La svolta di Dariospia di Mario Giordano
Dagospia? Gli fa un baffo. Lui è meglio. Lui è Dariospia Franceschini, il segretario che ha ereditato il partitone delle Botteghe Oscure e l’ha trasformato in una sala coiffeur. Bisogna capirlo: con la politica è in affanno, non gli resta che il gossip. E così ieri mattina, appena s’è bevuto caffelatte e Repubblica, è partito all’attacco scegliendo definitivamente il terreno su cui l’opposizione farà la guerra a Berlusconi: la crisi economica? La riforma delle pensioni? Le riforme istituzionali? La riduzione dei parlamentari? Macché. Le clamorose rivelazioni sul caso Noemi (detta «alicella», cioè acciughina) di un certo Gino, ex fidanzato (detto «Porcellino Gurgh»). Il loro amore, i loro bacetti, e poi le telefonate, Emilio Fede, il book, le vacanze in Sardegna e Berlusconi. Tutto molto divertente, tutto molto interessante. Infatti pare che in settimana si proceda anche con la sostituzione del nome del partito. L’acronimo resta, la sostanza cambia: Pd, Pettegolezzi Democratici. Che ci volete fare? Così va la Repubblica del gossip. Dopo aver scovato la fanciulla di Casoria alla festa del Milan (scandalo! Fra 900 persone invitate c’era anche lei!) e dopo aver inutilmente dragato il passato della famiglia Letizia, il giornalone di De Benedetti ha fatto il grande scoop della settimana: l’intervista a Gino. E dire che una volta da quelle parti si vantavano di fare il quotidiano delle classi dirigenti e acculturate: chi glielo doveva dire che sarebbero finiti in portineria... Due pagine, grandi foto, ampio richiamo in prima. L’hanno chiamata pure «inchiesta» e ci hanno speso firme pesanti. Accidenti, che spreco: e dire che per certe operazioni basterebbero Fabrizio Corona e Eva Express. In sostanza che c’è di nuovo? Nulla. O quasi. Gino, operaio con la passione per la kickboxing, racconta del suo amore con Noemi, parla delle telefonate che la ragazza avrebbe ricevuto da Berlusconi («Era paterno, le chiedeva com’era andata a scuola, se aveva studiato...»), dell’invito per un Capodanno in Sardegna, insieme a 30 altre ragazze. Tutte affermazioni immediatamente smentite dalla famiglia Letizia, che ha annunciato querela. Ma il fatto è che sulle presunte rivelazioni dell’operaio che ama la kickboxing, il Pd ha deciso di scatenare la sua grande offensiva politica: Dariospia Franceschini ha suonato la carica, tutti gli altri sono andati dietro. E così la classe dirigente di questo Paese ha passato un’intera giornata a scannarsi su «alicella» e «Porcellino Gurgh». Che meraviglia. Secondo Luigi Zanda si tratta addirittura di una «questione di Stato». (Ullallà: Porcellino Gurgh questione di Stato? Che carriera). Sul tema sono subito intervenuti i pezzi grossi del palazzo democratico, da Enrico Letta all’ex ministro Fioroni. Gad Lerner si è scatenato sul suo blog parlando di Berlusconi come di «vecchio bavoso» che «ha perso il controllo delle sue facoltà mentali» (quando si dice un giudizio equilibrato). E Massimo D’Alema, che fino all’altro giorno trattava il gossip come il sacco nero della spazzatura, s’appassiona alla vicenda, facendone oggetto di dibattito al seminario «Italianieuropei». Manca ancora Umberto Eco che ci costruisca una lectio magistralis per la Sorbona, e poi il quadro è completo. Avanti gossip, alla riscossa: il Pd, nato per fondere la tradizione cattolica e comunista, muore inseguendo la tradizione delle comari. Don Sturzo e Togliatti addio, adesso basta Alfonso Signorini. Il programma politico è pronto: Novella 2000. E pazienza se nel fare questo si fa a pezzi una diciottenne, la cui vita da giorni viene sottoposta a un trattamento vergognoso. Danni collaterali della battaglia gossipara: ci sono stati inviati della Rai, pagati con i soldi pubblici, che hanno passato le loro giornate a cercare di scavare nel passato della ragazza. Sono stati messi in piazza i suoi affetti, i suoi soprannomi, le sue lettere all’ex fidanzato, che ha raccontato di lei persino quante volte dormivano insieme. E la privacy? Evidentemente vale solo per qualcuno. Non per Noemi. Noemi si può massacrare, si può mettere alla berlina, si può infangare. Sinceramente mi chiedo come faccia a resistere. E poi mi chiedo perché nessuno s’indigni. Forse perché è nata a Casoria? Ma sì, in fondo quel rione popolare nei quartieri snob non piace nemmeno un po’. Nella redazione di Repubblica, figurarsi. E così è partita la caccia, l’assalto senza ritegno, la più grande manifestazione di inciviltà che la recente storia giornalistica ricordi. Con l’aggravante che a farla sono proprio i grandi moralisti della carta stampata. E la spacciano pure per una severa inchiesta. Dicono che il problema è che il premier mente. Cioè dice bugie. Ma bugie su che? Su come ha conosciuto Noemi? Sul perché quella sera era a Napoli? E il presidente del Consiglio deve giustificare e spiegare coram populo le ragioni di tutti i suoi spostamenti? Il giorno d’inizio di tutte le sue amicizie? Che cosa cambia per il Paese sapere in quale minuto secondo ha conosciuto Noemi? Mica si tratta di una questione di rilevanza istituzionale. Ha ragione Giuliano Ferrara quando scrive sul Foglio dei Fogli che frequentazioni, consuetudini e amicizie di un uomo politico possono essere di interesse pubblico oppure no. Ma in questo caso non se ne vede l’interesse pubblico. A meno che la sinistra non sottintenda qualcosa, non voglia insinuare qualcosa che non ha il coraggio di mettere nero su bianco. Non so se vogliano sottintendere, non so se vogliano insinuare. Non so che cosa non hanno il coraggio di mettere nero su bianco. Di sicuro, però, sono disperati. Ancora ieri Franceschini ha collezionato l’ultima figuraccia: ha chiamato a raccolta le forze dell’opposizione, dall’Udc all’Idv, e quelle gli hanno sbattuto la porta in faccia. Povero Dariospia: non ha una linea, non ha un partito, non ha un futuro e anche il presente è piuttosto incerto. E così si attacca a quel che può: gli avanzi della via giudiziaria, i davanzi della via pettegola. Il risultato è evidente: resterà alla storia per aver inaugurato, con la sua indimenticabile segreteria, l’antiberlusconismo diva&donna, la lotta politica con il gossip fra i denti, il progetto sociale fondato su Porcellino Gurgh. E pensare che fino a qualche giorno fa s’indignava perché in questo Paese non si parlava abbastanza di crisi economica. Che cosa gli è successo? C’era una volta la svolta di Salerno, la sua la potremmo chiamare la svolta della mutanda: si affida al buco della serratura per coprire il suo buco nell’acqua.
2 commenti:
Ma l'Italia dove sta? Nelle mutande di Noemi che tutti ci vanno a rovistare in campagna elettorale?
Ma l'italia pensa ad altro, non certo a Noemi o la signora Veronica. Poi, gli intellettuali hai voglia che parlano di italiani "pecoroni". Sono alcuni dei giornali "importanti" che fanno diventare dei pecoroni alcuni italiani, quelli che guardano dal buco della serratura.
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