Chi è il più importante uomo politico europeo vivente oggi? Io dico esplicitamente che è Geert Wilders. Perché più di tutti è in grado di occuparsi della sfida islamica che il Vecchio Continente si trova ad affrontare. La sfida islamica consta di due componenti: da un lato c'è l'indebolimento della fede cristiana nella popolazione europea combinato ad un inadeguato tasso di natalità e ad una timidezza nei confronti della propria identità culturale; dall'altro spicca un afflusso di immigrati musulmani devoti, prolifici e in possesso di un dogmatico senso del proprio retaggio culturale. Questa situazione solleva profondi interrogativi riguardo al futuro dell'Europa: manterrà la propria civiltà storica o diventerà un continente a maggioranza musulmana dominato dalla sharia, la legge islamica? Geert Wilders, 46 anni, fondatore e leader del Partito della libertà (Pvv), interpreta senza rivali i sentimenti di quegli europei che desiderano mantenere la loro identità storica. Ecco perché lui e il Pvv si differenziano dalla maggior parte degli altri partiti europei nazionalisti e contrari all'immigrazione. Il Pvv è ultraliberale ed è espressione del tradizionale conservatorismo, senza però affondare le radici nel neo-fascismo, nell'antisemitismo o in altre forme di estremismo. È un leader carismatico, astuto, di sani principi e senza peli sulla lingua, che ha saputo costruire rapidamente la forza politica più dinamica dei Paesi Bassi. Pur pronunciandosi su un'ampia gamma di argomenti, l'Islam e i musulmani costituiscono il suo cavallo di battaglia. Vincendo la tendenza dei politici olandesi ad essere cauti, Wilders definisce Maometto «un diavolo» e chiede che i musulmani «strappino metà del Corano» se vogliono risiedere in Olanda. Più in generale, Wilders considera che l'Islam stesso sia il problema e non solo la virulenta versione di esso che viene chiamata islamismo. Questo cominciò a diventare chiaro, in Olanda, per la prima volta una decina di anni fa, quando Pim Fortuyn, un docente omosessuale ex-comunista e ex-socialista, cominciò a rendersi conto che i suoi valori e il suo stile di vita erano irrevocabilmente minacciati dalla sharia. Fortuyn anticipò Wilders nel chiedere uno stop all'immigrazione musulmana nei Paesi Bassi con lo slogan l'Olanda è piena e fondò un suo partito politico. Dopo l'assassinio di Fortuyn, nel 2002, per mano di un estremista di sinistra, Wilders ne raccolse l'eredità politica e il suo gruppo di sostenitori. Da allora il Pvv ha ottenuto dei successi importanti a livello elettorale, fino ad ottenere il 6 per cento dei seggi nelle elezioni politiche del novembre 2006 e, addirittura, il 16 per cento nelle europee che si sono svolte nel giugno 2009. Oggi i sondaggi mostrano che il Pvv sta continuando la sua marcia nel consenso degli elettori e che sta conquistando, almeno nelle intenzioni di voto, le dimensioni del più grande partito del Paese. E se Geert Wilders diventasse primo ministro, potrebbe assumere un ruolo di stimolo e di guida su questo delicatissimo tema per tutta l'Europa. Ma sulla sua strada ci sono delle difficoltà oggettive. La scena politica frammentata dei Paesi Bassi fa sì che il Pvv sia costretto a trovare dei partner disposti a formare una coalizione governativa e questo è un compito difficile, visto che la sinistra e i musulmani hanno demonizzato Wilders nel tentativo di isolarlo come un «estremista di destra». Senza alleanze, il Pvv dovrebbe ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento, e questa è una prospettiva remota. Wilders deve anche superare le sleali tattiche dei suoi avversari. In particolare, l'offensiva giudiziaria che, dopo due anni e mezzo di scaramucce preliminari, ha avuto come risultato l'apertura del processo per incitamento all'odio e alla discriminazione per le sue dichiarazioni contro i musulmani. Il processo contro Wilders si è aperto appena ieri ad Amsterdam e se, al termine del dibattimento verrà condannato, sarà costretto a pagare un'ammenda