martedì 12 maggio 2009

Immigrazione

Partita doppia. Non è ostacolando i rimpatri che si ha una società multietnica di Francesco Forte

L'integrazione richiede regole. La tesi che circola in autorevoli ambienti cattolici secondo cui il decreto legge sulla sicurezza appena approvato e le misure che il governo italiano sta adottando per il rimpatrio dei clandestini che arrivano nel nostro paese sono sbagliate, in quanto violano criteri umanitari e si pongono contro il multi culturalismo, è errata. E ciò non dal punto di vista di una diversa concezione filosofica ed economica, ma esattamente dal punto di vista dei principi cattolici. Che si basano sulla carità e sulla giustizia. Infatti applicando una tesi permissiva come quella che sembra emergere da queste critiche si otterrebbe, al di là del brevissimo termine, un risultato opposto a quello desiderato. E si violerebbe il principio di carità e di giustizia. Invece che un risultato umanitario si avrebbe un risultato opposto. Con un danno ingiusto non intenzionale. Per spiegare il perché di questo risultato involontariamente opposto a quello desiderato, può servire un importante esempio storico, quello riguardante il flusso degli schiavi provenienti in Europa dall’Africa, che si è verificato per alcuni secoli anche dopo il medio evo. La Chiesa cattolica per porre rimedio a questo orribile mercato aveva invitato i fedeli abbienti, le opere pie e le organizzazioni religiose a raccogliere mezzi finanziari per comprare tali schiavi e liberarli. Pareva che, con questo comportamento apparentemente molto umanitario si potesse mitigare questa vergognosa piaga. Ma l’apparenza spesso inganna, perché si considerano gli effetti immediati di una certa condotta e non quelli successivi causati da tale condotta. Infatti il fatto che ci fosse un copioso acquisto di schiavi allo scopo di liberarli, indusse coloro che catturavano gli africani nei loro villaggi per ridurli in schiavitù e venderli in Europa, a effettuare un maggior numero di tali operazioni, in base alla semplice legge economica per cui un aumento di domanda rende conveniente una espansione dell’offerta. E il risultato fu quello di accrescere le razzie ai villaggi africani per catturare loro abitanti, incatenarli e imbarcarli per il vecchio continente. La tratta degli schiavi cessò solo quando si impedì alle navi su cui vi erano gli schiavi africani di attraccare, considerando questo “commercio” come illecito. Ovviamente ciò comportò l’uso della forza pubblica. Mi pare che l’esempio sia abbastanza chiaro. Se l’Italia adotta, per l’immigrazione clandestina, una linea lassista, le imbarcazioni di fortuna su cui vengono imbarcati i clandestini da trafficanti senza scrupoli aumenteranno, perché questi “disperati” raggiungeranno più facilmente l'Italia e meno facilmente saranno rimpatriati. La speranza di venire in Italia ed eventualmente dall’Italia passare in altri stati dell’Unione Europea, grazie alla libera circolazione delle persone, fra gli stati membri, si accrescerà. L’azione di contrasto diventerà più difficile. Ci saranno più imbarcazioni di fortuna che prenderanno il mare per questo scopo e un numero maggiore di persone,imbarcate mediante questa nuova tratta di africani ( particolarmente quelle più deboli) potrà perire nelle disavventure derivanti dal fatto che il mare non è sempre calmo e che le imbarcazioni in questione sono sovraccariche e non sempre guidate da mani esperte. Non sappiamo quante siano, adesso, le persone che il mare inghiotte, prima che le nostre navi e aerei avvistino le imbarcazioni, con cui si svolge questo traffico (che per la inumanità delle condizioni assomiglia molto a quello degli schiavi africani del passato). Ma si ammetta pure, per comodità di ragionamento, che questi traffico clandestino, grazie alla permissività delle regole e della loro applicazione generi un grande flusso di immigrati clandestini africani che sbarcano in Italia con la loro famiglia e qui rimangono senza documenti, senza un luogo predefinito in cui arrivare e una prospettiva concreta di lavoro. Essi vagherebbero con le loro famiglie, dovrebbero vivere di espedienti , forse troverebbero un lavoro occulto e diventerebbero, tramite ciò, una nuova specie di schiavi. Alcuni si dedicherebbero al furto per sopravvivere, altri diverrebbero succubi di organizzazioni criminali, alcune ragazze si prostituirebbero. E l’integrazione razziale diventerebbe molto più difficile. Non si darebbe luogo a una comunità multi etnica ma a una società disintegrata. E ciò danneggerebbe la reputazione di coloro che arrivano dall’Africa con un regolare permesso di lavoro e desiderano integrarsi nel nostro paese, sulla base del principio "chi non lavora non mangia". Si rilegga il De Officiis di Sant’Ambrogio, là dove si occupa della carità, tramite l’elemosina. Egli scrive: “E’ chiaro che la liberalità deve avere un limite per evitare generosità inutili … Si presentano uomini robusti, vagabondi di professione , che vogliono carpire i sussidi dei poveri… Se si presta loro fede si esauriscono in un batter d’occhio le riserve destinate al mantenimento dei poveri. La distribuzione dell’elemosina abbia un limite, così che nessuno vada a mani vuote”. Sant’Ambrogio prima di diventare vescovo di Milano, era, di professione un pubblico amministratore, i suoi scritti rivelano una competenza economica che non sorprende, considerando gli studi che aveva fatto e la sua profonda intelligenza. In questa frase ci sono due concetti importanti di natura economica che vanno tenuti presenti per valutare le vere politiche umanitarie. Il primo è quello di non fermarsi all’immediato, di guardare al dopo, al medio termine. Quando l’attuale papa ha affermato che la crisi economica attuale è dovuta alla avidità di una parte degli operatori finanziari, intendeva riferirsi alla loro visione di breve periodo con cui hanno sottovaluto i rischi delle loro condotte spericolate. Il ragionamento si può rovesciare dall’avidità alla carità, da un sentimento cattivo a uno buono, che induce anche esso, per motivi diversi, all’abbaglio. Qui in buona fede, là spesso in mala fede. La mala fede è un aggravante, la buona fede toglie il dolo e la colpa, ma resta la conseguenza sbagliata. Il secondo insegnamento di Sant Ambrogio è quello del “limite”. I posti di lavoro sono limitati. Crescono nel tempo quando l’economia migliora ma sempre con dei limiti. L’azione umanitaria deve considerare questi e altri limiti per poter “dare a tutti” con equità ossia in modo giusto. L’integrazione multi etnica richiede regole. Diversamente non si ha una “comunità” multi etnica, ma una società dissociata.

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