venerdì 27 novembre 2009

O vi adeguate... o raus

Regionali: il Pdl accelera. Il Cav. si prepara al round finale e stoppa i finiani sul voto agli immigrati di Lucia Bigozzi

Dopo settimane di silenzio, Silvio Berlusconi torna a parlare. Lo fa dentro il partito e davanti ai suoi riuniti a Palazzo Grazioli. Ha cose da dire il Cav. su giustizia, immigrazione e fibrillazioni nel Pdl. Temi strategici per i quali vale la stessa linea, netta: su tutto si discute, ma poi è la maggioranza del partito a prendere le decisioni rispetto alle quali la minoranza dovrà adeguarsi. Regola democratica attraverso la quale il premier riafferma la sua leadership, traccia la road map, mette un freno a polemiche e continue fughe in avanti che pure in questi giorni hanno tenuto alto il livello delle tensioni interne. Messaggio più o meno indiretto a chi – vedi Fini e i suoi fedelissimi – spesso avanza distinguo giustificandoli come la necessità per un partito del 40 per cento di alimentare il dibattito. Va bene il confronto che comunque deve restare dentro gli organi di partito e non dilagare sulla stampa – è il ragionamento del Cav. -, ma stop agli strappi che ormai da settimane riempiono le pagine dei giornali, dalla giustizia all’immigrazione e non ultimo la Finanziaria. E’ come se Berlusconi usasse la stessa arma di chi dice che il Pdl è una caserma ma, di fatto, ribaltando i piani. Altrettanto chiara la posizione su temi al centro del summit che, alla fine l’Ufficio di presidenza del Pdl approva all’unanimità. Finiani compresi. Avanti tutta con il programma di governo, dunque, e con il patto siglato con gli elettori un anno e mezzo fa. Giustizia e riforme. Via libera al ddl Gasparri-Quagliariello sul processo breve già incardinato al Senato con l'apertura a eventuali modifiche nei passaggi parlamentari, lodo Alfano per via costituzionale (tenendo presenti i rilievi della Corte Costituzionale), riforma costituzionale della giustizia (separazione delle carriere tra pm e giudici, modifica della composizione e dei poteri del Csm, tra i punti principali) per ridisegnare i rapporti tra i poteri dello Stato nel segno "dell'equilibrio e della reciproca autonomia e indipendenza". Obiettivi indicati nel programma di governo e oggi ancora più urgenti perché - spiega il documento finale del Pdl - "anche il corso dell'attuale legislatura è stato turbato dall'azione di una parte tanto esigua quanto dannosa della magistratura, dimentica del proprio ruolo di imparzialita''', che ha acquisito ''un peso abnorme nella vita democratica'' mentre ''il potere politico fondato sulla sovranitaà popolare rischia di apparire impotente a svolgere le proprie finalità". Berlusconi insiste sul tentativo di quella parte "tanto esigua quanto dannosa" di magistrati di far cadere il governo, di delegittimare chi è stato eletto dai cittadini democraticamente col rischio concreto di creare forti divisioni nel paese. Una situazione che di fatto incide sulla "natura stessa della democrazia che si fonda su un corretto e giusto equilibrio fra i diversi poteri e ordini dello Stato". Questione che non riguarda più solo il presidente del Consiglio coi processi di Milano e i venti giudiziari che soffiano da Palermo ma che rappresenta una parte del tutto. Non a caso il premier cita la vicenda del sottosegretario Cosentino e le "infamie" contro il presidente del Senato Schifani. Per questo, dice, serve unità e compattezza nel Pdl contro quella che il Cav. definisce la deriva ''eversiva'' imboccata da certa magistratura per tentare la spallata al governo. E se l'opposizione giudica "deliranti" le parole del premier, la polemica esplode più tardi quando Mario Fresa, consigliere del Movimento per la Giustizia annuncia che già lunedì "la prima commissione del Csm acquisirà le dichiarazioni del presidente del Consiglion nell'ambito di una pratica già aperta a tutela dei magistrati di Milano e di Palermo e scaturita da altre affermazioni di Berlusconi". Rincara la dose Livio Pepino, consigliere di Magistratura Democratica convinto che da parte del Csm ci debba essere "una reazione forte". I vertici del Pdl insorgono considerando "gravissimo, del tutto inusitato e anche grottesco se il Csm volesse acquisire le dichiarazioni pronunciate nel corso di una libera riunione di partito". Polemica probabilmente destinata a non finire qui. A Palazzo Grazioli si parla anche di riforme istituzionali, altro punto "indispensabile" sul quale il Pdl intende andare avanti. Nel documento votato all'unanimità c'è l'elezione diretta del premier con un sistema fondato su contrappesi e su un maggior potere di controllo e indirizzo del parlamento. Nell'intervento del premier (che poi lascia i banchi della presidenza per sedersi in quelli assegnati agli esponenti del partito) c'è anche spazio per una critica a certe trasmissioni della Rai che mettono in onda una sorta di processo permanente e "inaccettabile" nei confronti di governo e maggioranza. Cittadinanza. Il partito ne discuterà e il dibattito è avviato e aperto ma il tema non è nell'elenco delle priorità (ieri i parlamentari pidiellini Sbai e Stracquadanio hanno presentato una proposta di legge alternativa alla Granata-Sarubbi). Uno stop, dunque, all'accelerazione dei finiani che arriva proprio nel giorno in cui il presidente della Camera su proposta del Pd calendarizza subito dopo il voto sulla Finanziaria (entro Natale) la discussione alla Camera sulla cittadinanza agli immigrati regolari. Non solo:il Pdl tira il freno a mano anche su un altro tema caro all'inquilino di Montecitorio: il voto agli stranieri. Nel documento uscito dal summit di Palazzo Grazioli c'è scritto un no, motivato dal fatto che tale ipotesi "è estranea al programma e alla linea politica" del partito. Una risposta neanche troppo velata all'iniziativa di legge parlamentare presentata solo pochi giorni fa dalla finiana Perina insieme all'ex leader democrat Veltroni. Il summit nella residenza romana del premier va avanti per più di tre ore e si apre con la pax tra i ministri Tremonti e Brunetta siglata con un abbraccio, dopo le tensioni dei giorni scorsi.C'è spazio anche per un accenno al nodo delle regionali. Quanto basta a Berlusconi per ribadire che le decisioni saranno assunte dal partito e non da lui personalmente, ma una cosa è certa: è arrivato il momento delle scelte. Per questo, l'Ufficio di presidenza dà mandato ai coordinatori nazionali di presentare entro pochi giorni le proposte di candidatura sulle quali i coordinatori territoriali saranno presto chiamati a pronunciarsi. L'orientamento è quello di arrivare alla definizione delle caselle entro Natale e per questo la direzione del partito è stata già calendarizzata per la prossima settimana. Infine, l'ok alla mobilitazione per il tesseramento con due giornate (il 12 e 13 dicembre) in tutte le piazze italiane. Da Palazzo Grazioli al Capranichetta. Pochi metri separano i due co-fondatori del Pdl ma i contesti e i contenuti sono decisamente diversi. Mentre Berlusconi suona la carica ai suoi e indica la rotta da seguire, il presidente della Camera presenta insieme a Bersani il libro della Bindi ("Quel che è di Cesare") rilanciando sul diritto di cittadinanza, la laicità dello Stato, il biotestamento e il dovere della ''buona politica'' di superare ''il derby permanente''.

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