martedì 24 novembre 2009

Si svegliano?

Libero - Enzo Piergianni: "Via dalla Germania chi non abiura la sharia"

Per stabilirsi in Germania, gli extracomunitari dovranno firmare un “contratto d’integrazione” con il paese d’accoglienza. Lo ha annunciato ieri il ministro Maria Böhmer, incaricato speciale del governo federale e braccio destro della cancelliera Angela Merkel per le questioni dell’immigrazione. Sarà un vero e proprio documento, con sopra, nero su bianco, i diritti dell’immigrato, ma anche tutti i suoi doveri civili. «Chiunque vuole vivere e lavorare da noi deve dire di sì al nostro paese, deve accettarlo - ha spiegato Maria Böhmer - Questo presuppone una comune base di valori, la padronanza della lingua tedesca e la partecipazione alla società». Nel “contratto d’immigrazione” i nuovi arrivati dovranno impegnarsi a comportarsi anche nella propria famiglia secondo le consuetudini occidentali, pena l’espulsione nei casi gravi. Quindi, parità di diritti e assoluta libertà di scelta per la donna e per i figli, a cominciare dalla religione e dalla scuola. Il provvedimento dovrebbe diventare legge entro la corrente legislatura del Bundestag. La grande coalizione con i socialdemocratici è stata liquidata dalle elezioni di settembre. Ora gli alleati della cancelliera democristiana sono i liberali dell’Fdp e il patto della nuova maggioranza prevede espressamente la radicale novità del “contratto d’integrazione”. Non che i socialdemocratici fossero molto permissivi. I respingimenti alla frontiera e il reato di immigrazione clandestina con relativa pena detentiva furono codificati cinque anni fa, quando ancora governava il socialdemocratico Gerhard Schröder. Però i controlli non hanno funzionato bene e gli arrivi negli ultimi anni troppo spesso hanno ingrossato la società parallela, oscura e impenetrabile degli stranieri incapaci o contrari all’integrazione. La loro paura è di finire “germanizzati”, di perdere l’identità nazionale e religiosa. È un terreno fertile per i fanatismi politici e religiosi. «Benvenuto l’Islam, ma non all’islamismo», è la parola d’ordine del nuovo ministro dell’Interno democristiano Thomas De Maiziere. Circa la metà dei 15 milioni di stranieri in Germania ha il passaporto tedesco, ma anche tra i “naturalizzati” è marcata la diffidenza verso il modo di vivere e la mentalità dei padroni di casa. «In Germania vivono quattro milioni di musulmani - è la preoccupazione palese del ministro Böhmer - Per questo è importante che l’insegnamento della religione islamica avvenga nella scuola tedesca e nella nostra lingua, secondo le nostre regole, con insegnanti possibilmente formati in Germania».

Corriere della Sera-Massimo Nava: "Besson, non c'è posto per il Burqa in Francia"

