sabato 21 aprile 2012

L'idiota

Se bisogna dare il buon esempio,  appunto, è il vaticano a dover cominciare visto che le sue proprietà sono innumerevoli , MA senza avere alcun compenso dalle persone più bisognose. Dare senza avere... ma si fa prima a condannare gli altri piuttosto che se stessi. Ed è la proprietà pubblica ad essere a disposizione dei cittadini, non quella PRIVATA che è appunto, privata.


LIVORNO – Tenere le case sfitte? Un peccato, e neppure troppo veniale, davanti al dramma di tante famiglie sfrattate e di giovani in cerca di un alloggio. Pensieri di un vescovo-architetto, amatissimo nella città dove è pastore, Livorno, che spesso scherza sui suo natali pisani (Il Vernacoliere gli ha dedicato una copertina parlando, scherzosamente, di città in rivolta per l’arrivo del Pisano) e ne ammira cultura, tenacia, lealtà e anche quell’immediatezza, tutta Toscana, che ha resto Simone Giusti un punto di riferimento anche per le anime miscredenti e «mangia-preti» che abbondano nella città dove è nato il Pci.

ESTERNAZIONE - L’ultima esternazione il vescovo l’ha fatta alla Camera di Commercio durante un incontro organizzato dall’associazione IdeaLi al quale era presente anche l’ex ministro Beppe Fioroni e i presidenti della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo e delle Acli, Andrea Olivero. «La proprietà privata e quella pubblica devono essere a disposizione dei cittadini: non è possibile lasciare una casa sfitta e se essa rimane tale questo è da considerarsi immorale». Per spiegare meglio il suo concetto, che ha provocato in sala gesti di assenso praticamente totale, il prelato ha anche ricordato che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto, come assoluto e intoccabile, il diritto alla proprietà privata. «Ma subordinato al diritto dell’uso comune e alla destinazione universale dei beni», ha sottolineato.

REQUISIZIONE - Il problema della casa è molto sentito dal vescovo Giusti. Che pochi giorni fa si era detto persino favorevole a una requisizione di case a favore degli sfrattati. E poi, in un’intervista al Tirreno, aveva precisato di non sentirsi affatto il “vescovo rosso” all’avanguardia ma isolato: «Non faccio altro che far riferimento alla dottrina sociale della Chiesa», aveva spiegato. Aggiungendo che nel «compendio della dottrina sociale, firmato dal pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, l’articolo 178 parla del “dovere da parte dei proprietari di non tenere inoperosi i beni posseduti”. Tradotto: al primo posto viene il bene comune. E il Pontificio Consiglio per la Famiglia, nella “Carta dei diritti della famiglia” sottolinea all’articolo 11 il diritto a “una decente abitazione”». Giusti aveva precisato che la requisizione era solo l’ultima ratio. «Prima si debbano usare gli strumenti ordinari: affitti concordati verifiche Casalp anti-furbetti. Se tutto questo non basta il sindaco ha il dovere morale di andare dal prefetto e invitarlo a requisire. Mi domando: davvero è stato fatto tutto prima di raggiungere a questi strumenti eccezionali?».

SFRATTI - L’appello del vescovo-architetto ha comunque già centrato qualche obiettivo. Anche nel palazzo. Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, ha assicurato alla diocesi livornese un aiuto per utilizzare a favore degli sfrattati alcuni uffici.

3 commenti:

Josh ha detto...

ti do un testo di prima mano, verificabile:

Atti degli Apostoli 4:32-35

Comunanza VOLONTARIA dei beni (ma solo all'interno della comunità iniziale dei credenti, e per chi vuole).

"32 E la moltitudine di coloro che avevano creduto, era d'un sol cuore e d'un'anima sola; né v'era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era comune tra loro. 33 E gli apostoli con gran potenza rendevan testimonianza della risurrezione del Signor Gesù; e gran grazia era sopra tutti loro. 34 Poiché non v'era alcun bisognoso fra loro; perché tutti coloro che possedevan poderi o case li vendevano, portavano il prezzo delle cose vendute, 35 e lo mettevano ai piedi degli apostoli; poi, era distribuito a ciascuno, secondo il bisogno."

La situazione descritta era sicuramente diversa.
Oggi la proprietà privata anche delle chiese c'è; e hanno anche case loro stessi e investimenti.

Però non è nemmeno vero che la tradizione cristiana non riconosceva la proprietà privata: la riconosce eccome! anche nelle comunità iniziali di credenti, a volte c'è chi dava un po', a volte molto o tutti i propri averi per i poveri, ma chi non dava non era certo condannato. Erano piccole comunità, ma erano anche tutti credenti, e non c'era la vera e propria gerarchia.

Non è reato nè peccato la proprietà privata nel cristianesimo per i singoli credenti, e per i non credentri nemmeno, anzi sono ancora più al di fuori del sistema.

Diverso invece il caso della proprietà diretta della chiesa, che dovrebbero essere date solo in aiuto ai bisognosi. Come dici tu, qualcosina devono fare anche loro, senza andare ad insidiare le proprietà private dei normali cittadini.

Qui nella notizia parlano di case sfitte vuote; dalle mie parti anche le parrocchie le hanno date in gran parte ad extracomunitari, e gli italiani in crisi sono lasciati comunque a se stessi.

Josh ha detto...

cfr.

http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=730

Occorre notare, senza indugio, in merito ai brani riportati, che come nel Vangelo l'abbandono dei beni è rappresentato quale condizione ai soli fini di uno stato perfetto di vita spirituale, così esso non è considerato un obbligo neppure negli Atti. Il contenuto di questi è stato interpretato in modi vari e contrastanti, ma ad una lettura attenta e spregiudicata apparirà chiaramente che nel regime instaurato nella Chiesa di Gerusalemme NON è esatto vedere una forma di comunismo economico, tale da rendere illegittima e illecita la proprietà privata.

Sul "comunismo" della Chiesa di Gerusalemme vedere anche Harnack, L'essenza del Cristianesimo, trad. it. Torino 1923, pp. 83 e 172. Nel volume Missione e propagazione del Cristianesimo nei primi tre secoli (Roma 1916), a pag. 138, l'autore aveva scritto: «Si è pensato a un mal riuscito tentativo d'introdurre una volontaria comunione dei beni che i Cristiani di Gerusalemme avrebbero fatto nei primi tempi. Questa non è che vaga supposizione».

Ma la proposta, come nella notizia, di requisire le case è ancora di più pura follia; sia da punto di vista sociale e civile, sia "religioso".

Ah è un bel periodo eh , si fa a gara a tassarci e a requisirci forzatamente ciò che è nostro.

Eleonora ha detto...

Grazie Josh. Sempre preziosi i tuoi interventi.