martedì 7 settembre 2010
L'illuso (3)
PARIGI - Evita accuratamente di pronunciare la parola rom e lo stesso fa il suo collega francese Eric Besson. Ma il ministro dell'Interno Roberto Maroni, volato in Francia per un seminario sul tema dell'immigrazione, sa bene che è proprio questo il tema in discussione. E non si sottrae, anzi rilancia la linea già attuata da Parigi: «Bisogna espellere i cittadini comunitari che non rispettano la direttiva europea sul soggiorno nei Paesi membri». Posizione forte che certamente non mancherà di provocare nuove polemiche proprio perché è ai nomadi che i titolari dell'Interno - all'incontro partecipano anche i colleghi di Germania, Grecia, Gran Bretagna, Belgio e Canada, tutti in cima alla lista delle richieste d'asilo - pensano quando annunciano di voler formalizzare la richiesta nella riunione a Bruxelles la prossima settimana. E perché questa mattina il titolare del Viminale affronterà la questione con il sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha già reso note le sue proposte: «Obbligare i Paesi di origine a fornire i precedenti penali creando una sorta di casellario europeo e introdurre il divieto di reingresso per i cittadini che hanno già subito un'espulsione».
Il documento cui si riferisce Maroni è la disposizione europea numero 38 del 2004 «che stabilisce la libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione e regola in 3 mesi la permanenza di un cittadino comunitario all'interno di un altro stato membro». Ed ecco il problema posto dal ministro: «Chi non rispetta queste regole di fatto rimane impunito perché gli Stati non hanno gli strumenti per disporre l'allontanamento. Per questo ho già chiesto alla commissaria europea di prevedere sanzioni che servano a far rispettare le regole». In realtà la sanzione è solo una e Maroni la esplicita subito dopo: «Espulsione e rimpatrio». Vale a dire applicare il procedimento che già è previsto per gli extracomunitari.
Non a caso il titolare dell'Interno cita l'esempio della Libia «perché grazie all'accordo che abbiamo fatto con quel Paese siamo riusciti di fatto ad azzerare gli sbarchi» e quando un giornalista straniero gli chiede se intenda minacciare la Romania perché sono i suoi cittadini a non rispettare la direttiva risponde: «Noi non minacciamo nessuno, noi firmiamo trattati. Per questo ci appelliamo all'Unione europea affinché si arrivi ad una legislazione comune fra tutti gli Stati membri». Maroni ha difeso energicamente le iniziative di Francia e Italia sostenendo di aver «incoraggiato l'esodo volontario di alcuni cittadini comunitari verso i loro Paesi dando loro una somma di denaro per consentire il rientro».
Non sfugge la scelta di procedere su una linea unitaria, anche per prevenire quelle che appaiono conseguenze inevitabili quando la linea dura viene messa in atto soltanto da alcuni Stati: migrazione verso il Paese confinante o comunque quello che ha una legislazione favorevole. Il timore neanche troppo velato è che i rom mandati via da Parigi possano decidere di trasferirsi in Italia. Besson assicura che «non c'è stata alcuna espulsione collettiva, ma è stato sempre rispettato il diritto francese e quello comunitario», però conferma la linea della fermezza. Tanto basta a far dilagare le proteste e le prese di posizione di chi ricorda che in passato l'allora commissario dell a Ue Jacques Barrot abbia già respinto analoghe richieste di sanzioni. L'asse italo-francese - con l'appoggio sicuro di Germania e Grecia - non sembra disposto ad arretrare.
Fiorenza Sarzanini
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2 commenti:
Io l'avevo detto. A monsieur le president di risolvere il problema dei rom non gliene frega nulla. Monsieur le president vuole solo farsi uno spot elettorale. Se poi toccherà agli altri farsi carico degli espulsi a pagamento non è affar suo. E meno male che siamo in Europa.
A pensare male si fa peccato. Ma...
E in europa c'è la libera circolazione di merci e di cittadini. Purtroppo.
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