martedì 17 aprile 2012

Punti di vista. Monti e il nepotismo


I governi di Silvio Berlusconi hanno disastrato i conti pubblici. Quelli di centrosinistra si sono dimostrati incapaci di governare. L'esecutivo tecnico di Mario Monti è stato così accolto con grande sollievo nell'Eurozona. Ma a Bruxelles iniziano a trapelare informalmente anche alcuni dubbi di natura politica. In particolare stanno creando perplessità le caratteristiche e le avventate dichiarazioni di alcuni membri del governo, che hanno aperto perfino pericolose tensioni sociali in Italia. Il caso del ministro Filippo Patroni Griffi, che acquistò a bassissimo costo un appartamento dello Stato vicino al Colosseo, rende imbarazzante sollecitare da Bruxelles le privatizzazioni. Sulla richiesta Ue di riforme del mercato del lavoro già pesava la rapida carriera del viceministro Michel Martone, figlio di un alto magistrato ben visto da noti politici. Ora è esploso il caso della figlia del ministro Elsa Fornero, Silvia Deaglio, assunta nella stessa università dove insegnavano i genitori e in un centro di ricerche finanziato anche dalla banca dove la madre era vicepresidente. Monti sa che in Europa con il malcostume del nepotismo non si scherza. Da commissario Ue vide saltare tutta la sua Commissione Santer anche per accuse di nepotismo. Eppure il premier ha inopportunamente ironizzato sulla «noia» del posto fisso, esasperando le proteste sul web di schiere di disoccupati e di precari stanchi di essere scavalcati da figli e nipoti di.... Questo scivolone ha anche rilanciato le critiche sulla sua carriera, sicuramente di altissimo livello, ma basata molto sulla capacità di farsi cooptare più che sulla competitività meritocratica da libero mercato. L'eurodeputato leghista Mario Borghezio invia ai giornalisti di Bruxelles comunicati molto duri su presunti appoggi a Monti delle lobby multinazionali Bilderberg e Trilateral, che mantengono massima riservatezza sulle loro attività e sugli obiettivi. Sul web il premier viene raffigurato e ironizzato come predestinato figlio di un dirigente bancario e nipote di Raffaele Mattioli, il mitico banchiere della Comit di Milano. A una certa notorietà Monti arrivò quando fu cooptato nel consiglio della Fiat e delle Generali, due pilastri dell'establishment economico-finanziario italiano. Fu cooptato anche alla vicepresidenza della Comit. Si dimise protestando contro l'invadenza dei partiti nella banca pubblica di piazza della Scala, che era diventata un simbolo di indipendenza dal Palazzo proprio grazie all'autorevolezza di Mattioli. In seguito Monti divenne più conciliante con i politici. Entrò in sintonia con il governo Berlusconi, che lo cooptò come commissario Ue. Dopo lo scandalo Santer, il governo D'Alema lo confermò a Bruxelles. In politica è entrato da senatore a vita con nomina presidenziale, senza doversi sottoporre all'elezione. Subito dopo il Quirinale e i principali partiti lo hanno imposto a capo del governo. A questo punto una riforma Monti/Fomero/Martone del mercato del lavoro difficilmente apparirà equa se non accompagnata da rigide norme anti-raccomandati e da efficaci garanzie a tutela della competitività e della meritocrazia.

E questa è stata la risposta del... premier Monti.

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