venerdì 15 maggio 2009

Lo sapevamo...

Uno psicologo danese: “L'integrazione dei musulmani nelle nostre società occidentali è impossibile„. Un'intervista di Nicolai Sennels da parte di Felix Struening

I problemi d'integrazione dei musulmani in Danimarca sono diventati cosa conosciuta in tutto il mondo nel 2006, quando il giornale Jyllands-Posten pubblicò 12 caricature del profeta Mahomet. Due anni più tardi, delle sommosse scoppiarono nuovamente a causa della ripubblicazione delle caricature di Mahomet in tutti i grandi giornali danesi. Attualmente, il 70% della popolazione carceraria nelle prigioni di Copenaghen è costituita da giovani persone di cultura musulmana. La questione si pone quanto a sapere se i recenti accessi di violenza e la tendenza generale alla violenza nell'ambito della cultura musulmana hanno semplicemente coinciso con le pubblicazioni o se c'è un collegamento diretto tra i due fatti. Nel febbraio 2009, Nicolai Sennels, psicologo danese, pubblicò un libro intitolato “fra i criminali musulmani l'esperienza di uno psicologo a Copenaghen„. Nel suo libro, Nicolai Sennels adotta un approccio psicologico quanto alla relazione della cultura musulmana, alla rabbia, alla gestione delle emozioni ed alla religione musulmana stessa. La sua ricerca è fondata su centinaia di ore di osservazioni nel corso del trattamento terapeutico di 150 giovani musulmani internati nella prigione per giovani di Copenaghen. EuropeNews ha intervistato l'autore, sul suo libro e le sue analisi sull'integrazione dei musulmani in Europa.

EuropeNews: Nicolai Sennels, come ha avuto l'idea di scrivere un libro sui criminali musulmani in Danimarca?
Nicolai Sennels: Questa idea mi è venuta nel febbraio 2008 ad una conferenza sull'integrazione, a Copenaghen, dove sono stato invitato come primo e solo psicologo che lavora in una prigione di giovani a Copenaghen… Il mio discorso a questa conferenza riguardava il ruolo importante svolto dalla cultura degli stranieri che riguardano l'integrazione, la criminalità e l'estremismo religioso. Avevo sottolineato, che le persone di cultura musulmana, incontrano una difficoltà se non è un'impossibilità ad integrarsi armoniosamente e illuminarsi in Danimarca. Questa dichiarazione fu accolta con forti resistenze dagli uomini politici danesi, e dal mio superiore gerarchico della prigione dei giovani. Fui molto sorpreso poiché, pensavo che dire che alcune culture si integrino meglio di altre nelle società occidentali, era un'evidenza. Tutta l'Europa ha attualmente difficoltà ad integrare i musulmani, e quest'impresa sembra dipendere da sforzi impossibili. Secondo la polizia danese e l'Ufficio danese della statistica, più del 70% di tutti i crimini commessi nella capitale danese, lo è da parte di musulmani. La banca nazionale ha recentemente pubblicato una relazione che segnala che, i costi di un musulmano straniero toccano più di 2 milioni di corone danesi (300.000 euro) in aiuti sociali federali, dovuto al debole livello d'occupazione nell'ambito di questa popolazione. A ciò, occorre aggiungere numerosi altri tipi di aiuti sociali di quanto i disoccupati percepiscono nel nostro paese, le spese per le interpreti, le classi speciali nelle scuole (il 64% dei bambini scolarizzati i cui genitori sono musulmani non può né leggere né scrivere correttamente il Danese dopo 10 anni d'istruzione in una scuola danese) il lavoro sociale, i poliziotti supplementari ecc... Il mio intervento è arrivato ad un'ingiunzione legale, un tipo di sanzione professionale, segnalando che se ribadissi le mie opinioni sarei licenziato. Secondo le autorità di Copenaghen, è apparentemente autorizzato di dichiarare che i problemi incontrati dai musulmani sono causati dalla povertà, i mass media, la polizia, i Danesi stessi, i politici, ecc. ma due cose non sono ammessi: 1) discutere sull'importanza della cultura e 2) della responsabilità propria degli stranieri quanto alle loro difficoltà d'integrazione nelle nostre società. Purtroppo, molti uomini politici molto potenti non temono chiaramente la dimensione psicologica della cultura e la sua influenza sull'integrazione.
EuropeNews: Quali sono state le reazioni della Danimarca?
Sennels: Il libro ha suscitato una grande attenzione, anche prima del 24 febbraio 2009 data della sua pubblicazione ufficiale. Era in prima copertina dell'uno dei più grandi giornali nazionali, in Danimarca, e sono stato invitato dalla radio ed in televisione per partecipare a dibattiti con uomini politici ed altri esperti su quest'argomento. La prima edizione fu esaurita in tre settimane. Da allora, grandi cambiamenti sono intervenuti nella politica d'integrazione danese, cambiamenti che sembrano essere stati influenzati dal libro e l'attenzione che ha ottenuto. Dal mio punto di vista personale, l'attenzione generalizzata portata alle mie opinioni dimostra i buoni fondamenti del mio passo: c'è semplicemente un bisogno importante di una comprensione più approfondita quanto all'influenza della cultura dei musulmani sulle loro possibilità d'integrazione.Il celebre politicante, Naser Khader, musulmano ed autore del best-seller “onore e vergogna„ („Honor and Shame„,) dichiararono che il mio libro dovrebbe essere “una lettura obbligatoria per gli studenti, i lavoratori sociali e gli insegnanti„. Jyllands-Posten primo giornale a pubblicare le caricature di Mahomet, qualificarono il libro come “un vero lavoro di pioniere„.
EuropeNews: Esaminiamo il vostro libro più da vicino. Parlate di quattro miti sull'integrazione… Il primo riguarda la differenza tra le culture degli immigranti.
Sennels: Ciò che ho scoperto nel corso del mio lavoro alla prigione dei giovani, è che i giovani di confessione o d'origine musulmana aveva altri bisogni in materia di lavoro sociale che i Danesi o le persone di cultura non musulmana. Queste necessità diverse richiedono più attenzione, e gli psicologi devono fare più ricerche su questi argomenti per essere in grado di creare politiche sociali efficaci. Sono interamente d'accordo con le mie critiche, per dire che i problemi personali e sociali possono comportare comportamenti anti-sociali agli occidentali ed i musulmani. C' è tuttavia, spessissimo, nei musulmani, una sproporzione estrema nel comportamento anti-sociale ed antidemocratico. L'Ufficio danese della statistica ha pubblicato un rapporto (1 e 2) che segnala che i primi otto posti nella classifica della criminalità per paese d'origine dei criminali riviene ai paesi musulmani. Essendo la Danimarca classificata nono su quest'elenco.
EuropeNews: Questo vorrebbe dunque dire che dobbiamo trattare musulmani e non musulmani in modo diverso?
Sennels: Da un punto di vista psicologico ed umanista, è molto chiaro che persone di culture diverse hanno bisogni diversi, quando hanno o quando creano problemi. La mia esperienza è che i musulmani non comprendono il nostro modo troppo occidentale di gestire i conflitti con il dialogo. Sono elevati in una cultura che comporta figure di autorità e conseguenze esterne all'individuo e molto ben definite. La tradizione occidentale, che utilizza compromesso ed introspezioni come principali attrezzi per gestire i conflitti tanto interni quanto esterni, è considerata come una debolezza nella cultura musulmana. In gran parte, non comprendono semplicemente questo modo più morbido e più umanista di trattare gli affari sociali. Nel contesto del lavoro sociale e della politica, ciò significa che l'individuo ha bisogno di più limitazioni e conseguenze più rigorose per essere in grado di adattare il suo comportamento.
