uno scontro tra governo e magistratura. L’Associazione nazionale magistrati è pronta a proclamare uno sciopero per dare un segnale di allarme sulla situazione di scoperture di organico nelle procure, una situazione che considera drammatica. Nel suo intervento all’assemblea in Cassazione il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara, non ha pronunciato apertamente la parola sciopero ma ha spiegato che «l’Anm vuole una riforma che assicuri un processo giusto in tempi ragionevoli e vuole uffici organizzati: ecco perché non potrà assistere inerme allo svuotamento degli uffici di procura ed è intenzionata ad adottare ogni efficace e anche estrema iniziativa di mobilitazione della magistratura associata e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla gravità della situazione». Dura la replica del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che ha definito «gravissima» l’ipotesi di un eventuale sciopero. «La chiusura corporativa e di retroguardia» dell’Anm, per il Guardasigilli, è «inaccettabile». «Dispiace –ha tuonato – che l’Anm ironizzi e affigga vignette sul provvedimento del Governo, invece di contribuire a risolvere il problema e cioè coprire le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati». Il ministro si è dichiarato preoccupato per il miope arroccamento dell’Anm contro un decreto che offre al Paese soluzione definitiva. «L’Assemblea dell’Anm dimentica – ha aggiunto Alfano – che i magistrati, per dettato costituzionale, sono soggetti alla legge e che, oggi, è legge anche la disciplina sul trasferimento d’ufficio. Sarebbe gravissimo solo ipotizzare uno sciopero che, in quest’ottica, rappresenterebbe un’inammissibile protesta contro tre leggi dello Stato; protesta, tra l’altro, promossa e indetta proprio da coloro che, in qualità del loro ruolo, dovrebbero ergersi a custodi delle stesse. Agendo in questo modo, appare, invece, che l’unica strada concepita sia quella di una gravissima forma di nonnismo giudiziario e poco importa se a decidere sulla libertà dei cittadini saranno i vincitori di concorso di prima nomina, sui quali il Csm non ha espresso neanche la prima valutazione di professionalità». Duro anche il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Lo sciopero minacciato dall’Anm è grave e preoccupante perchè denota la totale assenza di volontà del sindacato dei magistrati di farsi carico dei problemi dei cittadini».
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