domenica 29 aprile 2012

Tagli alla difesa


Dopo quella degli esodati, sta per arrivare la bomba degli esoldati. Il governo di Mario Monti ha infatti intenzione di mandare a casa 40mila militari attualmente inquadrati nelle varie forze (esercito, marina, aeronautica). Una dismissione umana graduale, da qui al 2024, che dovrebbe fare scendere l’organico delle attuali forze armate da 190 a 150 mila militari. Questo significa che con il turn over annuo di entrate e uscite si dovranno in media lasciare a casa 3.333 stellette ogni anno. Così si potranno risparmiare 2,2 miliardi di euro l’anno a regime rispetto ad oggi. Il piano è contenuto in un disegno di legge delega a firma del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola. E difficilmente sarà popolarissimo sia nell’uno che nell’altro schieramento politico che dovrebbe assicurare la maggioranza per farlo diventare legge. Nel Pdl sarà facile catalizzare il malumore degli esoldati, nelle fila del Pd chissà quanti approveranno un’operazione che si propone di investire tutti quei 2,2 miliardi di euro risparmiati all’anno in tecnologie e armamenti. Assai probabile che buona parte della sinistra oggi fuori dal Parlamento possa insorgere di fronte a questa ipotesi di scambio (semplifichiamo) fra uomini e bombe: meno uomini per avere più bombe.

La strage in ogni caso non sarà assoluta, anche perché mandare via i militari non è progetto di facilissima realizzazione: secondo i dati forniti dallo stesso ministero in forza oggi ci sono solo cinque alla vigilia del 65° anno di età, 6 alla vigilia del 64°, 24 alla vigilia del 63° e in tutto circa 800 militari dai 60 anni in su. La maggiore parte dei reclutati ha meno di 50 anni, e il grosso della truppa è fra i 30 e i 40 anni. I costi medi sono molto differenziati. Al lordo di Irap e oneri previdenziali gli ufficiali (esclusi i dirigenti) costano in media 72.349 euro l’anno. I sottoufficiali vanno da una media di 39.524 euro per i sergenti ai 54.993 euro dei marescialli. I volontari di truppa costano in media 35.717 euro. Per risparmiare di più è necessario dunque essere selettivi, e cercare un costo medio di circa 50mila euro l’anno per la scelta degli esoldati. L’obiettivo finale che si vuole raggiungere è quello di 115.330 militari in servizio permanente (più di 35mila meno di oggi) e 34.700 in posizione di ferma (circa 4 mila meno di oggi).

Come scatterà la riduzione? In tre modi. Il primo è il più banale: si ridurrà sensibilmente il reclutamento in modo da non rimpiazzare quelli che naturalmente se ne devono andare via per limiti di età o di servizio. Il secondo sarà il tentativo di civilizzare i militari facendoli passare nei ruoli organici dei ministeri per rispondere al loro turn over. Ma si prevede già che l’appeal di questa misura sarà scarsino fra le truppe. Il disegno di legge delega allora cambia alcune norme attuali per facilitare la terza strada, inserendo «alcune misure volte a facilitare, con ogni necessaria garanzia per ciascuno, l’anticipazione dell’esodo del personale militare rispetto ai limiti di età: si tratta di una serie di possibili misure, fra le quali quelle dell’estensione dell’ambito applicativo dell’aspettativa per riduzione di quadri anche al personale di livello non dirigenziale e del ricorso a forme di sospensione del servizio».

Leggendo Di Paola si scopre così che la riforma delle pensioni fatta da Elsa Fornero nel decreto salva-Italia dello scorso 6 dicembre vale per tutti, ma non per i militari che al momento possono ancora essere baby-pensionati. Per l’innalzamento della loro età pensionabile infatti tutto è stato demandato a un apposito regolamento, che nessuno si è finora immaginato nemmeno di scrivere in bozza. E difficilmente lo sarà ora con l’esigenza di mandare a casa prima del tempo migliaia di stellette. Analoga cura dimagrante è prevista anche per il personale civile in forza al ministero della Difesa. Secondo Di Paola entro l’anno prossimo già scenderà a 29.525 unità e in un decennio dovrà attestarsi sulle 20 mila unità, con un esodo di circa 10 mila dipendenti. Qui non si sa bene come funzionino le regole previdenziali perché nella pianta organica 2011 risulta in servizio un dipendente classe 1939 (73 anni), due del 1940 (72 anni), uno del 1942 (70 anni), due del 1943 (69 anni), due del 1944 (68 anni), 26 del 1945 (67 anni), 30 del 1946 (66 anni) e 118 del 1947 (65 anni). I dipendenti civili sono divisi in tre aree funzionali che costano lorde fra 30.177 e 44.783 euro l’anno.

di Franco Bechis

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