sabato 14 aprile 2012

Crimini extracomunitari


E’ ormai quasi un bollettino di guerra. Non c’è quasi giorno senza un assalto in villa di giovani dell’est in cerca di soldi facili. Anche a Roma nella zona di Prima Porta, c’è stata l’ennesima irruzione violenta con percosse al padrone di casa, un gioielliere e a uno dei figli. Non si tratta certo di Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Si tratta solo di violenza cieca per fare soldi facili. Punto e basta. “Tu quoque Brute, fili mi?”. Con questa frase che resta negli annali della storia di Roma, Cesare si rivolse al figlio adottivo Bruto che, assieme ad altri cospiratori, lo stava pugnalando. Era il 44 a.C. La storia si ripete da millenni. A Viterbo un professore di 81 anni, Ausonio Zappa è stato massacrato a bastonate, calci e pugni. E tra i suoi aguzzini c’è anche una sorta di figlio adottivo. Si tratta di un ragazzo romeno figlio di una badante che assisteva la suocera dell’anziano insegnante di storia dell’arte. Benché il professore lo avesse aiutato, soprattutto indirizzandolo verso la costruzione di un futuro fatto di libri e cultura, il giovane ha preferito lasciarsi ammaliare dalla vita di strada, fatta di furti, rapine e alcol. E non era il primo caso di soccorso verso gli immigrati, in cerca di una vita migliore attraverso l’integrazione e il lavoro. Ed è stato ripagato a sprangate e violenza gratuita. Che sia un romeno, un albanese o un italiano non è che cambi il quadro generale. La violenza bruta e insensata fa parte dell’uomo però non può trovare nessuna giustificazione nel disagio di tanti stranieri che hanno scelto il nostro Paese per lavorare ma anche come terra di conquista. Fare bottino senza tanti scrupoli per poi tornare a Bucarest con la macchina fiammante e il rolex al polso. Anche se poi deliquentelli di questa specie preferiscono continuare a vivere nel Paese che li ha ospitati, per proseguire nelle loro azioni. Magari i loro genitori sono pure sfruttati, come muratori o come badanti ma questo è un mal comune mezzo gaudio, Anche tanti di noi sono sfruttati nei luoghi di lavoro ma questo non è una licenza al crimine. La brutalità fa parte dell’uomo senza distinzione di etnia, però è indubbio che da quando la globalizzazione imperversa romeni, albanesi e rom si stanno distinguendo in alcuni campi: prostituzione, droga, rapine e furti. Questo non vuol dire accomunare tutti come ladri e assassini, perché sono tanti coloro che si comportano bene e fanno lavori pesanti. Vale anche per noi italiani, con tanti a fare sacrifici e a trattenersi dal passare la sponda e una parte che si dedica all’illegalità e alla violenza cieca dentro e fuori le mura di casa. Il discorso è solo di sommatoria dei reati e del degrado sociale. Se alle schiere dei nostri gladiatori del male spicciolo e organizzato, dalla mafia alla camorra per finire alla ‘ndrangheta dobbiamo anche aggiungerci quella d’importazione, allora il rischio di una esondazione è dietro l’angolo. Se sopporti uno schiaffo da tuo padre non è che lo puoi accettare anche da un estraneo. Nel primo caso lo puoi trovare anche educativo, nel secondo assolutamente no. E così il rischio di un rigetto totale di queste politiche migratorie è più che mai reale. Non è che i reati che commettono gli immigrati siano diversi da quelli che commettiamo noi italiani, però il coperchio della pentola della sopportazione rischia di saltare. Non stiamo facendo una gara tra chi è più feroce e crudele, anche perché non abbiamo nulla da imparare, però non vogliamo più nemmeno ridurre la questione a livello di casistica. Di atti efferati e brutali, per una mera manciata di euro, ne stanno avvenendo troppi. Come si fa a massacrare di botte una persona di 80 anni per pochi spiccioli? E come si fa ad uccidere un ragazzo che tenta di evitare