EuropeNews: Ciò li conduce direttamente al secondo mito: poiché è spesso detto, che la criminalità degli immigrati è causata dai problemi sociali, e non dalla loro origine culturale. Nel vostro libro, siete in disaccordo con questa tesi e designate la religione come fonte di criminalità nei musulmani.
Sennels: Riformulerò la vostra affermazione parlando della cultura musulmana e non della religione, poiché ci sono molti musulmani che ignorano ciò che è scritto nel corano e non frequentano le moschee. Ma sono fortemente influenzati sul piano culturale. Constatiamo che particolarmente la rabbia è molto più accettata nella cultura musulmana. Come esempio: nella cultura occidentale ed in altre culture non musulmane, come in Asia, l'aggressività o un'esplosione brusca di rabbia sono viste come comportamenti che ci si rammarica successivamente e di cui si avrà vergogna. È completamente l'inverso nella cultura musulmana. Se qualcuno ridicolizza il vostro onore - ciò che chiamo come psicologo la fiducia in sé - è atteso da voi che dimostriate la vostra aggressività, e spesso anche, che vi vendicate tanto oralmente che fisicamente. Così, l'aggressività vi dà uno statuto inferiore nelle nostre culture, ma uno statuto più elevato nella cultura musulmana. C'è tuttavia un'altra ragione più profonda per spiegare il comportamento anti-sociale in gran parte diffuso nelle Comunità musulmane e la forte resistenza all'integrazione, ed è la forte identificazione che i musulmani hanno di appartenere alla cultura musulmana. Il mio incontro con la cultura musulmana è stato un incontro con una cultura eccessivamente forte ed una cultura molto fiera. È certamente un attributo che può garantire la sopravvivenza di una vecchia cultura attraverso il tempo (l'islam e la cultura musulmana ne sono un esempio eccellente). Purtroppo, una cultura forte e fiera rende anche i suoi membri quasi incapaci di adattarsi ad altri valori. In Germania, solo il 12% di 3,5 milioni di musulmani si considera più tedeschi che musulmani, in Francia e in Danimarca, il 14% soltanto dei musulmani si sentono più francesi o danesi che musulmani. Le ricerche, effettuate nelle Comunità musulmane che vivono in Danimarca, mostrano anche che il 50% della 1a e 2a generazione di immigrati è contro la libertà di parola e che l'11% di loro vorrebbe vedere la charia in sostituzione della costituzione danese (di più ampi estratti di queste ricerche si trovano nella versione stampata dal giornale). Queste percentuali elevate sono ovviamente inquietanti, ma quello che é particolarmente inquietante è che non ci sono su questi temi delle divergenze d'opinione tra i musulmani nati ed educati nei paesi musulmani ed i loro bambini che sono nati e sono cresciuti nella società danese. Quando si tratta d'identità nei musulmani, la nazionalità non conta per niente in comparazione della cultura e della religione.Ecco un'opposizione potente e crescente alla cultura ed ai valori occidentali nei ghetti musulmani a Copenaghen ed in altre grandi città europee.
EuropeNews: Come lo avete già sottolineato, numerosi musulmani hanno un legame molto forte con la loro identità religiosa. Il terzo mito che confutate nel vostro libro riguarda la percentuale di estremisti e di musulmani fondamentalisti. Spesso si suppone che questa percentuale sia relativamente debole. Quale è la vostra esperienza?
Sennels: La gente spera che la maggior parte dei musulmani sia moderna ed accetta i valori occidentali. La mia esperienza è diversa, e ciò è stato dimostrato dalle statistiche europee che ho appena citato. Nel febbraio 2008, siamo stati confrontati a gravi sommosse da parte di giovani musulmani in Danimarca. Queste sommosse erano parzialmente in reazione a l 'attenzione prestata dalla polizia danese al forte aumento dei tassi di criminalità nelle zone musulmane. Essendo l'altra ragione la ristampa delle caricature di Mahomet in tutti i giornali danesi. Questa ripubblicazione è un atto di solidarietà con il caricaturista Kurt Westergaard, la cui vita è stata ed è sempre seriamente minacciata. In queste sommosse, abbiamo visto musulmani che non praticano nella loro vita quotidiana, prendere la difesa della loro cultura e della loro religione in modo molto aggressivo. Copenaghen era in fumo durante tutta una settimana a causa di molti centinaia di incendi, e la polizia ed i vigili del fuoco che tentano di calmare la situazione sono stati anche attaccati. Una grande parte dei sommossatori si è trovata in prigione in cui lavoravo, ed ho dunque avuto occasione di dialogare con loro. La quasi-totalità di loro era musulmani, e tutti hanno affermato che i loro atti - incendiare tutto, attaccare la polizia ecc. - erano giustificati nella misura in cui la società danese, che aumenta la pressione sull'integrazione e che ristampa le caricature di Mahomet, dava prova di razzismo verso l'islam e la cultura musulmana. Alcuni Danesi che hanno preso parte alle sommosse lo avevano fatto per ragioni completamente diverse. Le loro azioni erano soprattutto motivate dalla ricerca d'avventura o d'eccitazione.
EuropeNews: Il quarto mito è che la povertà negli immigranti conduce alla cattiva situazione sociale. Nel vostro libro, voi dite che è l'opposto che è vero.
