L’attacco è partito, orchestrato, subdolo, prederterminato. Mancano poche settimane al G8, un’occasione imperdibile per incrinare significativamente l’immagine e il consenso del Presidente del Consiglio. Si è partiti con la polemica sulle veline e la loro presunta presenza nelle liste PdL per le elezioni Europee, per poi passare, con logica perversa, alla vicenda Noemi e alle dieci domande di Repubblica, ormai ridotto a rotocalco rosa con venature hard, ovviamente supportato dall'immancabile Guardian, evidentemente all’oscuro del ciarpame prodotto da alcuni ministri del governo Brown. E’ arrivata poi la solita, puntuale sentenza pre-elettorale sul caso Mills del solito giudice terzo e indipendente, frequentatore di Social Forum, giudice che emette una sentenza su chi imputato non è, il tutto condito da allarmi democratici lanciati dall’opposizione e richiami istituzionali mirati, pronunciati con mirabile sincronia. Nulla di nuovo si dirà. Abbiamo già visto Presidenti della Repubblica concordare con procuratori e direttori di giornali avvisi di garanzia (per reati poi rivelatisi infondati) da mandare al Premier, sono quindici anni che tutto ciò accade, ovviamente con particolare virulenza prima di appuntamenti elettorali e con l’aiuto della stampa liberal internazionale. Qualcosa di nuovo questa volta invece c’è. La strategia destabilizzatrice del Governo e del Premier è perseguita, neanche tanto nascostamente, non solo dai soliti poteri forti (qualcuno dia un’occhiata alla Stampa diretta da l’ex-capo redattore di Repubblica), ma anche da quella che ormai si autodefinisce la minoranza del PdL. Abbiamo infatti appreso, di recente, dalla fustigatrice di veline, novella Torquemada dei buoni costumi, Sofia Ventura (in un’intervista di M.T. Meli sul Corriere), che il Presidente della Camera On. Fini rappresenta la minoranza all’interno del PdL, unico – dice lei - baluardo contro il cesarismo berlusconiano, che ha imposto nel partito “una struttura piramidale dove tutto dipende dall’alto”. Fini “contro il pensiero unico… rappresenta una prospettiva di cambiamento. Lui sogna una destra decente”, ovviamente contrapposta ad una destra indecente, rappresentata da Berlusconi. A tal proposito, On. Bondi, è questa la sana dialettica interpartitica a cui si riferiva qualche giorno fa, in un articolo sul “Il giornale"? Di cesarismo, in verità, l’On. Fini aveva già parlato ancor prima delle ultime elezioni, per poi puntualmente accodarsi al novello Cesare nelle liste elettorali e guadagnarsi lo scranno di Montecitorio. Gli ultimi mesi, invece, sono stati un continuo ritornello di moniti, reprimende, richiami, apoteosi del politically correct della terza carica dello Stato, ad ogni sospiro del Presidente del Consiglio. E veniamo alla cronaca di questi giorni. All’assemblea di Confindustria, Berlusconi ha definito (io c’ero) il Parlemento “pletorico e controproducente”, evidenziando la necessità di riformare gli ordinamenti parlamentari e ridurre il numero dei componenti. In definitiva ha detto, niente più e niente meno, quello che tutti pensano: due camere sono troppe, mille parlamentari sono un’enormità, gli iter legislativi sono lenti e sarà difficile che siano i parlamentari stessi a volersi autodistruggere. Dov’è lo scandalo? E invece no, apriti cielo! Le danze le ha aperte proprio la minoranza del PdL che per bocca del suo portavoce, per inciso anche Presidente della Camera, si è affrettata a difendere le prerogative del Parlamento dall’attacco della sopra definita destra indecente, prendendosi i complimenti dell’intera opposizione che lo ha eletto (parole di D’Alema) a “punto di riferimento per tutte le persone che amano la democrazia”. Bizzarie della politica: un ex-comunista lanciatore di molotov, che dà la patente di padre della democrazia ad un ex-fascista… dove andremo a finire!? Tutto ciò, mentre il Partito Democratico chiama a raccolta Di Pietro e Casini (ricevendone un sonoro rifiuto) per sollecitare un incontro che si occupi di definire iniziative comuni contro “la reiterata manifestazione di disprezzo verso le prerogative del Parlamento” del Presidente del Consiglio. A quest’incontro, presumibilmente zeppo di statisti democratici, ci potete giurare, vorrebbe essere presente, almeno con il cuore, anche la destra decente, la nuova minoranza del PdL, unica garante contro la deriva autoritaria del Premier. Ma, in tutto questo, i coordinatori del PdL non hanno niente da dire? E lei, Presidente Berlusconi, cosa aspetta ad andare ad elezioni anticipate e a mandare tutti a casa, Presidente della Camera incluso?