la violenza all’altra metà del suo presente? I due casi finiti nel sangue, quello di Perugia e quest’ultimo di Viterbo, sono significativi della brutta piega che sta prendendo il modello multiculturale. Una parte consistente di ragazzi albanesi, romeni e rom si dedica alla violenza cieca. E quando una banda di questi beati angelici ti entra in casa, ti riempie di botte, ti violenta la figlia o la moglie e in qualche caso ti uccide non si può poi ridurre tutto al disagio sociale. C’è una lunga scia di sangue che queste orde di barbari hanno lasciato. E’ anche inutile fare un elenco. Vale anche per noi ma questo non serve a giustificare la sommatoria criminale. Oltretutto i veri disagiati siamo ormai noi lavoratori italiani, trattati alla stregua di schiavi senza più poter programmare né il presente né il futuro. Precari o no, è difficile parlare di differenze. Tutti appiattiti nella povertà, con le solite cricche sempre più ricche e voraci. Però dover pure sopportare la caccia libera sul nostro territorio di rom, albanesi, magrebini e romeni, proprio no. C’è un limite a tutto. Se li prenda per mano il buonista Riccardi, magari per una fiaccolata dell’amore universale a Piazza San Pietro. Chi si macchia di reati va immediatamente espulso, senza tanti complimenti. E chi passa la sponda del fiume della brutalità va sbattuto in galera, senza più nessun paracadute sociale e in completa solitudine. Vale per tutti, italiani e stranieri. Vale anche per chi trucca le partite o altri tipi di gioco. Se uno sapesse di rischiare 25 anni di carcere duro, probabilmente si guarderebbe bene dal truccare una gara. Quando il colmo viene raggiunto non c’è più spazio per la clemenza. E’ bene che i giudici facciano i giudici e non i sociologi. E chi è demandato alle leggi le faccia senza più guardare in faccia nessuno. M.M.E’ ormai quasi un bollettino di guerra. Non c’è quasi giorno senza un assalto in villa di giovani dell’est in cerca di soldi facili. Anche a Roma nella zona di Prima Porta, c’è stata l’ennesima irruzione violenta con percosse al padrone di casa, un gioielliere e a uno dei figli. Non si tratta certo di Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Si tratta solo di violenza cieca per fare soldi facili. Punto e basta.

“Tu quoque Brute, fili mi?”. Con questa frase che resta negli annali della storia di Roma, Cesare si rivolse al figlio adottivo Bruto che, assieme ad altri cospiratori, lo stava pugnalando. Era il 44 a.C. La storia si ripete da millenni. A Viterbo un professore di 81 anni, Ausonio Zappa è stato massacrato a bastonate, calci e pugni. E tra i suoi aguzzini c’è anche una sorta di figlio adottivo. Si tratta di un ragazzo romeno figlio di una badante che assisteva la suocera dell’anziano insegnante di storia dell’arte. Benché il professore lo avesse aiutato, soprattutto indirizzandolo verso la costruzione di un futuro fatto di libri e cultura, il giovane ha preferito lasciarsi ammaliare dalla vita di strada, fatta di furti, rapine e alcol. E non era il primo caso di soccorso verso gli immigrati, in cerca di una vita migliore attraverso l’integrazione e il lavoro. Ed è stato ripagato a sprangate e violenza gratuita. Che sia un romeno, un albanese o un italiano non è che cambi il quadro generale. La violenza bruta e insensata fa parte dell’uomo però non può trovare nessuna giustificazione nel disagio di tanti stranieri che hanno scelto il nostro Paese per lavorare ma anche come terra di conquista. Fare bottino senza tanti scrupoli per poi tornare a Bucarest con la macchina fiammante e il rolex al polso. Anche se poi deliquentelli di questa specie preferiscono continuare a vivere nel Paese che li ha ospitati, per proseguire nelle loro azioni. Magari i loro genitori sono pure sfruttati, come muratori o come badanti ma questo è un mal