domenica 22 aprile 2012

Meglio tacere e...


Meglio la laurea della casa. Elsa Fornero non ha scelto il giorno giusto per cambiare la testa degli italiani. Non adesso. Non ora che si fanno i conti per pagare l’Imu. Non con i politici che si fanno pagare la casa dal partito o da qualche misterioso benefattore. Non con questa storia dell’Imu bis che i Comuni possono applicare per costruire strade, ponti o asili nido. Non con questa crisi che non ti fa arrivare a fine mese. Non con i partiti finanziati a fondo perduto. Non con un governo che cerca di risanare il debito pubblico con una litania di tasse. È chiaro che così il ministro finisce per fare la figura della maestrina,un po’ fuori dal mondo.

Come se in giro non ci fosse una generazione di laureati disoccupati e senza neppure una speranza di un mutuo, di una casa, di un affitto.La casa, dice il ministro, viene dopo. Prima i genitori devono pensare al capitale umano. Fateli studiare, aprite le loro menti, fate in modo che siano aperti al cambiamento. Non sono precari? E allora vivano da precari, da nomadi, senza radici, sempre in bilico e con la valigia in mano. Quello che Elsa Fornero forse non sa è che questa generazione precaria, quelli che Baricco chiama i «Barbari», non ha bisogno delle sue lezioni. Non si aspetta il posto fisso. Guarda alla casa come un sogno lontano. Ha già fatto e disfatto le valigie troppe volte. Non teme i cambiamenti, ci spera. Solo che con tutto questo capitale umano nello zaino il lavoro fatica a trovarlo. Non c’è più posto. Lo occupano tutto quelli che la casa ce l’hanno.

E allora si chiedono se questo commovente ministro non li stia leggermente prendendo per i fondelli: su ragazzi, prendete il vostro bel pezzo di carta, il capitale umano e andate a dormire sotto i ponti, allegri, istruiti e disoccupati. È chiaro che la cultura fa la differenza. Spesso anche più della casa. Ma non qui, non ora, non nella repubblica delle tasse. C’è qualcosa in questo governo di tecnici e professori che infastidisce. È la loro idea che gli italiani siano in fondo un po’ sbagliati. Monti che li vorrebbe più tedeschi, la Fornero che si intromette nelle scelte delle famiglie, come se questo fosse uno Stato etico, dove una versione moderna dei filosofi platonici si intrufola nelle scelte familiari, nei gusti, nelle opinioni, nelle abitudini. Meglio la laurea o la casa? Dipende. Comunque non sono affari vostri. Si sa i governi, come le comari del paesino, danno buoni consigli quando non possono più dare il cattivo esempio. È quello che di questi tempi accade un po’ troppo spesso. Oltretutto è come se la casa fosse diventata un malus, qualcosa di troppo, che questi italiani spreconi e tradizionalisti magari non si meritano. Perché qui non si sta parlando di quelli con multiproprietà e affitti a fine mese.

Qui, sulla casa, bestemmiano i poveracci che per una vita hanno scontato con la banca i propri debiti, quelli che ancora guardano il tasso di sconto con la paura che il tasso variabile si mangi tutto lo stipendio. Qui si parla delle prime case, quelle dove vivi, quelle che sono il tuo angolo privato dove il mondo e i suoi guai restano fuori, alla finestra. La casa come roccaforte contro i rovesci della vita. Ma questa benedetta casa ora si ritrova all’incrocio di tutti i venti, con i tre colpi d’accetta dell’Imu e ora anche questa altra storia della tassa comunale a discrezione dei sindaci. Monti dice: non è una tassa nuova. Insomma. Tremonti l’aveva legata all’Ici.Era un modo per compensare le minori entrate dell’abolizione della vecchia tassa. Monti l’ha mantenuta, anche quando la vecchia tassa è ritornata. Con una beffa, però. La tassa di scopo legata all’Ici non si applicava alla prima casa. Ora che i tecnici la associano all’Imu nessuno più si salva. La tassa è la stessa, ma quelli che la pagano sono molti di più. E poi è tassa su tassa. Ergo: piove sul bagnato. Monti dice: dovete fare sacrifici. Solo che la casa è anche un simbolo. Un governo che tassa l’architrave della proprietà privata, la bandiera di una vita, il sudore e la fatica di chi mette un punto fisso sulla propria terra mostra la faccia da predone. Tassami il reddito, tassami i guadagni, tassami perfino gli straordinari, ma chi sei tu per tassarmi la casa? Quelle quattro mura sono la frontiera che delimita l’io dallo Stato. Sono lo spazio privato dove l’Occidente ha costruito la sua idea di libertà. My house is my castle . La mia casa è il mio castello. Professori, fermatevi lì. A un metro dalla mia porta.

2 commenti:

Josh ha detto...

un bel buco in testa gli auguro a quelli là: il più presto possibile.

Anonimo ha detto...

Eppure la Fornero non ha tutti i torti. Investire in formazione serve, l'unico problema è che la formazione che serve non è quella che ha in mente la Fornero. Investire in formazione significa andare a scegliere le scuole che "insegnano" e non quelle dove per un malinteso senso di "non discriminazione" si illudono i caproni di essere grandi dottori.
Significa andare a studiare all'estero in università che ti formano e ti avviano alla carriera, visto che hanno contatti con le aziende e con il territorio, e non andare a sentire le cornacchie universitarie dell'università sotto casa. Non serve tanto il "pezzo di carta" oramai svuotato ed inflazionato, serve il "sapere e saper fare".