mercoledì 4 aprile 2012

Riforma storica e suicidi storici


MILANO - Il governo ha trovato un'intesa sulla riforma del mercato del lavoro, il cui Ddl è stato trasmesso al presidente Napolitano prima di passare al vaglio delle Camere. Il premier Mario Monti ha sottolineato che si tratta di una «riforma di rilievo storico per l'Italia». Lo ha detto il premier Mario Monti in una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro del Welfare, Elsa Fornero. «È una riforma che intende realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico - ha aggiunto il capo del governo -. È una riforma per la crescita e per il lavoro». Il capo del governo ha spiegato anche che la riforma delle pensioni viene considerata in tutto il mondo «un punto di avanguardia dell'economia e della società italiana» ipotizzando che anche quella del lavoro possa avere analogo riscontro. «La decisione del governo mette anche in campo un ammodernamento delle rete di sicurezza universale rendendo più efficiente, coerente ed equo l'assetto degli ammortizzatori sociali».

«PIU' LAVORO E PRODUTTIVITA'» - Il ministro Fornero, dal canto suo, ha parlato di una riforma che dà molti più vantaggi che svantaggi, soprattutto a livello macro, con quello che ha definito «un guadagno netto per la collettività». Ovvero, «un mercato del lavoro capace di dare più occupazione». Fornero ha parlato poi dell'esigenza di arrivare ad una maggiore produttività del sistema nel suo complesso. «Abbiamo cercato di tenere conto degli interessi di tutto il Paese - ha poi sottolineato il ministro -, e non singole categorie. E di fare una riforma che sia per il medio e lungo periodo. Non è una riforma per il 2012 o il 2013. E' una riforma che guarda al futuro». E poi con una battuta ha indirettamente risposto alle parole pronunciate martedì dal segretario della Uil, Luigi Angeletti: «Saranno gli italiani a decidere se questo ministro debba essere licenziato per giusta causa».

I CONTRATTI - Fornero ha spiegato che l'obiettivo principale è che il contratto dominante diventi quello a tempo indeterminato, preceduto da un periodo di apprendistato. «Con una modifica equilibrata dell'art. 18 - ha sottolineato - non blindiamo più il lavoratore ad un singolo specifico posto di lavoro». L'idea è quella di combattere il «dualismo» tra ipergarantiti e iperflessibili. «Vogliamo ridurre l'area della precarietà contrastando la flessibilità cattiva» ha sintetizzato la responsabile del Welfare. Di qui anche la scelta di rendere più oneroso il contratto a tempo determinato, perchè «è un fattore produttivo e i fattori produttivi si pagano». Con conseguente recupero di risorse per il finanziamento dell'Aspi che coprirà gli ammortizzatori sociali.

GLI AMMORTIZZATORI - Il capitolo degli ammortizzatori è considerato fondamentale dal governo. L'Aspi, nelle intenzioni dell'esecutivo, è destinato ad essere universale, diversamente dagli attuali ammortizzatori - cassa integrazione, mobilità, etc - di cui usufruisce solo una parte dei lavoratori. «Circa 4 milioni su 12 milioni potenziali» ha sottolineato Fornero. «L'Aspi avrà la stessa entità degli attuali ammortizzatori - ha aggiunto - ma sarà per tutti e avrà una durata inferiore perché bisognerà lavorare sul reinserimento occupazionale e non sull'abbandono a se stessi dei lavoratori in cambio di un'indennità protratta magari per anni».

FLESSIBILITA' IN USCITA - «L'articolo 18 è stata una grande conquista, ma il mondo nel frattempo è cambiato - ha osservato ancora il ministro del Lavoro -. L'attuale rigidità in uscita contribuisce ad un deficit di investimenti esteri e ad una fuga di aziende italiane verso l'estero, una tendenza purtroppo già in atto». Per evitare un nuovo dualismo nel mercato del lavoro italiano, ha detto l'esponente del governo, è dunque stato scelto di non limitare la riduzione delle tutele ai soli giovani o ad un determinato lasso di tempo.

L'INVITO DELLA FIOM - In chiusura di conferenza stampa il ministro ha spiegato di avere ricevuto un invito dalla Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil. «Credo che accetterò - ha annunciato -. Intendo spiegare a tutti lo spirito di questa riforma. So che c'è gente arrabbiata e pronta a contestare. Ma questa riforma è nell'interesse della collettività. Qualcuno, tra coloro che fino ad oggi si consideravano "blindati", potrà ritenersi più a rischio. Ma aumentano le prospettive per tutti quei lavoratori che fino ad oggi erano tenuti al di fuori della cittadella delle tutele».


ROMA - Si è ucciso in casa, sparandosi un colpo di fucile in pancia. Era un imprenditore in difficoltà: lo ha lasciato scritto. Si è ucciso in un appartamento all'interno di uno stabile di via del Cottanello, nella zona est della Capitale, tra Pietralata e Tiburtina. E' il secondo suicidio nella capitale in pochi giorni, legato a problemi di lavoro. La sua azienda, specializzata in costruzioni in alluminio, era in fallimento e gli operai in cassa integrazione. A trovare il cadavere sarebbe stato il figlio. In una lettera l'uomo, 59 anni, ha chiesto scusa per il gesto e ha fatto esplicito riferimento alla situazione economica.

IL PRECEDENTE - Il 2 aprile scorso un artigiano di 57 anni si era impiccato all'interno della sua bottega di Centocelle a Roma perchè la sua attività era in crisi. L'uomo, che fabbricava cornici, si era tolto la vita con una corda fissata ad una trave del soffitto del suo piccolo storico negozio. A trovare il corpo era stato il figlio, che aveva anche trovato un biglietto lasciato dal padre, in cui il 57enne spiegava il gesto a causa di «problemi economici insormontabili» e dei debiti che l'uomo avrebbe contratto, schiacciato anche dalle troppe tasse. Un dramma che sembra legato al prestito a strozzo ormai radicato nella periferia romana. Sulla vicenda indaga la polizia.

0 commenti: