domenica 22 aprile 2012
Privilegi della casta politica
E poi dicono che i deputati non lavorano. Falso. C’è chi, povero lui, non riesce neanche a dormire la notte. Tensione, ansia, emendamenti e proposte di legge da presentare, attività del partito da portare avanti: da quando c’è Monti, poi, è finita la tregua. Le maratone in Aula stancano. E il calo psico-fisico è in agguato. Però a tutto c’è rimedio. Soprattutto a Palazzo. Basta leggere il tariffario per l’assistenza sanitaria integrativa della Camera dei deputati e ti si apre un mondo. Prendi la cura del sonno. Nel tariffario c’è anche quella, alla voce neurologia e psichiatria: importo singolo per le prestazioni offerte ai politici “convenzionati” 516,46 euro. E c’è poco da scherzare. Chi deve ricorrere a questa terapia soffre davvero tanto, perché significa che non riesce a riposare serenamente, ha bisogno di sedute rilassanti (molto più di alcune giornate di inattività tra i banchi di Montecitorio), necessita di farmaci per dormire e per frenare gli stati di nevrosi. È più agitato di una molla, insomma tocca calmarlo in qualche modo, in genere ricorrendo a ipnosi o a tranquillanti. A leggere i siti specializzati si scopre che la terapia del sonno, al pari di tante altre cure psichiatriche, è stata utilizzata per affrontare sindromi molto diverse tra loro, come la schizofrenia, gli stati maniacali, la melanconia accompagnata da agitazione, l’isteria, le nevrosi, le tossicomanie, le malattie psicosomatiche. Assodato che alla Camera, spesso se ne vedono di tutti i colori, c’è da dire che finora di soggetti schizzati (fortunatamente) non c’è traccia, ma poiché la scuola di Pavlov applicò la cura del sonno anche a disturbi psicosomatici come la colite ulcerosa e l’ipertensione arteriosa, che sono invece disturbi molto frequenti, è possibile che qualche nostro onorevole ricorra al medico per farsi aiutare con la narcoterapia.
Del resto, al pari del monitoraggio protratto del ciclo sonno-veglia (258,23 euro), dell’elettroshock con narcosi (154,94) o dei test proiettivi della personalità (77,47), è tutto compreso nelle prestazioni sanitarie che la casta può richiedere dopo avere versato una quota del proprio stipendio lordo al fondo di solidarietà dei deputati, che in base a convenzioni stipulate con studi medici privati, ad esempio nel centro di Roma, dà diritto a prestazioni a prezzi ribassati anche del 50% rispetto al listino per i comuni mortali. Ovviamente, nessun reato: però è facile intuire che poiché lo stipendio lordo ai parlamentari lo pagano i cittadini, cioè tutti noi, anche il loro benessere psico-fisico è in parte garantito con i soldi degli italiani. Pennichella e calmanti compresi. Le prestazioni sanitarie sono infatti coperte direttamente dal fondo per la solidarietà, andato in rosso negli anni per via dei troppi utenti che ne hanno attinto (compresi gli ex deputati e pure due giudici della Corte costituzionale). Nel tariffario consegnato dal servizio per le competenze dei parlamentari c’è poi scritto che il collegio dei deputati questori, nella riunione del 2 aprile 2008, ha deliberato che la percentuale di rimborso delle spese sanitarie non potrà essere superiore all’80% dell’importo ammesso al rimborso del Fondo, fermo restando i limiti di valore indicati nel tariffario ove tale importo sia comunque ad essi superiore. Cioè, appunto se un deputato vuole fare la cura del sonno è coperto fino a 516,46 euro a prestazioni: oltre ci deve pensare lui. E per la chirurgia estetica? Qualcuno giura che la casta riesca a farsi rimborsare anche rinoplastiche e altro, ma stavolta non è così. Nel rimborso del 90% sono ammessi solo interventi prettamente medici: va bene i massaggi e i fanghi termali con lo scontone, ma i nasi rifatti per bellezza non sono ancora contemplati.
di Brunella Bolloli
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