PARIGI
— Ex socialista, responsa­bile del ministero dell’Immigrazio­ne e dell’identità nazionale voluto dal presidente Sarkozy, Eric Besson sarà a Venezia per partecipare al ver­tice dei ministri europei sulla que­stione dei flussi migratori. Dice al Corriere : «La risposta europea è ne­cessaria e passa dal rafforzamento della vigilanza delle frontiere, in par­ticolare dell’area mediterranea. Su proposta congiunta di Francia e Ita­lia, i capi di stato e di governo euro­pei hanno deciso di rinforzare l’agenzia Frontex, sia per le opera­zioni marittime sia per i voli di rim­patrio dei clandestini. Gli stati occi­dentali che si affacciano sul Mediter­raneo devono coordinarsi meglio nel controllo dei confini. La Francia punta a costruire uno spazio di sicu­rezza e prosperità comune nel Medi­­terraneo, anche con la lotta all’immi­grazione clandestina. Ma dobbiamo anche proporre nuove prospettive: proporrò un piano ambizioso a favo­re della mobilità dei giovani nello spazio mediterraneo».
In Italia è stato creato il reato di clandestinità. Si tratta di una solu­zione applicabile anche in Fran­cia?
«Il Patto europeo sull’immigra­zione e l’asilo, adottato all’unanimi­tà dai 27 Paesi membri costituisce la nostra linea comune. In questo patto, ogni Paese declina misure na­zionali. In Francia, il reato d’entrata e soggiorno irregolare esiste, ma è di rado portato nei tribunali che pre­feriscono far gestire il problema a li­vello amministrativo. Ogni Paese deve tener conto della propria situa­zione. Determinare chi ha il diritto di soggiorno dipende dalla sovrani­tà di ciascuno Stato».
Quali le ragioni del dibattito sul­l’identità nazionale in Francia? «La nostra coesione nazionale è messa di fronte a sfide di vario tipo: discriminazioni, comunitarismo, in­tegrazione europea, mondializzazio­ne. Nella storia francese, è lo Stato che ha creato progressivamente la Nazione, fondandola su valori uni­versali. Questo dibatto costituisce l’occasione di riaffermare il legame che ci unisce e la fierezza di essere francesi, ma anche la nostra apertu­ra sul mondo. Il dibattito sta riscuo­tendo un grande successo popola­re » ,
Ma come si può definire un te­ma che va dalla Marsigliese allo champagne? «L’identità nazionale non si defi­nisce per decreto. Spetta ai francesi farla propria. È alla base di ogni pro­getto politico identificare ciò che unisce, nella storia, nella cultura, nei valori e nelle ambizioni per il fu­turo. Ognuno può prendere in con­siderazione un film, una canzone, un’opera, un elemento del nostro patrimonio culturale, architettoni­co o gastronomico. L’identità nazio­nale è un’eredità di valori — liber­tà, uguaglianza, fraternità, laicità e di cose molto concrete. Cosa vogliamo per il nostro domani e per quello dei nostri figli: non è una domanda secondaria».
Crede che la questione del bur­qa (da lei sollevata) vada risolta con una legge? «Il burqa è un segno esteriore di asservimento della donna. È incom­patibile con i nostri valori repubbli­cani e si scontra con due pilastri del­la nostra costituzione: i principi di uguaglianza e laicità. Il burqa degra­da la dignità umana. Stiamo valu­tando se sia necessaria una legge o un regolamento, ma è certo che non c’è posto per il burqa in Fran­cia» .
Lo smantellamento degli accam­pamenti di clandestini a Calais è stato un vero successo? L’impres­sione è che il problema rimanga aperto. «Sì, si può parlare di successo. Il numero di immigrati illegali presen­ti nella regione di Calais è passato da 2.000 a 200. Certo, l’operazione non ha stroncato l’immigrazione clandestina, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia».
Lei è passato dal partito sociali­sta al governo di Sarkozy. Con qua­li motivazioni? «Può essere considerato di de­stra Sarkozy quando promette di re­golare il capitalismo finanziario, quando ricompensa il lavoro, quan­do aumenta i redditi minimi degli anziani? Si può considerare di sini­stra quando favorisce l’investimen­to nelle imprese? La distinzione è superata. Sono stato motivato dalla sua volontà riformatrice della socie­tà e dello Stato francese. Mi hanno colpito il suo temperamento e la vo­lontà di mobilitare e rinnovare il Paese».
Perché i giovani delle banlieues fischiano la Marsigliese? «Si tratta di una minoranza e di un fatto inaccettabile. È un fenome­no motivato dalla sensazione che la Repubblica non riconosca le lo­ro aspirazioni. Dobbiamo rafforza­re una vera uguaglianza delle op­portunità. È quello che sta facendo il governo. Personalmente, sosten­go un label della diversità per le im­prese che è una grandissima esi­genza per incitarle a rafforzare la diversità nel reclutamento e la loro gestione delle risorse umane. E fun­ziona» .

4 commenti:

Massimo ha detto...

A me sembra che affidarsi ad un "contratto" sia come sparare con una pistola ad acqua contro una banda di rapinatori armati di mitragliette ...

Eleonora ha detto...

Massimo, da qualunque punto di vista la si voglia vedere la cosa: col contratto, coi punti o coi regali delle patatine, l'immigrazione selvaggia è sbagliata a priori. Con l'integrazione o no. Sono troppi, gli è stato concesso finora troppo e adesso si pensa alle soluzioni... raffazonate, sbagliate, bislacche...

demiurgo77 ha detto...

Sbagliate oppure no danno il senso di un dato oggettivo: in Europa cresce il disagio e i governi non possono più far finta che l'immigrazione sia oro puro! Si sa che le armi della diplomazia e della democrazia son spesso armi spuntate contro il nocciolo del problema: tuttavia hanno pur sempre il carattere dell'ufficialità. E l'ufficialità è la firma dell'istituzione sull'ammissione che il problema esiste!
Articolo molto interessante: unico problema è la fonte! Come faccio a linkare un sito che reca il titolo "informazione corretta" sotto una stella di David? Mi si intorcolano le budella! Se gli islamici non son stinchi di santo, manco gli ebrei son farina da far ostie!!!

Eleonora ha detto...

Demiurgo, non fare caso al sito. Gli articoli sono più importanti. Affidandomi a informazione corretta li trovo subito senza andare a cincischiare altrove. Sono comunque articoli presi da quotidiani importanti. Comunque concordo con te su tutta la linea.