giovedì 12 novembre 2009

Nick Griffin

Dopo l'invito a Question Time. Nick Griffin "buca il video" perché gli inglesi temono il multiculturalismo di Daniela Coli

Il 22 ottobre la BBC ha invitato Nick Griffin, il capo del British National Party, a "Question Time", il programma politico più importante in Inghilterra, che dura da trent’anni. La decisione ha suscitato le proteste labour e tory, che hanno occupato le prime pagine dei giornali, con editoriali ed interventi delle più importanti firme inglesi. Già prima di apparire in tv, Griffin era un evento e nella flemmatica Londra si è assistito pure a una manifestazione antifascista sotto gli studi della BBC di White City. Question Time ha abitualmente dai due ai tre milioni di spettatori, con Griffin è arrivato a otto milioni, il livello più alto da quando va in onda la trasmissione, sorpassando addirittura lo show del sabato sera nello share settimanale. Nick Griffin è un politico di estrema destra, amico di Roberto Fiore in Italia, di Le Pen in Francia e del Ku Klux Klan in America, al centro della cui agenda c’è la razza, l’immigrazione e l’omofobia. Attaccato dal ministro della giustizia Straw, dalla baronessa Warsi e dalla scrittrice Bonnie Greer, Griffin ha detto di non avere negato l’Olocausto, ma ha anche dichiarato di non considerare violento il Ku Klux Klan. Ha detto di volere una Gran Bretagna bianca al 99%, com’era nel 1948, undici anni prima della sua nascita, e che Winston Churchill, se oggi fosse vivo, starebbe nel BNP, “perché nessun altro partito lo accetterebbe, dopo che nei primi tempi dell’immigrazione di massa disse che venivano qui solo per il welfare e in gioventù avvertì il pericolo islamico in termini che oggi sarebbero definiti islamofobi”. Griffin ha anche dichiarato che la vista di due uomini che si baciano in pubblico gli fa accapponare la pelle. Ha però smentito di avere mai detto che le persone di colore camminano come scimmie. L’Inghilterra è il paese del free speech e la scelta del direttore della BBC Mark Thompson di permettere a Griffin di avere una tribuna per esprimere le sue idee è stata il trionfo del free speech, come ci si aspettava in una nazione che considera sacro il diritto alla libertà di parola. Il trionfo del free speech non si è concluso però, come ci si aspettava nei giorni precedenti, con un disastro per Griffin e le sue idee razziste. Minette Marrin il giorno dopo, ha protestato sul Times per il trattamento ostile riservato dalla BBC al leader del BNP, trattato come il toro da matar in una corrida selvaggia e sconclusionata. Nonostante Griffin sia stato trattato come il nemico pubblico numero uno, il 22% degli elettori inglesi sarebbero disposti a votare il BNP nelle prossime lezioni generali, locali ed europee, secondo un sondaggio fatto il giorno dopo dall’autorevole YouGov per il Daily Telegraph su un campione di 1.314 persone. Di esse soltanto il 3% ha detto di avere preso in considerazione di votare Griffin alle elezioni europee di questo giugno, dove per la prima volta il BNP ha avuto due seggi a Bruxelles. Secondo altri sondaggi, in alcune regioni chiave come in Yorkshire e nel nordoverst, il BNP potrebbe arrivare addirittura al 50% alle prossime elezioni generale. Quindi, Griffin raccoglierebbe il consenso di laburisti e conservatori delusi dal multiculturalismo. Cosa sta accadendo in Gran Bretagna, il paese del multiculturalismo par excellence in Europa? Intanto, nel 2008, in piena crisi economica, la popolazione è cresciuta di 408mila unità fino a raggiungere i 61 milioni, ma metà dei bimbi nati sono figli di stranieri. Se questa tendenza demografica continuasse, si prevede che nel 2033 la popolazione raggiungerà i 72 milioni e la Gran Bretagna diventerà il secondo stato più popoloso dell’Europa occidentale, dopo la Germania. Questo ritmo di crescita spaventa però gli inglesi, che si sentono invasi e governati da élite impazzite che vogliono far scomparire i "nativi", come si definiscono. Inoltre, un rapporto del ministero degli interni mette in evidenza che i lavoratori stranieri hanno salari più alti, perché lavorano più duramente dei brits, hanno standards diversi da quelli british e non si curano di essere trattati secondo i diritti sanciti dalle Trade Unions. Per questo, molti lavoratori che votavano labour sono inclini a votare il British National Party. Il dibattito che si è sviluppato sul Times dopo l’apparizione televisiva di Griffin ha registrato due articoli importanti: uno di David Aaronovitch e uno di Minette Marin. Aaronovitch sostiene che gli inglesi attratti da Griffin non sono razzisti, ma solo xenofobi, hanno paura degli stranieri, hanno paura di cambiare, non comprendono l’arricchimento culturale ed economico che l’immigrazione porta alla Gran Bretagna. Contro l’articolo di Aaronovitch vi è stata una vera e propria rivolta da parte dei lettori del Times, che nei messaggi hanno dichiarato di avere paura, di avere diritto di essere xenofobi, di non volere cambiare la loro Great Britain e di avere il diritto di essere inglesi, scozzesi e gallesi, come i loro padri e antenati che hanno sempre combattuto per difendere l’isola da qualsiasi invasione. “Chi è riuscito a venire a vivere qui – ha scritto un lettore – ha sempre dovuto combattere duramente per poterlo fare, anche i Romani”. Chiedendo se l’arricchimento dell’immigrazione sia il kebab, hanno dichiarato che l’immigrazione produce solo degrado e hanno consigliato a Aaronovitch di andare nelle periferie a dare un’occhiata. Minette Marin, editorialista di punta del Sunday Times, ha ripreso il 1° novembre la notizia bomba pubblicata dall’Evening Standard il giorno prima: il successo del British National Party non dipenderebbe soltanto dall’incapacità labour di controllare l’immigrazione, ma da un vero e proprio “plot”( sic!) deciso dai capi del Labour durante un meeting segreto nell’estate 2000. Il “plot” – parola che in inglese comporta l’accusa di treason, tradimento – è stato svelato sull’Evening Standard da Andrew Neather, uomo del governo Blair e Brown, nonché segretario di stato e degli affari esteri. Neather ha rivelato che nell’estate 2000 il governo labour, consapevole di avere un centro conservatore, ha deciso che un’immigrazione di massa capace di trasformare la Gran Bretagna in un paese completamente multiculturale era l’unica garanzia per avere un vivaio di voti inesauribile per il futuro. Insomma, solo un calcolo politico per la sopravvivenza del partito, senza porsi il problema delle conseguenze di una immigrazione incontrollata per il paese e neppure del disagio dei lavoratori nativi che votano labour. L’invito a Griffin a Question Time non è stato quindi soltanto il risultato della tradizione del free speech, ma la presa d’atto di un malessere profondo della società inglese e della necessità di dare ad esso una tribuna.

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