venerdì 20 agosto 2010

Immigrazione


«Oh no, su Chiamparino non si può!». Come in un vecchio Carosello, il gatto Silvestro-Boldrini si immobilizza con il martello a mezz’aria alla vista del canarino Titti-Chiamparino. Perde improvvisamente ogni perentorietà e aggressività: diventa anzi improvvisamente mite, gentile, collaborativa, quasi dolce la rappresentante in Italia dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, signora Laura Boldrini, quando ha di fronte un sindaco di sinistra, perciò «buono» e «solidale» per definizione. Il primo cittadino in questione è quello di Torino, Sergio Chiamparino, che da un anno ha in casa la grana di 300 rifugiati eritrei e somali che prima gli occupano una ex clinica, poi solo in parte accettano la generosa proposta del Comune di spostarsi in una ex caserma e di seguire un programma di inserimento, mentre altri, sobillati dai centri sociali, si installano in una ex caserma dei vigili e un edificio privato.

Di storie come questa, nelle nostre città, se ne sentono e se ne vivono quotidianamente. I poveri sindaci, come sappiamo, cercano di risolvere il problema nella maniera più indolore, possibilmente senza traumi, evitando di sbattere africani o rom per strada, anche perché tanto in poche ore se li ritroverebbero in una fabbrica dismessa o in un condominio svuotato in attesa di ristrutturazione. Ma cercano anche di far valere i diritti di proprietà e la legittima aspirazione dei cittadini alla sicurezza, alla pulizia e all’ordine. In questi casi dalla signora Boldrini, dall’alto della sua cattedra Onu, sono sempre arrivate reprimande e ammonizioni severe. Sempre abbiamo avuto l’impressione che per lei l’unico diritto da preservare sia quello dei rifugiati, veri o presunti. Si dice: «Ma è il suo mestiere». Non sono d’accordo: il mestiere dell’Alto Commissariato credo sia quello di tutelare i rifugiati (ma quelli veri) anche risolvendo i problemi che essi creano piombando improvvisamente e numerosi in comunità non attrezzate per ospitarli. Evitando così, tra l’altro, prevedibili rigetti. Fatto sta che nel caso di Torino, dopo una prima reazione automatica che parla di «politica repressiva», di fronte alla replica cortese ma ferma com’è costume di Chiamparino, la signora Boldrini diventa inaspettatamente mite e conciliante, l’espressione meno accigliata, la voce flautata: «Figurarsi, nessun intento censorio da parte nostra, chiediamo solo approfondimenti, offriamo esperienza e collaborazione». Come dire: scusate, mi ero distratta, non avevo capito con quale sindaco avevo a che fare. Anzi, «ma quale polemica? Ci siamo rivolti a lui per approfondire la situazione torinese ma anche per valutare la situazione nel suo complesso, dal momento che è alla guida dell’Associazione Comuni italiani». E infine: «Non diamo pagelle a nessuno, tanto meno a Chiamparino» Già. E perché «tanto meno a Chiamparino»? Forse la signora vuole dire che con altri sindaci di altro colore, Alemanno o Moratti o Tosi, si sarebbe comportata diversamente? E come si comporterebbe, ad esempio, con Sarkozy che sta espellendo per via aerea dalla Francia 700 nomadi romeni e bulgari, che perciò, per di più, sono anche cittadini europei? Certo sarebbe durissima, data la parte polica di Sakozy. Ma lui, esattamente come sta facendo con le bacchettate dell’Onu e della Ue, se ne fregherebbe.

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