lunedì 25 maggio 2009
Gli attacchi
Quella minoranza del PdL che va all'attacco continuo del Premier di Milton
L’attacco è partito, orchestrato, subdolo, prederterminato. Mancano poche settimane al G8, un’occasione imperdibile per incrinare significativamente l’immagine e il consenso del Presidente del Consiglio. Si è partiti con la polemica sulle veline e la loro presunta presenza nelle liste PdL per le elezioni Europee, per poi passare, con logica perversa, alla vicenda Noemi e alle dieci domande di Repubblica, ormai ridotto a rotocalco rosa con venature hard, ovviamente supportato dall'immancabile Guardian, evidentemente all’oscuro del ciarpame prodotto da alcuni ministri del governo Brown. E’ arrivata poi la solita, puntuale sentenza pre-elettorale sul caso Mills del solito giudice terzo e indipendente, frequentatore di Social Forum, giudice che emette una sentenza su chi imputato non è, il tutto condito da allarmi democratici lanciati dall’opposizione e richiami istituzionali mirati, pronunciati con mirabile sincronia. Nulla di nuovo si dirà. Abbiamo già visto Presidenti della Repubblica concordare con procuratori e direttori di giornali avvisi di garanzia (per reati poi rivelatisi infondati) da mandare al Premier, sono quindici anni che tutto ciò accade, ovviamente con particolare virulenza prima di appuntamenti elettorali e con l’aiuto della stampa liberal internazionale. Qualcosa di nuovo questa volta invece c’è. La strategia destabilizzatrice del Governo e del Premier è perseguita, neanche tanto nascostamente, non solo dai soliti poteri forti (qualcuno dia un’occhiata alla Stampa diretta da l’ex-capo redattore di Repubblica), ma anche da quella che ormai si autodefinisce la minoranza del PdL. Abbiamo infatti appreso, di recente, dalla fustigatrice di veline, novella Torquemada dei buoni costumi, Sofia Ventura (in un’intervista di M.T. Meli sul Corriere), che il Presidente della Camera On. Fini rappresenta la minoranza all’interno del PdL, unico – dice lei - baluardo contro il cesarismo berlusconiano, che ha imposto nel partito “una struttura piramidale dove tutto dipende dall’alto”. Fini “contro il pensiero unico… rappresenta una prospettiva di cambiamento. Lui sogna una destra decente”, ovviamente contrapposta ad una destra indecente, rappresentata da Berlusconi. A tal proposito, On. Bondi, è questa la sana dialettica interpartitica a cui si riferiva qualche giorno fa, in un articolo sul “Il giornale"? Di cesarismo, in verità, l’On. Fini aveva già parlato ancor prima delle ultime elezioni, per poi puntualmente accodarsi al novello Cesare nelle liste elettorali e guadagnarsi lo scranno di Montecitorio. Gli ultimi mesi, invece, sono stati un continuo ritornello di moniti, reprimende, richiami, apoteosi del politically correct della terza carica dello Stato, ad ogni sospiro del Presidente del Consiglio. E veniamo alla cronaca di questi giorni. All’assemblea di Confindustria, Berlusconi ha definito (io c’ero) il Parlemento “pletorico e controproducente”, evidenziando la necessità di riformare gli ordinamenti parlamentari e ridurre il numero dei componenti. In definitiva ha detto, niente più e niente meno, quello che tutti pensano: due camere sono troppe, mille parlamentari sono un’enormità, gli iter legislativi sono lenti e sarà difficile che siano i parlamentari stessi a volersi autodistruggere. Dov’è lo scandalo? E invece no, apriti cielo! Le danze le ha aperte proprio la minoranza del PdL che per bocca del suo portavoce, per inciso anche Presidente della Camera, si è affrettata a difendere le prerogative del Parlamento dall’attacco della sopra definita destra indecente, prendendosi i complimenti dell’intera opposizione che lo ha eletto (parole di D’Alema) a “punto di riferimento per tutte le persone che amano la democrazia”. Bizzarie della politica: un ex-comunista lanciatore di molotov, che dà la patente di padre della democrazia ad un ex-fascista… dove andremo a finire!? Tutto ciò, mentre il Partito Democratico chiama a raccolta Di Pietro e Casini (ricevendone un sonoro rifiuto) per sollecitare un incontro che si occupi di definire iniziative comuni contro “la reiterata manifestazione di disprezzo verso le prerogative del Parlamento” del Presidente del Consiglio. A quest’incontro, presumibilmente zeppo di statisti democratici, ci potete giurare, vorrebbe essere presente, almeno con il cuore, anche la destra decente, la nuova minoranza del PdL, unica garante contro la deriva autoritaria del Premier. Ma, in tutto questo, i coordinatori del PdL non hanno niente da dire? E lei, Presidente Berlusconi, cosa aspetta ad andare ad elezioni anticipate e a mandare tutti a casa, Presidente della Camera incluso?