fino a 14mila dollari oppure dovrà scontare 16 mesi di reclusione. Inutile dire che questo processo è uno shock per l'opinione pubblica olandese, non soltanto perché l'imputato è il politico di maggior spicco del Paese, ma anche perché, proprio a causa delle minacce che ha ricevuto, Wilders si muove sempre accompagnato da guardie del corpo e cambia di continuo abitazione per motivi di sicurezza. C'è allora da chiedersi: chi è esattamente la vittima dell'incitamento all'odio? Sebbene non sia d'accordo con Wilders riguardo l'Islam – personalmente combatto gli islamisti con tutte le mie forze, ma rispetto la religione – mi schiero con lui contro questo processo. Rifiuto la criminalizzazione delle divergenze politiche, in particolar modo i tentativi di contrastare un movimento politico di base attraverso le corti di giustizia. Lo faccio perché sono convinto di quanto sia importante difendere la libertà di poter esprimere in pubblico le proprie opinioni anche su chi si considera un avversario, soprattutto in un momento di così forte contrasto. Ma per ironia della sorte, se Wilders venisse multato o finisse in carcere, questo probabilmente lo rafforzerebbe politicamente tra gli elettori e aumenterebbe le sue possibilità di diventare capo del governo del suo Paese.
martedì 26 gennaio 2010
Con Geert Wilders
Perché sto dalla parte di Geert Wilders di Daniel Pipes
Chi è il più importante uomo politico europeo vivente oggi? Io dico esplicitamente che è Geert Wilders. Perché più di tutti è in grado di occuparsi della sfida islamica che il Vecchio Continente si trova ad affrontare. La sfida islamica consta di due componenti: da un lato c'è l'indebolimento della fede cristiana nella popolazione europea combinato ad un inadeguato tasso di natalità e ad una timidezza nei confronti della propria identità culturale; dall'altro spicca un afflusso di immigrati musulmani devoti, prolifici e in possesso di un dogmatico senso del proprio retaggio culturale. Questa situazione solleva profondi interrogativi riguardo al futuro dell'Europa: manterrà la propria civiltà storica o diventerà un continente a maggioranza musulmana dominato dalla sharia, la legge islamica? Geert Wilders, 46 anni, fondatore e leader del Partito della libertà (Pvv), interpreta senza rivali i sentimenti di quegli europei che desiderano mantenere la loro identità storica. Ecco perché lui e il Pvv si differenziano dalla maggior parte degli altri partiti europei nazionalisti e contrari all'immigrazione. Il Pvv è ultraliberale ed è espressione del tradizionale conservatorismo, senza però affondare le radici nel neo-fascismo, nell'antisemitismo o in altre forme di estremismo. È un leader carismatico, astuto, di sani principi e senza peli sulla lingua, che ha saputo costruire rapidamente la forza politica più dinamica dei Paesi Bassi. Pur pronunciandosi su un'ampia gamma di argomenti, l'Islam e i musulmani costituiscono il suo cavallo di battaglia. Vincendo la tendenza dei politici olandesi ad essere cauti, Wilders definisce Maometto «un diavolo» e chiede che i musulmani «strappino metà del Corano» se vogliono risiedere in Olanda. Più in generale, Wilders considera che l'Islam stesso sia il problema e non solo la virulenta versione di esso che viene chiamata islamismo. Questo cominciò a diventare chiaro, in Olanda, per la prima volta una decina di anni fa, quando Pim Fortuyn, un docente omosessuale ex-comunista e ex-socialista, cominciò a rendersi conto che i suoi valori e il suo stile di vita erano irrevocabilmente minacciati dalla sharia. Fortuyn anticipò Wilders nel chiedere uno stop all'immigrazione musulmana nei Paesi Bassi con lo slogan l'Olanda è piena e fondò un suo partito politico. Dopo l'assassinio di Fortuyn, nel 2002, per mano di un estremista di sinistra, Wilders ne raccolse l'eredità politica e il suo gruppo di sostenitori. Da allora il Pvv ha ottenuto dei successi importanti a livello elettorale, fino ad ottenere il 6 per cento dei seggi nelle elezioni politiche