mercoledì 25 aprile 2012

L'equità del governo monti


Avete presente quelli che appena arrivati al governo hanno alzato l’età pensionabile, spiegandoci che 65 anni per gli uomini (...) e 60 per le donne erano pochi, che l’addio al lavoro deve essere «indicizzato all’aspettativa di vita», che portandolo in tempi rapidi a quota 67 e poi ancora più su avremmo avuto «il sistema pensionistico più solido d’Europa»? Ecco: scherzavano. Sono come gli altri, quelli di prima, che almeno non se la tiravano così tanto. Anche questi le leggi le fanno come vogliono e poi le interpretano come preferiscono. Strozzata nella culla la spending review (è bastato affidarla al ministro Piero Giarda), a tutt’oggi il governo può vantare un solo provvedimento capace di ridurre davvero la spesa corrente: la riforma delle pensioni, fiore all’occhiello di Mario Monti, che ogni volta che va all’estero lo sfoggia orgoglioso. Ma anche questo si è appassito e ammosciato. Colpa dei partiti spendaccioni e dei sindacati irresponsabili? Stavolta no: i professori hanno preso appunti e imparato, adesso riescono a fare tutto da soli. Il pasticcio degli esodati, risolvibile solo attingendo alle casse dello Stato, non è un’eccezione solitaria. Il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, chiamata – al pari dei suoi colleghi – a inventarsi qualcosa per sforbiciare le uscite del proprio dicastero, dopo averci riflettuto per settimane ha partorito l’ideona: «Vorrei ridurre del 10 per cento i dipendenti civili del ministero, grazie a uno scivolo, un pensionamento anticipato, senza traumi», ha spiegato al Corriere della Sera. Per tenersi buoni i sindacati promette anche di assumere un numero di giovani pari a quello dei lavoratori allontanati. Scivolone, prepensionamenti e nuove assunzioni: la ricetta deve avergliela passata Clemente Mastella, e se il Luigi Einaudi di Ceppaloni non lo ha fatto gli conviene chiedere i diritti d’autore.

Il presidente del Consiglio non ha commentato la proposta. La speranza è che non se ne sia accorto, impegnato com’era a controllare il grafico dello spread che s’impennava a sfondare il soffitto e quello dell’indice di piazza Affari che sprofondava sotto il pavimento. Perché l’idea del ministro Cancellieri pare fatta apposta per demolire quel che resta della credibilità del governo. E il fatto che costei abbia ha la fama di essere uno dei migliori nella squadra di Monti, visti i risultati, non consola. Anzi. Se applicato, il «lodo Cancellieri» annuncerebbe al Paese che nemmeno il governo del rigore crede ai propri provvedimenti, che persino Monti è pronto a sbracare sulle regole da egli stesso imposte. Confermando – proprio lui, che gode quando in Europa lo chiamano «il tedesco» - gli aforismi di Giuseppe Prezzolini sull’indole maneggiona degli italiani: «In Italia nove decimi delle relazioni sociali e politiche non sono regolate da leggi, contratti o parole date. Si fondano sopra accomodamenti pratici ai quali si arriva mediante qualche discorso vago». Anche perché, una volta applicato ai dipendenti del Viminale l’«accomodamento pratico» escogitato dalla Cancellieri, il giorno dopo i responsabili dell’Istruzione, della Difesa e di qualunque altra amministrazione desiderosa di alleggerire i costi del personale scaricandoli sull’Inps - che è come dire sul contribuente - avrebbero buon diritto di pretendere la stessa cosa. Ci sarebbe, infine, il dettaglio dell’equità. Per quale motivo i dipendenti privati debbono essere condannati al lavoro a vita (o poco ci manca) in nome dell’equilibrio del sistema previdenziale, mentre quelli pubblici avrebbero pronta la via di fuga dello scivolo, per di più finanziato con i soldi di tutti, inclusi quelli costretti a lavorare sino all’ultimo? E perché mai lo Stato manterrebbe il diritto di scaricare i costi del personale sugli enti previdenziali, mentre a un’azienda questa possibilità sarebbe negata? A meno che, aperta la porta dei pensionamenti anticipati, non si decida di mantenerla socchiusa per far scappare altri buoi ogni volta che torna comodo a qualcuno, ente statale o privato che sia. Se l’unico provvedimento con cui il governo ha abbassato la curva della spesa pubblica nei prossimi anni è destinato a fare questa fine, meglio saperlo subito e prepararsi per la Grecia. E non sarà una vacanza.

di Fausto Carioti

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