martedì 31 agosto 2010

Sulle espulsioni


Ha «il cuore stretto» Bernard Kouchner - l’ex french doctor delle Ong umanitarie diventato ministro degli Esteri - dopo le polemiche esplose intorno alla scelta di tolleranza zero nei confronti dei rom del governo di cui fa parte. Il dibattito a tratti violento, in patria e fuori, le critiche senza mezzi termini del Vaticano e del Comitato anti-discriminazioni dell’Onu lo hanno scosso. Tanto che, ha confessato alla radio Rtl, aveva anche pensato di dimettersi. A farlo desistere dal proposito, ha raccontato ancora Kouchner, è stata la preoccupazione per «l’efficacia» dell’azione governativa sulla questione rom, su cui lavora «da 25 anni» e di cui «bisogna assolutamente occuparsi molto di più». «È importante continuare. Andarsene, è come disertare, è accettare» ha concluso, precisando di «non avere emicranie o cefalee, né di sentirmi particolarmente depresso» riguardo alla propria posizione nell’esecutivo.

L’uomo simbolo dell’impegno della Francia per i diritti umani, e dell’apertura politica voluta dal presidente Nicolas Sarkozy all’inizio del suo mandato, ha così per la prima volta espresso in pubblico un malcontento che, a sentire le indiscrezioni riportate dalla stampa d’Oltralpe, durerebbe ormai da tempo, tanto da far ipotizzare a molti un suo addio al ministero in occasione dell’imminente rimpasto di governo.

Additato dai suoi predecessori Hubert Vedrine e Alain Juppè per una presunta perdita di prestigio e influenza della diplomazia francese, privato di dossier cruciali come il Medio Oriente e l’Africa a favore di due dei più stretti consiglieri di Sarkozy, Claude Gueant e Jean-David Levitte, Kouchner ha però sempre negato di essere in partenza, pur ammettendo di essere in una situazione non facile con l’Eliseo. Il tutto mentre il governo non mostra alcuna intenzione di tornare sui suoi passi sulla questione delle espulsioni.

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