martedì 26 gennaio 2010

Burqa

Francia, burqa vietato si va verso una legge: "Offende nostri valori"

Parigi
- La Francia va verso il divieto del burqa e del niqab nei luoghi pubblici. Non si tratta ancora di una decisione ufficiale ma di una esortazione fatta dalla commissione di studio, istituita appositamente dal parlamento francese per compiere un'indagine a tutto campo sul fenomeno. Per questo assume un significato assai importante. Per la Francia ma non solo. La commissione raccomanda che il velo islamico - che copre interamente il volto delle donne - sia vietato in tutte le scuole, gli ospedali, i trasporti pubblici e negli uffici statali. Il burqa, è la conclusione del rapporto, offende i valori nazionali della Francia.

Duemila donne con il burqa. Le donne che per motivi religiosi indossano il burqa e il niqab in Francia sono circa 2.000, secondo dati ufficiali. Ma il dibattito, dopo quello di alcuni anni fa sul velo nelle scuole, ha forti implicazioni sulla percezione dell’islam in Francia e sullo spazio che sta conquistando nella società e nella vita quotidiana.

Sei mesi di lavoro. Al termine di oltre duecento audizioni e di sei mesi di lavori, la commissione di studio suggerisce l’adozione di una risoluzione parlamentare, dal valore simbolico e non giuridicamente vincolante, che "proclami che tutta la Francia dice no al velo integrale e chiede che questa pratica sia proibita sul territorio della Repubblica". A fianco di questa dichiarazione solenne, la commissione avanza una serie di proposte volte all’adozione di "una disposizione che vieti di nascondere il volto nei servizi pubblici, compresi i trasporti".

Serve una legge. Il rapporto raccomanda di "optare per uno strumento legislativo" che possa anche essere declinato "per via amministrativa". La commissione non arriva a suggerire un "divieto generale e assoluto del velo integrale negli spazi pubblici" perché "non esiste al riguardo unanimità". Il rapporto sottolinea come una legge di questa fatta "sollevi questioni giuridiche complesse", poiché comporta una "limitazione dell’esercizio di una libertà fondamentale, la liberta di opinione, nella totalità dello spazio pubblico"; di qui il rischio di una censura da parte del Consiglio costituzionale o di una condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Le reazioni in Italia. "Rappresenta un’iniziativa positiva in quanto la libertà individuale, compresa quella religiosa, deve essere sempre bilanciata con le esigenze di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico": è il giudizio positivo del ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli. Di diverso avviso Fabio Granata, deputato del Pdl. "Sono contro il divieto del burqa, così come sono contro il divieto del velo per le donne cattoliche. Ma è un finto problema che viene utilizzato per affrontare in modo sbagliato il tema dell’immigrazione e della cittadinanza". Anche Daniela Santanchè apprezza la linea francese: "Auspico che ci siano sempre di più iniziative di questo tipo a livello europeo per favorire l’integrazione. Mi dispiace che l’Italia sia in ritardo. Da mesi giace in parlamento una mia proposta che vieta il burqa nei luoghi pubblici e nelle scuole dell’obbligo". Di Pietro non si sbilancia: "Credo che bisogna sempre difendere la libertà fondamentale di ogni singolo. Il burqa come strumento di costrizione è una gabbia. Ma come libera scelta il burqa è l’espressione di un diritto individuale. Quindi non si può fare di tutta l’erba un fascio e dire sempre sì o sempre no".

Ucoii e Islam.it. Preoccupate alcune organizzazione di islamici italiani: "Noi dell’Ucoii - spiega El Zir, portavoce dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia - consigliamo il viso scoperto. Detto questo, pensiamo che la raccomandazione della commissione francese entri in una sfera strettamente personale. Si vieta una scelta religiosa". Sfumatura appena diversa per islam-online.it, il sito internet diretto da Hamza Picardo. "Si va verso una concezione di stato etico superato dalla storia che decide i valori a cui tutti quanti si devono attenere".

Gli specialisti dell'Islam: bandiera del salafismo. L’uso del velo integrale è "la bandiera di un movimento integralista: il salafismo". È quanto sottolinea un gruppo di specialisti dell’Islam citati nel rapporto della missione parlamentare che ha raccomandato il divieto del burqa e del niqab nei servizi pubblici della Francia. Il velo integrale costituisce una "reale sfida per le società democratiche", si legge nel rapporto. Il salafismo è un’interpretazione molto ortodossa dell’islam, che secondo dati diffusi dal ministero dell’Interno di Parigi riguarda circa 12.000 persone sui 6 milioni di musulmani presenti in Francia, nonchè una cinquantina di moschee e sale di preghiera (su un totale di 1.900). Il burqa o il niqab, si legge ancora nel documento, illustrano il "bisogno di rifugiarsi nell’assoluto", nel contesto di una situazione sociale e materiale difficile. "Non bisogna sottovalutare l’importanza della precarietà sociale e del sentimento di relegazione nei quartieri-ghetto, per capire il fenomeno del velo integrale", ha spiegato l’islamologo Mahmoud Doua ai membri della missione parlamentare. Rivolgendosi ai deputati, lo storico Benjamin Stora ha invece parlato di "sentimento di appartenenza identitario" per le donne che indossano il velo, in una società in cui non si sentono accettate. Mentre diversi esperti dicono che il velo integrale "non si riduce a una semplice tenuta vestimentaria". Ma è il segno di "un carattere militante", orientato al proselitismo, che vuole «diritti e doveri specifici». Ad esempio, esigere dalle donne che siano curate solo da medici di sesso femminile.

Comportamento settario. I salafiti non hanno però progetti politici e non sono in una "logica guerriera". Vogliono solo il ritorno alla religione del profeta, ha spiegato ai deputati l’islamista Samir Amghar. Il loro comportamento è settario anche se si stanno aprendo "progressivamente alla società", ha aggiunto. Gli studiosi hanno poi osservato che il salafismo si diffonde anche grazie ad imam particolarmente carismatici (spesso formati in Arabia saudita), attraverso canali satellitari che trasmettono dal Medio Oriente o su Internet.

3 commenti:

Maria Luisa ha detto...

" Di diverso avviso Fabio Granata, deputato del Pdl. "Sono contro il divieto del burqa, così come sono contro il divieto del velo per le donne cattoliche"

Non capisco che cosa intenda per "divieto del velo per le donne cattoliche"

Eleonora ha detto...

Le donne cattoliche indossano il velo (e se lo indossano ancora) solo dentro alle chiese. Le monache sono tutt'altra cosa che non c'entrano con la politica. Ma ho sempre pensato che uno come Granata fosse imbecille. Ora ho la conferma.

Maria Luisa ha detto...

mai portato il velo per entrare in chiesa, nemmeno da bambina