sabato 14 agosto 2010

Ground zero


MILANO - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, riconosce che i musulmani hanno il «diritto» di costruire una moschea a pochi passi da Ground Zero, dove sorgevano le Torri Gemelle distrutte l'11 Settembre da un attacco degli estremisti islamici di Al Qaeda.

IL DISCORSO - Lo stesso presidente degli Stati Uniti lo ha detto alla Casa Bianca, in occasione di un discorso di fronte alla comunità musulmana americana, poco prima della cena (Iftar) che segna l'inizio del Ramadan, il mese sacro islamico. «Recentemente - ha detto Obama - l'attenzione si è concentrata sulla costruzione di alcune moschee in certe comunità, in particolare a New York. Ora, dobbiamo tutti riconoscere e rispettare le sensibilità attorno alla ricostruzione (del quartiere) di Lower Manhattan». L'inquilino della Casa Bianca riconosce che «gli attacchi dell'11 settembre sono stati un evento profondamente traumatico per il nostro paese. Il dolore e la sofferenza vissuta fa chi ha perso i propri cari è inimmaginabile, quindi capisco le emozioni che questa vicenda provoca. Ground Zero è, per queste ragioni, un territorio sacro». Ma, spiegando che «la causa di Al Qaeda non è l'Islam ma solo una volgare distorsione dell'Islam» che fa capo a terroristi che uccidono innocenti, Obama afferma: «Con la massima chiarezza in quanto cittadino, in quanto presidente, sono convinto che i musulmani abbiano lo stesso diritto di praticare la propria religione come qualsiasi altra persone in questo paese. Ciò comprende il diritto di costruire un luogo di culto e un centro per la comunità su una proprietà privata a Lower Manhattan, nel rispetto delle leggi e delle ordinanze locali». Secondo il presidente «Questa è l'America, e il nostro impegno per la libertà religiosa deve essere incrollabile. Il principio in base al quale i popoli di tutte le fedi sono benvenuti in questo paese, e che non verranno trattati in maniera diversa dal loro governo, è essenziale per quello che siamo. La volontà dei nostri Fondatori deve essere rispettata».

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