Sennels: Potete formulare quest'importante questione nel modo seguente: la gente ha problemi sociali perché sono poveri, o diventano poveri perché creano problemi sociali?. La mia esperienza è che la debole priorità accordata alla scolarità dei loro bambini, alla loro istruzione e la mancanza di motivazione per progettare una carriera professionale sono altrettanti fattori che determinano la povertà. Questi fattori sono sperimentati da numerosi musulmani tanto nelle nostre società che nei paesi musulmani. Inoltre, un quarto di tutti i giovani uomini musulmani in Danimarca ha una casella giudiziaria non vergine.Delle deboli capacità in lettura, una forte avversione contro l'autorità ed una casella criminale già riempita, rendono molto difficile il conseguimento di un'occupazione ben remunerata. È il comportamento asociale che rende povero e non il contrario. Purtroppo, numerosi politici vedono la povertà come la principale causa di problemi d'integrazione. Penso che sia un punto di vista orribile ed unidimensionale sulle persone povere e sugli individui in generale. L'idea che il comportamento della gente è determinato dalla quantità di denaro che hanno sul loro conto in banca tutti i mesi è un punto di vista estremamente limitato. Come psicologo laureato dell'università di Copenaghen, dirò che ci sono fattori molto più importanti nella vita che il denaro, influenzando il comportamento ed il modo di pensare degli individui
EuropeNews: Quale è la conclusione della vostra ricerca? L'integrazione delle persone di cultura musulmana nelle società occidentali è possibile?
Sennels: Direi che gli ottimisti, la gente che dice che l'integrazione è possibile portano una grande responsabilità. Ci sono grandi rischi che stiano mantenento una speranza, un sogno, senza fondamenti nella realtà. Questo significa che saranno responsabili per il fatto che l'Europa devia il suo riguardo e non confronta questi problemi prima che sia troppo tardi. Non ci sono semplicemente ricerche in Europa che vengono al sostegno della visione ottimista. Al contrario, tutte le ricerche di cui disponiamo sull'integrazione dei musulmani nelle società occidentali mostrano che continuiamo a dirigersi nella cattiva direzione. Non so dunque come gli ottimisti pervengono alla loro conclusione. È forse una speranza inutile e puerile che tutto si concluderà bene, come nei racconti di fiabe. O è forse un'idea pseudo Darwinista che qualsiasi sviluppo si effettua in un senso positivo. Una cosa è sicura: non fondono le loro opinioni sui fatti. Certamente, eccezioni esistono, ma in gran parte l'integrazione dei musulmani a livello necessario non è possibile. Persone qualificate e piene di compassione lavorano attraverso tutta l'Europa su questi problemi per tentare di trovare soluzioni, miliardi di euro sono stati spesi su questi progetti ma i problemi continuano a peggiorare. La spiegazione psicologica è in fatto semplice… Le culture musulmane ed occidentali sono fondamentalmente molto diverse. Ciò significa che i musulmani devono subire grandi cambiamenti nella loro identità e nei loro valori per essere in grado di accettare i valori delle società occidentali… Cambiare le strutture di base della sua personalità è un processo psicologico ed emozionale estremamente esigente. Apparentemente, troppo pochi musulmani si sentono motivati da quest'impresa. Ne conosco solo pochi che sono riusciti. Ma so anche che è al prezzo di una lunga ed estenuante lotta all'interno di essi stessi e spesso, pagano un prezzo personale elevato all'esterno poiché i loro amici e le loro famiglie li disprezzano o li disconoscono per avere lasciato la loro cultura d'origine.
EuropeNews: Ma cosa faremo con i musulmani, che sono già da noi?
Sennels: Vedo due possibilità. In primo luogo, dobbiamo cessare immediatamente ogni immigrazione di persone in provenienza da paesi musulmani verso l'Europa fino a che abbiamo provato che l'integrazione dei musulmani è possibile. In secondo luogo, dobbiamo aiutare i musulmani che non vogliono o non sono in grado di integrarsi nelle nostre società occidentali, a costruire un nuovo senso alla loro vita in una società che comprendono meglio e che le capisce. Ciò significa aiutarli ad iniziare una nuova vita in un paese musulmano. Abbiamo attualmente i mezzi economici per farlo. Come l' ho accennato precedentemente, la banca nazionale danese ha calcolato, che tutti gli immigranti in provenienza dai paesi musulmani costano 300.000 euro in media. Con questo denaro, potremmo aiutare questa gente a vivere una vita felice in un paese musulmano, senza dovere integrarsi in una società che non comprendono e non possono dunque accettare. Avere abbastanza denaro per sostenere la sua famiglia e vivere in un paese in cui si sentono completamente assimilati alla cultura circostante sarebbe un grande passo avanti nella qualità della loro vita. E dobbiamo aiutarli a raggiungere quest'obiettivo. Non soltanto i musulmani, ma le società europee ne beneficeranno. L'immigrazione dei musulmani dell'Europa verso i paesi musulmani funzionerà come ambasciate per società più libere e più democratiche, a causa della loro esperienza di vita in democrazie con veri diritti dell'uomo ed a causa delle loro conoscenze dei sistemi sociali in Europa. Porteranno con loro idee e valori molto importanti. In questo modo, potranno essere in grado di fare quello che la maggior parte di loro sogna, cioè aiutare i loro fratelli e sorelle musulmani nel loro paese d'origine cambiando le cattive condizioni di vita alle quali essi stessi avevano tentato di sfuggire inizialmente.
Nicolai Sennels 33 anni é psicologo ed ha lavorato per le autorità di Copenaghen per molti anni. Dal 2005 al 2008 ha lavorato alla prigione Sønderbro per i giovani a Copenaghen.