L’attacco è partito, orchestrato, subdolo, prederterminato. Mancano poche settimane al G8, un’occasione imperdibile per incrinare significativamente l’immagine e il consenso del Presidente del Consiglio. Si è partiti con la polemica sulle veline e la loro presunta presenza nelle liste PdL per le elezioni Europee, per poi passare, con logica perversa, alla vicenda Noemi e alle dieci domande di Repubblica, ormai ridotto a rotocalco rosa con venature hard, ovviamente supportato dall'immancabile Guardian, evidentemente all’oscuro del ciarpame prodotto da alcuni ministri del governo Brown. E’ arrivata poi la solita, puntuale sentenza pre-elettorale sul caso Mills del solito giudice terzo e indipendente, frequentatore di Social Forum, giudice che emette una sentenza su chi imputato non è, il tutto condito da allarmi democratici lanciati dall’opposizione e richiami istituzionali mirati, pronunciati con mirabile sincronia. Nulla di nuovo si dirà. Abbiamo già visto Presidenti della Repubblica concordare con procuratori e direttori di giornali avvisi di garanzia (per reati poi rivelatisi infondati) da mandare al Premier, sono quindici anni che tutto ciò accade, ovviamente con particolare virulenza prima di appuntamenti elettorali e con l’aiuto della stampa liberal internazionale. Qualcosa di nuovo questa volta invece c’è. La strategia destabilizzatrice del Governo e del Premier è perseguita, neanche tanto nascostamente, non solo dai soliti poteri forti (qualcuno dia un’occhiata alla Stampa diretta da l’ex-capo redattore di Repubblica), ma anche da quella che ormai si autodefinisce la minoranza del PdL. Abbiamo infatti appreso, di recente, dalla fustigatrice di veline, novella Torquemada dei buoni costumi, Sofia Ventura (in un’intervista di M.T. Meli sul Corriere), che il Presidente della Camera On. Fini rappresenta la minoranza all’interno del PdL, unico – dice lei - baluardo contro il cesarismo berlusconiano, che ha imposto nel partito “una struttura piramidale dove tutto dipende dall’alto”. Fini “contro il pensiero unico… rappresenta una prospettiva di cambiamento. Lui sogna una destra decente”, ovviamente contrapposta ad una destra indecente, rappresentata da Berlusconi. A tal proposito, On. Bondi, è questa la sana dialettica interpartitica a cui si riferiva qualche giorno fa, in un articolo sul “Il giornale"? Di cesarismo, in verità, l’On. Fini aveva già parlato ancor prima delle ultime elezioni, per poi puntualmente accodarsi al novello Cesare nelle liste elettorali e guadagnarsi lo scranno di Montecitorio. Gli ultimi mesi, invece, sono stati un continuo ritornello di moniti, reprimende, richiami, apoteosi del politically correct della terza carica dello Stato, ad ogni sospiro del Presidente del Consiglio. E veniamo alla cronaca di questi giorni. All’assemblea di Confindustria, Berlusconi ha definito (io c’ero) il Parlemento “pletorico e controproducente”, evidenziando la necessità di riformare gli ordinamenti parlamentari e ridurre il numero dei componenti. In definitiva ha detto, niente più e niente meno, quello che tutti pensano: due camere sono troppe, mille parlamentari sono un’enormità, gli iter legislativi sono lenti e sarà difficile che siano i parlamentari stessi a volersi autodistruggere. Dov’è lo scandalo? E invece no, apriti cielo! Le danze le ha aperte proprio la minoranza del PdL che per bocca del suo portavoce, per inciso anche Presidente della Camera, si è affrettata a difendere le prerogative del Parlamento dall’attacco della sopra definita destra indecente, prendendosi i complimenti dell’intera opposizione che lo ha eletto (parole di D’Alema) a “punto di riferimento per tutte le persone che amano la democrazia”. Bizzarie della politica: un ex-comunista lanciatore di molotov, che dà la patente di padre della democrazia ad un ex-fascista… dove andremo a finire!? Tutto ciò, mentre il Partito Democratico chiama a raccolta Di Pietro e Casini (ricevendone un sonoro rifiuto) per sollecitare un incontro che si occupi di definire iniziative comuni contro “la reiterata manifestazione di disprezzo verso le prerogative del Parlamento” del Presidente del Consiglio. A quest’incontro, presumibilmente zeppo di statisti democratici, ci potete giurare, vorrebbe essere presente, almeno con il cuore, anche la destra decente, la nuova minoranza del PdL, unica garante contro la deriva autoritaria del Premier. Ma, in tutto questo, i coordinatori del PdL non hanno niente da dire? E lei, Presidente Berlusconi, cosa aspetta ad andare ad elezioni anticipate e a mandare tutti a casa, Presidente della Camera incluso?
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2 commenti:
Un cittadino normale di Centro Destra e di Destra, vorrebbe votare pdl per sostenere Berlusconi dopo tutto questo can can mediatico e privo di concretezza. Ma poi pensa: se voto pdl voto anche Fini e i "102" contrari ad una politica repressiva dell'immigrazione. Allora torna prepotentemente in auge la coerenza di Forza Nuova ...
Già, Massimo. E mi dispiace davvero per Berlusconi e per la lega soprattutto.
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