del novembre 2006 e, addirittura, il 16 per cento nelle europee che si sono svolte nel giugno 2009. Oggi i sondaggi mostrano che il Pvv sta continuando la sua marcia nel consenso degli elettori e che sta conquistando, almeno nelle intenzioni di voto, le dimensioni del più grande partito del Paese. E se Geert Wilders diventasse primo ministro, potrebbe assumere un ruolo di stimolo e di guida su questo delicatissimo tema per tutta l'Europa. Ma sulla sua strada ci sono delle difficoltà oggettive. La scena politica frammentata dei Paesi Bassi fa sì che il Pvv sia costretto a trovare dei partner disposti a formare una coalizione governativa e questo è un compito difficile, visto che la sinistra e i musulmani hanno demonizzato Wilders nel tentativo di isolarlo come un «estremista di destra». Senza alleanze, il Pvv dovrebbe ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento, e questa è una prospettiva remota. Wilders deve anche superare le sleali tattiche dei suoi avversari. In particolare, l'offensiva giudiziaria che, dopo due anni e mezzo di scaramucce preliminari, ha avuto come risultato l'apertura del processo per incitamento all'odio e alla discriminazione per le sue dichiarazioni contro i musulmani. Il processo contro Wilders si è aperto appena ieri ad Amsterdam e se, al termine del dibattimento verrà condannato, sarà costretto a pagare un'ammenda fino a 14mila dollari oppure dovrà scontare 16 mesi di reclusione. Inutile dire che questo processo è uno shock per l'opinione pubblica olandese, non soltanto perché l'imputato è il politico di maggior spicco del Paese, ma anche perché, proprio a causa delle minacce che ha ricevuto, Wilders si muove sempre accompagnato da guardie del corpo e cambia di continuo abitazione per motivi di sicurezza. C'è allora da chiedersi: chi è esattamente la vittima dell'incitamento all'odio? Sebbene non sia d'accordo con Wilders riguardo l'Islam – personalmente combatto gli islamisti con tutte le mie forze, ma rispetto la religione – mi schiero con lui contro questo processo. Rifiuto la criminalizzazione delle divergenze politiche, in particolar modo i tentativi di contrastare un movimento politico di base attraverso le corti di giustizia. Lo faccio perché sono convinto di quanto sia importante difendere la libertà di poter esprimere in pubblico le proprie opinioni anche su chi si considera un avversario, soprattutto in un momento di così forte contrasto. Ma per ironia della sorte, se Wilders venisse multato o finisse in carcere, questo probabilmente lo rafforzerebbe politicamente tra gli elettori e aumenterebbe le sue possibilità di diventare capo del governo del suo Paese.
Chi è il più importante uomo politico europeo vivente oggi? Io dico esplicitamente che è Geert Wilders. Perché più di tutti è in grado di occuparsi della sfida islamica che il Vecchio Continente si trova ad affrontare. La sfida islamica consta di due componenti: da un lato c'è l'indebolimento della fede cristiana nella popolazione europea combinato ad un inadeguato tasso di natalità e ad una timidezza nei confronti della propria identità culturale; dall'altro spicca un afflusso di immigrati musulmani devoti, prolifici e in possesso di un dogmatico senso del proprio retaggio culturale. Questa situazione solleva profondi interrogativi riguardo al futuro dell'Europa: manterrà la propria civiltà storica o diventerà un continente a maggioranza musulmana dominato dalla sharia, la legge islamica? Geert Wilders, 46 anni, fondatore e leader del Partito della libertà (Pvv), interpreta senza rivali i sentimenti di quegli europei che desiderano mantenere la loro identità storica. Ecco perché lui e il Pvv si differenziano dalla maggior parte degli altri partiti europei nazionalisti e contrari all'immigrazione. Il Pvv è ultraliberale ed è espressione del tradizionale conservatorismo, senza però affondare le radici nel neo-fascismo, nell'antisemitismo o in altre forme di estremismo. È un leader carismatico, astuto, di sani