sabato 28 novembre 2009

Presidenza e magistratura

Il silenzio del re di Gianni Pardo

Nel Decimo Capitolo del capolavoro di Antoine de Saint Exupéry, il Petit Prince vola da un pianeta all’altro e in uno incontra un re - re di nulla e di nessuno, sia detto di passaggio - il quale gli spiega la propria filosofia, in materia di esercizio del potere. "Se io ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro alla maniera di una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di tramutarsi in uccello marino, e se il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, di chi sarebbe la colpa, sua o mia?"

"Sarebbe vostra", disse con fermezza il Piccolo Principe.

"Esatto. Bisogna esigere da ognuno ciò che ognuno può dare, riprese il re. L’autorità riposa innanzi tutto sulla ragione. Se ordini al tuo popolo d’andarsi a gettare in mare, farà la rivoluzione. Io ho il diritto di esigere l’obbedienza perché i miei ordini sono ragionevoli”. E infatti nel corso dell’incontro ordina continuamente al Piccolo Principe di fare ciò che il Piccolo Principe ha già fatto o ha voglia di fare".

Questo episodio torna in mente sentendo ciò che ha detto ai giornalisti il Presidente della Repubblica, dopo averli convocati per comunicazioni urgenti. Un governo liberamente eletto dei cittadini – egli ha affermato - ha il diritto e il dovere di rimanere in carica e la magistratura non dovrebbe interferire nell’attività del potere legislativo. Ecco il suo perentorio invito: “Quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione, si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione”. Un dovere che è semplicemente evidente. Dunque le sue parole avrebbero un senso se poi egli potesse imporre alla magistratura di comportarsi in questo modo. Dal momento che questo potere non l’ha, e dal momento che da anni ed anni i giudici tirano diritto per la loro strada, Napolitano perché non adotta la filosofia del re di Saint Exupéry? A che scopo ordinare ai generali di trasformarsi in farfalle? Magari non dovrebbe ordinare ai magistrati di buttare in galera Berlusconi (anche se questo invito sarebbe da loro e da “Repubblica” accolto con entusiasmo) ma potrebbe almeno star zitto. Per la dignità della suprema carica. Qualcuno a questo punto dice che Giorgio Napolitano ha fatto bene: dopo avere tante volte bacchettato il governo e, allusivamente, lo stesso Cavaliere, ha riequilibrato i piatti della bilancia. Ma anche qui si può chiedere perplessi: non è che per caso ad affermazioni imprudenti si contrappongano altre affermazioni imprudenti? Un errore non ne controbilancia un altro. Molti non amano l’idea che il Presidente sia semplicemente il notaio della Repubblica ma dimenticano che la Carta Costituzionale ne fa un altissimo funzionario di cui ci si accorge pressoché solo nel momento in cui scioglie le camere o conferisce l’incarico ad un nuovo Primo Ministro. Il resto del tempo le firme che mette sono (e devono essere) puramente amministrative e lo stesso potere di esternazione è previsto con messaggi alle camere: rari e solenni come encicliche. Il fatto che attualmente il Presidente della Repubblica parli così spesso, sapendo che i giornalisti si precipiteranno a trasformare le sue parole in titoloni di giornali, è deprecabile. E per evitarlo dovrebbe, appunto, parlare solo della pioggia e del bel tempo. Da un lato infatti egli non è super partes – nessun uomo lo è – dall’altro non ha il potere d’imporre la propria volontà. E se l’avesse, anche ad imporre le cose più ovvie e doverose, alla fine sarebbe criticato come qualunque politico. I Presidenti della Repubblica italiana parlano troppo. In molti non abbiamo dimenticato il fastidioso e predicatorio presenzialismo di Sandro Pertini. Napolitano sarà pure in buona fede, tenterà di agire solo nell’interesse del Paese, ma sarebbe bello se si rendesse conto che il suo primo dovere è quello di essere il fedele custode della Costituzione: e che questa gli impone di essere “assente e muto” come lo fu il primo Cossiga. Prediche inutili. Il risultato è che il personaggio della favola, che doveva essere ridicolo, ha molto buon senso, mentre non tutti i re della realtà ne dimostrano altrettanto.

P.S. Ho sentito poco fa quel tale Palamara dire che i magistrati hanno il diritto di rispondere, se attaccati, ed altro ancora. Ora ci si potrebbe chiedere se abbia risposto bene o male, ma la verità è un'altra: questo signore e gli altri magistrati non hanno capito che Napolitano non ha detto loro di star zitti quando hanno torto, ha detto loro di star zitti e basta. Dunque la risposta di Palamara dimostra che avevo ragione quando scrivevo che avrebbero continuato imperterriti a parlare troppo. L'idea di star zitti e applicare le leggi risulta ormai inconcepibile. Napolitano ha parlato col muro.

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