sabato 21 novembre 2009

Vertice Fao, gli sprechi

Mugabe e Gheddafi contro la fame nel mondo. Ancora a proposito di sprechi: i numeri del Vertice della FAO a Roma di Giovanni Marizza

I risultati del vertice tenutosi presso la sede della FAO (o meglio dei vertici, perché ci sono stati anche quelli paralleli come il summit delle first ladies e quello delle ONG all’ex mattatoio del Testaccio) sono stati deludenti se non nulli. Si è auspicato il dimezzamento della povertà entro il 2015. Facile a dirsi, ma con quali fondi, con quanti soldi? Zero, nemmeno una lira, un centesimo, un penny, un copeco, niente. Forse perché si prevede che la metà dei poveri moriranno? Il summit ha rappresentato un’occasione per taluni capi di Stato per mettersi in mostra, vuoi per tuonare contro le sanzioni imposte allo Zimbabwe, come ha fatto Mugabe, vuoi per gli incontri socio-religiosi con duecento fanciulle, come ha fatto il libico Gheddafi. Cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse convocato duecento ragazze per offrire loro una bibita? L’apocalisse. Cosa è successo, invece, quando Gheddafi a Roma ha convocato altrettante ragazze per insegnare loro i dettami dell’Islam? Nulla. E le ha volute anche belle, alte (da un metro e settanta in su), bionde, taglia 42 e col tacco di 7 centimetri, tutti requisiti per ricevere in dono una copia del Corano. L’unica persona che ha osato storcere il naso è stata una delle prescelte, che ha dichiarato “era mejo se me regalava du’ orecchini”, ma le femministe non se ne sono accorte, i criticoni di professione non hanno criticato, i dimostranti perenni non hanno dimostrato, i petizionisti eterni non hanno petizionato, gli indignoni in servizio permanente non si sono indignati: silenzio di tomba, mutismo assordante, nulla di nulla. E’ per dovere di ospitalità, si dirà. Bene, allora attendiamo che il Cardinale Bagnasco, per il sacro principio della reciprocità, vada ad insegnare il Vangelo a Tripoli, chissà come verrà accolto. Capi di Stato tanti, dunque, ma impegni concreti zero. Il Papa ha parlato contro “opulenza e spreco”, mentre nel mondo ogni giorno muoiono di fame 17.000 bambini. Ma c’è chi la fame l’ha combattuta veramente: sì, la propria. Si parla di emiri che hanno speso migliaia di euro a notte per le loro suites a Via Veneto, di dignitari che hanno ordinato laute colazioni a base di astice, di presidenti che hanno preteso rari prodotti esotici fatti arrivare da chissà dove (le abitudini sono abitudini). Oddìo, queste cose a Roma accadono tutti i giorni, ma la cosa fa “pensare” (per non dire altro) quando la si fa nel nome della lotta contro la fame nel mondo. Per il resto, tutto normale, ovvero il caos. Mentre il sindaco di Londra viaggia in bicicletta o in metropolitana, i potenti della Terra convenuti a Roma (non meno di 120 delegazioni) si sono spostati a bordo di lucidissime ma ingombranti limousine. Lo stesso hanno fatto le loro nutritissime scorte, tutte a bordo di numerose e strombazzanti vetture con lampeggianti e sirene spiegate. Alcune delegazioni erano troppo numerose, tant’è vero che sia la prefettura che il ministero degli esteri avevano chiesto loro di ridurre il numero delle vetture utilizzando dei pulmini. Hanno semplicemente rifiutato, come se fossero a casa propria. Risultati: traffico in tilt, linee degli autobus deviate, cittadini prigionieri dei mezzi pubblici intrappolati nel traffico, commercianti a bocca asciutta e tasche vuote, visto che i blocchi hanno bloccato innanzitutto i clienti. Ma se il traffico era in tilt e la viabilità era stravolta, altrettanto stravolto doveva essere chi rispondeva al numero 060606, che alle domande sullo stato della viabilità rispondeva “…è tutto occhèi!” Oltre a tutto il resto, Roma è stata teatro anche di due cortei, nonostante il protocollo che ne prevede non più di uno al giorno nel centro storico. La questura di Roma aveva chiesto ai dimostranti di cambiare orari e percorsi, ma questi non hanno voluto saperne. Eh, già, perché chi comanda, evidentemente, non sono le forze dell’ordine ma quelle del disordine. E in questo disordine le oltre 120 delegazioni internazionali si sono mosse a loro piacimento, anche guidando contromano nella centralissima Piazza Venezia, come è stato ampiamente documentato fotograficamente. E siccome i vigili urbani erano in altre faccende affaccendati e a tutto pensavano fuorché a far rispettare le ordinanze del Sindaco, ecco che l’esercito dei lavavetri, saltimbanchi, giocolieri, mendicanti e molestatori vari, che erano spariti da un paio di settimane, hanno ripreso possesso delle “loro” fermate ai “loro” semafori. A proposito dell’ordine pubblico: si sono visti otto o nove vigili e vigilesse presidiare l’imbocco di una via preclusa al traffico; non bastava un vigile solo o meglio ancora una transenna? Si sono visti 14 poliziotti a sbarrare una strada. Non ne bastava uno o meglio ancora una fettuccia di plastica? Si sono visti 17 finanzieri a presidiare un vicolo. Non ne bastava uno? Si sono visti 22 carabinieri a difendere un incrocio. Non ne bastavano due? Quanto è costato questo gigantesco flop? Quante decine di milioni di euro sono stati spesi per trasferte, biglietti aerei, stanze d’albergo, astici e ostriche, lingue di pappagallo e aragoste, indennità ordinarie e prebende straordinarie, benzina, auto blu, limousine, ricevimenti, disagi e ritardi, escort e interpreti, pranzi e cene, regalìe e sperperi vari? E se questa montagna di soldi fosse stata impiegata per dar da mangiare e bere a chi veramente muore di fame e di sete, quante centinaia di migliaia di esseri umani sarebbero stati salvati?

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