principi e senza peli sulla lingua, che ha saputo costruire rapidamente la forza politica più dinamica dei Paesi Bassi. Pur pronunciandosi su un'ampia gamma di argomenti, l'Islam e i musulmani costituiscono il suo cavallo di battaglia. Vincendo la tendenza dei politici olandesi ad essere cauti, Wilders definisce Maometto «un diavolo» e chiede che i musulmani «strappino metà del Corano» se vogliono risiedere in Olanda. Più in generale, Wilders considera che l'Islam stesso sia il problema e non solo la virulenta versione di esso che viene chiamata islamismo. Questo cominciò a diventare chiaro, in Olanda, per la prima volta una decina di anni fa, quando Pim Fortuyn, un docente omosessuale ex-comunista e ex-socialista, cominciò a rendersi conto che i suoi valori e il suo stile di vita erano irrevocabilmente minacciati dalla sharia. Fortuyn anticipò Wilders nel chiedere uno stop all'immigrazione musulmana nei Paesi Bassi con lo slogan l'Olanda è piena e fondò un suo partito politico. Dopo l'assassinio di Fortuyn, nel 2002, per mano di un estremista di sinistra, Wilders ne raccolse l'eredità politica e il suo gruppo di sostenitori. Da allora il Pvv ha ottenuto dei successi importanti a livello elettorale, fino ad ottenere il 6 per cento dei seggi nelle elezioni politiche del novembre 2006 e, addirittura, il 16 per cento nelle europee che si sono svolte nel giugno 2009. Oggi i sondaggi mostrano che il Pvv sta continuando la sua marcia nel consenso degli elettori e che sta conquistando, almeno nelle intenzioni di voto, le dimensioni del più grande partito del Paese. E se Geert Wilders diventasse primo ministro, potrebbe assumere un ruolo di stimolo e di guida su questo delicatissimo tema per tutta l'Europa. Ma sulla sua strada ci sono delle difficoltà oggettive. La scena politica frammentata dei Paesi Bassi fa sì che il Pvv sia costretto a trovare dei partner disposti a formare una coalizione governativa e questo è un compito difficile, visto che la sinistra e i musulmani hanno demonizzato Wilders nel tentativo di isolarlo come un «estremista di destra». Senza alleanze, il Pvv dovrebbe ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento, e questa è una prospettiva remota. Wilders deve anche superare le sleali tattiche dei suoi avversari. In particolare, l'offensiva giudiziaria che, dopo due anni e mezzo di scaramucce preliminari, ha avuto come risultato l'apertura del processo per incitamento all'odio e alla discriminazione per le sue dichiarazioni contro i musulmani. Il processo contro Wilders si è aperto appena ieri ad Amsterdam e se, al termine del dibattimento verrà condannato, sarà costretto a pagare un'ammenda fino a 14mila dollari oppure dovrà scontare 16 mesi di reclusione. Inutile dire che questo processo è uno shock per l'opinione pubblica olandese, non soltanto perché l'imputato è il politico di maggior spicco del Paese, ma anche perché, proprio a causa delle minacce che ha ricevuto, Wilders si muove sempre accompagnato da guardie del corpo e cambia di continuo abitazione per motivi di sicurezza. C'è allora da chiedersi: chi è esattamente la vittima dell'incitamento all'odio? Sebbene non sia d'accordo con Wilders riguardo l'Islam – personalmente combatto gli islamisti con tutte le mie forze, ma rispetto la religione – mi schiero con lui contro questo processo. Rifiuto la criminalizzazione delle divergenze politiche, in particolar modo i tentativi di contrastare un movimento politico di base attraverso le corti di giustizia. Lo faccio perché sono convinto di quanto sia importante difendere la libertà di poter esprimere in pubblico le proprie opinioni anche su chi si considera un avversario, soprattutto in un momento di così forte contrasto. Ma per ironia della sorte, se Wilders venisse multato o finisse in carcere, questo probabilmente lo rafforzerebbe politicamente tra gli elettori e aumenterebbe le sue possibilità di diventare capo del governo del suo Paese.
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