Fonte:Europe News

5 commenti:

Massimo ha detto...

Il Cardinale Biffi lo aveva capito (e detto) già 9 anni fa ...

Elly ha detto...

Massi, non è che bisogna essere psicologi o cardinali per capire una cosa del genere... una cultura ha dentro di se la libertà e l'altra la restrizione più totale, una è mallebile e l'altra è distruttiva. Basta solo fare uno più uno e si ha la risposta.

Anonimo ha detto...

Da far leggere a tutti quegli spocchiosi radical-chic che fanno le anime belle sulla pelle degli altri.

eudora

Elly ha detto...

Eudora, credi che riusciranno a capire dove sta l'imbroglio? Io dico di no.

Elly 2 ha detto...

Ho letto questa intervista con mia madre e ne è nata una discussione dietro l'altra. Quasi due ore per finire di leggere queste poche righe.
Questo per dirti che avrei davvero tanto da dire, ma mi limito a questo: giustissimo quello che ha detto Sennels quasi fino alla fine, ma c'è un problema proprio in dirittura d'arrivo: non l'ho sentito parlare del motivo per cui i musulmani stanno venendo a migliaia in paesi che sanno già che odieranno e disprezzeranno. Perchè, se sono così attaccati e "fieri" (e qui dovrei dire qualcosa su questo termine) di essere musulmani, non rimangono nella loro adorata terra?
Sembra che questa domanda non piaccia a nessuno. Quindi o la evitano perchè non sanno dare una risposta, o la evitano perchè la sanno ma non hanno il coraggio di dirla ad alta voce. In alternativa, ti rispondono volentieri perchè fanno parte dei cretini che pensano sia colpa "della guerra degli ameriCani".
La realtà è sotto gli occhi di tutti: avete presente le locuste?