comune mezzo gaudio, Anche tanti di noi sono sfruttati nei luoghi di lavoro ma questo non è una licenza al crimine. La brutalità fa parte dell’uomo senza distinzione di etnia, però è indubbio che da quando la globalizzazione imperversa romeni, albanesi e rom si stanno distinguendo in alcuni campi: prostituzione, droga, rapine e furti. Questo non vuol dire accomunare tutti come ladri e assassini, perché sono tanti coloro che si comportano bene e fanno lavori pesanti. Vale anche per noi italiani, con tanti a fare sacrifici e a trattenersi dal passare la sponda e una parte che si dedica all’illegalità e alla violenza cieca dentro e fuori le mura di casa. Il discorso è solo di sommatoria dei reati e del degrado sociale. Se alle schiere dei nostri gladiatori del male spicciolo e organizzato, dalla mafia alla camorra per finire alla ‘ndrangheta dobbiamo anche aggiungerci quella d’importazione, allora il rischio di una esondazione è dietro l’angolo. Se sopporti uno schiaffo da tuo padre non è che lo puoi accettare anche da un estraneo. Nel primo caso lo puoi trovare anche educativo, nel secondo assolutamente no. E così il rischio di un rigetto totale di queste politiche migratorie è più che mai reale. Non è che i reati che commettono gli immigrati siano diversi da quelli che commettiamo noi italiani, però il coperchio della pentola della sopportazione rischia di saltare. Non stiamo facendo una gara tra chi è più feroce e crudele, anche perché non abbiamo nulla da imparare, però non vogliamo più nemmeno ridurre la questione a livello di casistica. Di atti efferati e brutali, per una mera manciata di euro, ne stanno avvenendo troppi. Come si fa a massacrare di botte una persona di 80 anni per pochi spiccioli? E come si fa ad uccidere un ragazzo che tenta di evitare la violenza all’altra metà del suo presente? I due casi finiti nel sangue, quello di Perugia e quest’ultimo di Viterbo, sono significativi della brutta piega che sta prendendo il modello multiculturale. Una parte consistente di ragazzi albanesi, romeni e rom si dedica alla violenza cieca. E quando una banda di questi beati angelici ti entra in casa, ti riempie di botte, ti violenta la figlia o la moglie e in qualche caso ti uccide non si può poi ridurre tutto al disagio sociale. C’è una lunga scia di sangue che queste orde di barbari hanno lasciato. E’ anche inutile fare un elenco. Vale anche per noi ma questo non serve a giustificare la sommatoria criminale. Oltretutto i veri disagiati siamo ormai noi lavoratori italiani, trattati alla stregua di schiavi senza più poter programmare né il presente né il futuro. Precari o no, è difficile parlare di differenze. Tutti appiattiti nella povertà, con le solite cricche sempre più ricche e voraci. Però dover pure sopportare la caccia libera sul nostro territorio di rom, albanesi, magrebini e romeni, proprio no. C’è un limite a tutto. Se li prenda per mano il buonista Riccardi, magari per una fiaccolata dell’amore universale a Piazza San Pietro. Chi si macchia di reati va immediatamente espulso, senza tanti complimenti. E chi passa la sponda del fiume della brutalità va sbattuto in galera, senza più nessun paracadute sociale e in completa solitudine. Vale per tutti, italiani e stranieri. Vale anche per chi trucca le partite o altri tipi di gioco. Se uno sapesse di rischiare 25 anni di carcere duro, probabilmente si guarderebbe bene dal truccare una gara. Quando il colmo viene raggiunto non c’è più spazio per la clemenza. E’ bene che i giudici facciano i giudici e non i sociologi. E chi è demandato alle leggi le faccia senza più guardare in faccia nessuno.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.ilcittadinox.com/blog/degrado-sociale-ed-illegalita-diffusa-inadempienze-dello-stato.html

Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X