lunedì 30 agosto 2010

Donne


L'accusa maggiormente reiterata contro il becero maschilismo, che le antiche femministe hanno mosso agli uomini, riguarda la vergognosa e atavica discriminazione applicata alle donne, relegate in due tranquillizzanti (per i maschi) categorie: le sante e le facili. Nella prima rientravano le madri e le sorelle, nella seconda tutte le altre. Un volgare pregiudizio, un umiliante divide et impera strategico per costringere le donne a vivere in perenne competizione tra di loro, lasciandolo indisturbato e saldo al potere. Sono trascorsi oltre trent'anni dalle prime prese di coscienza femmininile di tale radicata discriminazione nella discriminazione e molte cose sono cambiate nel costume e nel rapporto tra i sessi; le donne non sono più disposte a dichiararsi guerra per la conquista del compagno o per sottrargli fette di potere. Finalmente si è affermata la solidarietà di genere e mai più le donne vogliono subire l'insulto di finire catalogate e incasellate come oggetti acefali, docili e rassicuranti, ingessate nei soli due ruoli concepiti per loro.

In effetti l'emancipazione femminile ha messo l'uomo di fronte a scelte ben più scomode e tormentate di prima ma, paradossalmente, oggi una nuova apartheid inflitta dalle donne ad altre donne si è affermata in un certo ambiente insospettabile. E non parliamo di lavandaie che spettegolano davanti al bucato della vicina, che non regge la prova finestra; purtroppo le nuove "sante" occupano posti di rilievo nel gotha delle intellettuali antropologicamente superiori (tocca pur dirlo), sedicenti liberali e indefesse animatrici del dibattito politico-mediatico di questo ultimo anno.

Anche loro mirano al divide et impera ma non per un proprio tornaconto sessuale ma piuttosto per quello politico del proprio caro leader, un uomo all'attacco di un altro uomo. Donne di Fini che definiscono prone e facili le donne berlusconiane! Donne del futuro che per amore dedicano al loro leader espressioni come queste: «La lunga “lettera” di Gianfranco Fini propone dunque una “visione politica” ed anche un “sogno”, un “sogno sognato collettivamente” che “non può che essere un sogno politico”, di una “società più prospera, più moderna, più giusta e più libera”. Mera retorica? Questo è il linguaggio dei grandi leader occidentali.»

Oppure, sempre a proposito di Fini: «Per quanto riguarda “la vita privata”, non è tanto quella che mi interessa, quanto il percorso personale (che è fatto di privato che si intreccia con la tensione verso la dimensione pubblica); credo inoltre che dal punto di vista dell’efficacia della comunicazione si tratti di un passaggio importante.»

Su questa affermazione, che rende appena l'idea del trasporto che muove l'autrice, tanto dotta quanto naif, verso il divino presidente, è il caso di soffermarsi un istante, per andare a leggere qui come reagisce Fini quando qualcuno mette a disposizione dell'opinione pubblica il suo privato. Per tacere del controverso vissuto che potrebbe risultare inadeguato e poco edificante raccontato nella meravigliosa splendida lettera dedicata ai giovani nati nell'89, scritta da Fini e recensita senza reticenze e pudore muliebre dalla arcinota e virtuosa politologa Sofia Ventura. E' di tutta evidenza (?) che da oggi le donne non si divideranno in "sante e facili" ma, in funzione della lotta politica senza quartiere e in quota rosa, potremo distinguerle tra finiane (categoria superiore) e berlusconiane (categoria inferiore).

Ma c'è un paradosso al quadrato di cui l'antiberlusconismo femminile da destra a sinistra si fa fieramente portatrice: dopo aver graffiato a fondo le belle carni delle elette nel Pdl, tanto stupide da non voler tradire il capo libidinoso, talmente povere di spirito da non inchinarsi e provare gratitudine per la verità rivoluzionaria che viene loro rivelata a suon di insulti e dileggi per i loro tacchi a spillo e un recente passato poco encomiabile, genere escort, cosa fanno le nostre teste d'uovo sui loro giornali e media di riferimento? Ti elevano al rango di eroine interessanti, intelligenti e martiri tutte le escort, veline ed ex veline, distintesi per aver messo nei guai Silvio Berlusconi o per essere diventate compagne e sostenitrici di Gianfranco Fini.

E' chiaro che non è l'altezza del tacco o la testolina apparentemente frivola che offende l'orgoglio di genere delle signore grandi firme come Perina, Ventura, Ravera, Eduati, Dominijanni, eccetera, ma è lo stare dalla parte sbagliata, quella di Berlusconi. Passino armi e rossetto dalla parte di Fini e ogni inadeguatezza sarà esaltata, i demeriti perdonati e la dignità restituita!

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