mercoledì 4 agosto 2010

Cineserie


Le 1200 aziende tessili cinesi finite nel mirino della Guardia di Finanza dell'Emilia-Romagna non erano sconosciute al Fisco, ma riuscivano ad azzerare i redditi perché compravano fatture false da una decina di altre aziende, sempre cinesi. La maxioperazione delle Fiamme gialle è partita nel 2008; si è conclusa con l'arresto di imprenditori cinesi, 24 persone denunciate per reati fiscali e sull'immigrazione, la scoperta di 77 lavoratori in nero, 62 clandestini di cui 11 arrestati.

Le aziende sono sparse su tutto il territorio nazionale, 240 solo in Emilia-Romagna, un centinaio a Bologna. Le dieci che producevano fatture false si concentrano in Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Lombardia. Il sistema di fatture false ha fruttato un azzeramento dei redditi per 250 milioni di euro e un'evasione di Iva per altri 45 milioni. Il sospetto è che le aziende si servissero della consulenza finanziaria di commercialisti cinesi, laureati in atenei italiani e impiegati in otto studi professionali (a Bologna, Milano, Firenze e Modena).

Esisteva un vero e proprio tariffario per l'emissione di fatture false: una da 309mila euro costava all'imprenditore 600 euro. ''Siamo di fronte a una nuova forma di evasione fiscale'', commenta il tenente colonnello Fulvio Bernardini della Guardia di Finanza dell'Emilia-Romagna. Le indagini sono nate due anni fa dalla scoperta di una vera e propria cittadella cinese in provincia di Ferrara: decine di persone, anche bambini, vivevano in completo isolamento dentro un capannone industriale con abitazioni create con pannelli di compensato e tetti di stoffa.

0 commenti: