domenica 1 agosto 2010

Gli usa, la moschea e la lega antidiffamazione


Si fa sempre più acceso il dibattito negli Stati Uniti sul progetto di realizzare una moschea a "Ground Zero", il sito di New York dove sorgevano le Torri gemelle. Dopo le proteste dei familiari delle vittime e l'opposizione di diversi esponenti repubblicani, a prendere posizione contro il progetto è stato anche l'Anti-Defamation League, la principale organizzazione ebraica per la lotta all'antisemitismo e al razzismo, che ha giudicato offensiva l'idea di costruire un centro islamico a due isolati dal luogo in cui circa 2.750 persone hanno perso la vita per mano di terroristi di al Qaeda.

La posizione della League, il cui direttore Abraham Foxman ha proposto di spostare il centro "di un miglio", ha provocato le reazioni immediate di diversi gruppi religiosi, secondo cui la realizzazione di una moschea sulle rovine dell'11 settembre sarebbe un'esemplare dimostrazione della tolleranza e dell'accoglienza che distinguono il popolo americano. Tuttavia, sostiene il New York Times, la voce dell'organizzazione ebraica potrebbe segnare una svolta decisiva nella battaglia tra sostenitori e oppositori della moschea, costringendo a un passo indietro l'amministrazione di New York.

Se le autorità locali hanno dato parere favorevole alla costruzione del sito islamico con una maggioranza schiacciante, nel resto del Paese, sottolinea il quotidiano della Grande Mela, gli oppositori al progetto sono in continuo aumento, grazie anche alla propaganda dei leader repubblicani che potrebbero aver trovato nella League una preziosa sponda. Pochi giorni fa l'ex governatrice dell'Alaska ed ex candidata alla vicepresidenza Sarah Palin ha invitato tutti i "musulmani pacifici" ad opporsi alla moschea, definendola una "inutile provocazione".

La proposta della "Società americana per la promozione della religione musulmana" di costruire il centro islamico, un grande edificio di 15 piani che ospiterà oltre alla moschea anche centri sportivi, artistici, una piscina e un ristorante, si è presto trasformata da oggetto di dibattito di una comunità locale in una sorta di referendum nazionale sui limiti della libertà religiosa e sul senso degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001. Per gli oppositori al piano, la sua realizzazione rappresenta un insulto alle vittime di Ground Zero o, peggio, un atto di aggressione che avrebbe il senso di una presa di possesso, da parte dell'Islam, del luogo in cui la sua componente più radicale ha colpito al cuore la società americana.

I sostenitori guardano invece al progetto, che ha un costo stimato di 100 milioni di dollari, come come a un'iniziativa per unire la comunità musulmana e quella non musulmana. Alcuni di loro, come il sindaco di New York Michael Bloomberg, sottolineano inoltre come il governo non abbia il potere di interferire sull'ubicazione diei luogo di culto.

"Ciò che fa grande l'America, e in particolare New York, è che noi accogliamo chiunque, e se ci spaventiamo tanto per una cosa del genere che idea di noi daremo?", ha dichiarato recentemente il sindaco. La posizione dell'Anti-Defamation League ha ulteriormente polarizzato lo scontro tra le due fazioni, entrambe colte di sorpresa dalle dichiarazioni di Foxman che ha definiti Ground Zero "il posto sbagliato" per la moschea. Parole che non sono piaciute neanche al rabbino Irwin Kula, presidente dell'associazione abraica "National Jewish Center for Learning and Leadership", secondo cui "l'Adl dovrebbe vergognarsi". Critiche alle parole di Foxman sono arrivate anche dal promotore del progetto, Oz Sultan, che ha osservato come la tradizionale posizione "contro l'intolleranza" dell'associazione, "non sia in linea con il loro messaggio".

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