venerdì 29 gennaio 2010

C'è clandestino e clandestino...

Parigi: il mio immigrato è più clandestino del tuo di Maurizio De Santis

La notizia è di venerdì 22 gennaio. 124 profughi, per la maggior parte curdi partiti dalla Siria (ma sono stati enumerati numerosi maghrebini), sono sbarcati su una spiaggia della Corsica del sud. Il prefetto della zona, Stéphane Bouillon, ha precisato che si tratta di 57 uomini, 29 donne, delle quali cinque incinte ed una handicappata, nonché gli immancabili bambini (ben 38, dei quali 9 lattanti). Lo stupore dei francesi è palpabile. L’ultimo sbarco di disperati in terra corsa risaliva al lontano 2001. All’epoca i curdi furono ben 900! Il ministro per l’Immigrazione, Eric Besson, ha subito tenuto una conferenza stampa, chiaramente volta a trasmettere all’opinione pubblica il messaggio che tutto fosse sotto controllo. Nello slancio mediatico, il caro Besson ha spiegato che una nave sospetta era stata segnalata nelle acque internazionali del Mediterraneo, al largo della Sardegna. Come dire, i nostri cuginetti italiani si sono fatti un sonno. Oltre all’accusa indiretta, il ministro sarkoziano ha subito proposto la convocazione di “un vertice dei paesi europei interessati dall' immigrazione clandestina”. Eric Besson ha precisato che “questo evento dimostra ancora una volta l'urgenza assoluta per l'Unione europea di rafforzare la sorveglianza delle sue frontiere”. Per poi chiosare con una perla di rara fattura: “non possiamo permettere che la Corsica diventi una nuova Lampedusa”. Toh, dunque la Francia s’adonta! Lesa nel patrio suolo, sorpresa dalla ”marittima irruzione”, solitamente relegata ai meticci “italiens”, scopre inopinatamente che anche le proprie spiagge sono alla portata dei disperati. L’ombra di una nuova rotta, inaugurata da scaltri scafisti o mercanti di carne, spaventa Parigi, abituata a selezionare al meglio i propri immigrati (la chiamano migration ciblée: “immigrazione mirata”). Ma nel gruppo degli Stati “benpensanti”, così bravi e democratici, così rapidi nel dispensare solerti bacchettate a noi razzisti italiani, metterei volentieri Olanda e Svezia. Sarei curioso di vedere cosa accadrebbe dalle parti di Stoccolma se, per un paio di lustri consecutivi, continuassero gli sbarchi clandestini al ritmo di un giorno si e… l’altro pure. Forse potremmo averne un vago sentore dando uno sguardo alla vicina Malmoe, oramai per un terzo formata da immigrati disperati (per la maggior parte musulmani) dove da tempo, pompieri e servizi di pronto soccorso, possono addentrarsi nei quartieri ghetto solo dietro robusta scorta. E dove, lo scorso anno, hanno misteriosamente preso fuoco un paio di moschee. Autocombustione? O colpa di qualche italiano che passava di li? Ma torniamo a Parigi perché, invero, le performances dei cari cugini transalpini non sono certo finite li. Interrogato sul futuro di questi profughi, il prefetto di cui sopra, Stéphane Bouillon, ha dichiarato: “La legge dice recita chiaramente che le persone sprovviste di permesso di soggiorno devono essere rimpatriate. E la legge deve essere applicata”. Ma, mi chiedo, il rimpatrio non era questa una prerogativa relegata ai razzisti italiani? Aspettiamo, con fervente entusiasmo, la prossima occasione nella quale i civilissimi popoli europei del nord, bacchetteranno di nuovo l’Italia per qualche sbarco clandestino finito male o per la rissa etnico-religiosa nella Rosarno di turno.

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