sabato 14 novembre 2009

Unione di burocrati

A proposito di sprechi, nasce la diplomazia europea di Giovanni Marizza

Immaginate un impenitente crapulone sovrappeso abituato a mettere a repentaglio la propria salute con frequenti mangiate pantagrueliche, che al medico che gli prescrive una ferrea dieta risponde: “Ok, d’ora in poi mangerò e berrò solo ciò che mi ha prescritto… in aggiunta a tutto il resto, ovviamente!” Immaginate poi un incorreggibile donnaiolo con una dozzina di fidanzate che decide di mettere la testa a posto dicendo: “Questo stile di vita è insostenibile, ora faccio la persona seria, prendo moglie… tenendomi anche le dodici amanti, naturalmente”.

Il comportamento suicida del primo caso e libertino del secondo è esattamente quello che l’Unione Europea si appresta ad intraprendere con l’istituzione di un servizio diplomatico comune. Il che sarebbe, in teoria, una gran bella cosa. A che serve, infatti, che a Roma ci siano ventisei ambasciate di altrettanti Paesi dell’Unione (ci sarà un motivo, se l’hanno chiamata “Unione”) Europea? E a cosa serve che l’Italia abbia ventisei ambasciate in altrettanti Paesi comunitari? Solo ed esclusivamente a sprecare il denaro pubblico mantenendo in vita strutture inutili e assurdi privilegi di altri tempi. Pertanto ben venga un servizio diplomatico europeo unico, ma la UE sta per crearlo nel modo peggiore. Il Trattato di Lisbona di imminente entrata in vigore prevede che alle dipendenze del ministro degli Esteri nonché vice presidente della Commissione europea agisca il SEAE (Servizio europeo per l’azione esterna). Come verrà creato questo nuovo ente? Forse unificando (e snellendo alquanto, sottoponendole a sacrosanta cura dimagrante) le corpulente diplomazie già esistenti? No. Forse sulla base della già operante rete di 129 delegazioni europee attive in ogni dove? Nemmeno. Si manterranno in piedi sia le une che le altre. Anzi: le altre verranno potenziate e ampliate anche con il concorso delle une, che saranno “costrette” anch’esse, di conseguenza, ad ampliarsi. Risultato: gli sprechi odierni non solo verranno mantenuti, ma saranno addirittura scientificamente e volutamente ingigantiti. Alla faccia della crisi.

Ecco come funzioneranno le cose. La nuova “diplomazia europea” sorgerà sulla base (ma non sulle ceneri) della fitta rete di Delegazioni della Commissione europea. La prima Delegazione in ordine di tempo fu istituita a Londra da parte della CECA negli anni ’50, poi la cosa fu ritenuta utile e dilettevole e oggi, di delegazioni simili, ce ne sono già 123 in “Paesi terzi” (compresi quelli della UE) e altre sei presso organismi internazionali (OCSE, OSCE, WTO, ONU, Unione Africana e FAO), senza contare gli undici uffici dei Rappresentanti speciali della UE in particolari aree (Afghanistan, Grandi Laghi africani, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Moldova, Medio Oriente, Caucaso meridionale, Asia Centrale, Sudan e Birmania), per un totale di oltre cinquemila funzionari. Ogni delegazione ha lo status di missione diplomatica in ossequio alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e ciascun capo delegazione ha il rango di ambasciatore. Non ci sarebbe nulla di male se il nuovo corpo diplomatico europeo nascesse basandosi su questa rete, ma gli sprechi risultano evidenti (e difficilmente giustificabili) nel momento in cui si dichiara che questo servizio comune non sostituirà i 27 servizi diplomatici nazionali già esistenti. Al contrario, le diplomazie nazionali saranno invitate a distaccare presso le nuove strutture europee un certo numero di funzionari, con la conseguente creazione di posti aggiuntivi.

Ecco dunque che a Roma le già inutili 27 ambasciate dei Paesi comunitari, lungi dallo sparire, verranno affiancate da una ventottesima ambasciata, quella dell’Unione Europea in Italia (ve li immaginate gli Stati Uniti d’America che istituiscono ambasciate americane nel Missouri, nel Wisconsin o nel Montana?) E la medesima assurda duplicazione avverrà in tutte le altre capitali europee e non europee. Evidentemente non bastavano le 27 forze armate che continuano a difendere i 27 confini nazionali che non esistono più. Non bastavano i dispendiosi giri di valzer delle presidenze semestrali (a proposito: lo sapevate che l’assurdo rituale delle presidenze semestrali continuerà anche dopo il mese di gennaio 2010, quando avremo il Presidente europeo “permanente”?). Non bastavano le 27 lingue ufficiali che fanno impazzire il servizio traduzioni, provocano immense perdite di tempo e causano l’abbattimento di intere foreste per ricavare le montagne di carta necessarie a stampare in 27 lingue ogni minimo documento europeo. Non bastava tutto questo, ora avremo anche la diplomazia europea “unica”. O meglio la ventottesima. E non è finita qui, perché questo nuovo servizio diplomatico europeo avrà bisogno di una apposita scuola in cui formare i nuovi diplomatici blu a stelle gialle. Verrà forse utilizzato uno dei 27 istituti diplomatici già esistenti, sopprimendo i rimanenti 26? Naturalmente no: verrà fondata ex novo un’Accademia diplomatica europea, la ventottesima. Sembra proprio che non esista un solo settore in cui l’Europa sia capace di ottimizzare le risorse, risparmiando qualche euro. Anzi, un settore c’è: la produzione di Crocefissi.

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