Matteoli: «Le questioni politiche da lui sollevate non appartengono alla storia di An». Critiche a Fini da parte di Lega e Pdl sulla sua apertura agli immigrati. Cota (Lega): «A dividerci da Fini è l'idea della cittadinanza facile e il diritto di voto agli immigrati»
ROMA - La questione del ruolo degli immigrati in Italia crea ancora tensione nella maggioranza. Dopo le dichiarazioni di sabato del presidente della Camera Gianfranco Fini in una scuola romana, non sono mancate le reazioni all'interno della maggioranza.
COTA - «È chiaro che sono rimasto colpito da Fini: proprio lui che qualche giorno fa , ci spiegava che l'immigrazione non si liquida con una battuta, adesso si mette a dire parolacce...». Roberto Cota, capogruppo della Lega alla Camera commenta, in un'intervista al quotidiano La Repubblica, l'uscita del presidente della Camera. «Al di là delle espressioni colorite - prosegue Cota - la questione vera è quale politica per l'immigrazione fare. A dividerci da Fini è l'idea della cittadinanza facile e il diritto di voto agli immigrati».
MATTEOLI - Ma anche nell'ambito dello stesso Pdl non sono mancati i "distinguo" rispetto alle posizioni di Fini. «Le questioni politiche e culturali sollevate da Gianfranco Fini non appartengono alla storia di An. Il testamento biologico, l'immigrazione, erano più un humus di Forza Italia» ma lo «strappo» di Fini indica che «il suo retroterra è cambiato». sottolinea il ministro delle Infrastrutture ed ex dirigente di An Altero Matteoli che , in una intervista a Il Giornale, afferma che il presidente della Camera «è troppo intelligente per fare una fronda antiberlusconiana». Il suo obiettivo semmai è «storicizzare An, come con An ha storicizzato l'Msi e con l'Msi il fascismo». Matteoli respinge anche l'idea del Pdl come un partito-caserma. «Ma quale caserma - afferma Matteoli - la leadership di Berlusconi non è decisa per statuto ma dagli elettori» e chi non la accetta «è antidemocratico. Nessuno - aggiunge - ha preso i voti che ha conquistato Berlusconi: An era un partito del 14%. Il Pdl sfiora il 40%». Combattere il premier sarebbe inoltre, secondo il titolare delle Infrastrutture, senza senso. Se Fini dovesse mai prendere il suo posto sarebbe, spiega, una vittoria di Pirro, un muoia Sansone con tutti i filistei. Nel rapporto con gli alleati, Matteoli riconosce che la dichiarazione con cui ieri il presidente della Camera ha definito «stronzi» coloro che discriminano gli immigrati, non sia stata gradita alla Lega. «Prendiamo atto - osserva - che questo dibattito crea tensioni nella maggioranza».
domenica 22 novembre 2009
Lega, An e Pdl
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