sabato 21 agosto 2010

La cei e i cari "migranti"...


MILANO - Il governo italiano non può decidere di espellere in modo indiscriminato i rom né altri cittadini comunitari, in quanto c'è una «politica europea che invece stabilisce sostanzialmente il diritto di insediamento e di movimento». È quanto ha dichiarato alla Radio Vaticana, mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (Cei), rispondendo a una domanda relativa alle affermazioni del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, secondo il quale la Francia, con le sue espulsioni, non avrebbe fatto altro che seguire l'Italia.

«La Francia - ha detto mons. Perego - purtroppo ha seguito la strada dell'Italia di un'espulsione indiscriminata dei rom. Un'espulsione che, di fatto, che cosa ha generato? Nuovi campi abusivi, ha generato ancora abbandono della popolazione rom, ha generato l'annullamento, sostanzialmente, di tutta una politica sociale che era stata fatta per la scolarizzazione dei bambini e, secondariamente, il governo italiano non può autonomamente decidere in riferimento a una politica europea che invece stabilisce sostanzialmente il diritto di insediamento e di movimento». Quindi il direttore dell'organismo della Cei, ha aggiunto: «L'azione che avviene contro i rom oggi, non è un'azione di politica migratoria - non dimentichiamo che anche in Italia, l'80% dei rom è italiano - ma è una politica discriminatoria nei confronti di una popolazione che, sostanzialmente, non si è riusciti a gestire attraverso canali che sono soprattutto di tipo sociale, scolastico, di accompagnamento; anche la tutela di una popolazione che ha subito fortemente la modifica di una società agricola industriale».

2 commenti:

samuela ha detto...

I rom hanno subito la trasformazione della società? Anche gli autoctoni, ed in certi casi come si vede nel nord Italia dove vivo ciò è stato drammatico, con la differenza che i rom non riconosco altra società che se stessi e tutto il resto che non è rom è a totale disposizione di sfruttamento. Ho sentito io stessa un'esperta della cultura rom -professoressa Paola Desideri dell'università di Pescara- ammettere che per i rom i luoghi dove si trovano sono solo spazi d'uso -salvo poi indignarsi del fatto che lo stato italiano non fa abbastanza per aiutarli leggi farsi usare a dovere. L'ho sentita accusare l'Italia di non voler riconoscere la lingua rom come ufficiale macchiandosi di vergogna di fronte all'Europa, per poi scoprire dalla stessa studiosa che il rom si farebbe ammazzare -o ammazzerebe più probabile- piuttosto che rendere nota ai "pezzi di carne" anche una sola parola della propria lingua. E un conto è non avere concreta possibilità di liberarsi di comunità del tutto inutili alla vita del Paese, un altro è favorire in ogni modo la loro presenza.

Elly ha detto...

E' inutile nascondere che le popolazioni nomadi non si adatteranno mai ad una vita "stabile". Qualsiasi tipo di approccio politico, sociale, scolastico e altro, è solo uno spreco di risorse ed energie che potrebbero essere usate per altro. E poi, il vaticano è ora che cominci a pagare i suoi conti. Ad esempio, apra le porte di tutti quegli stabili (ce ne sono a migliaia nel territorio italiano) inutilizzati e cominci ad aiutare concretamente, se non gli italiani, queste popolazioni.