mercoledì 1 febbraio 2012

Nonno Mario...


«I giovani devono abituarsi all'idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. E poi, diciamolo, che monotonia. E' bello cambiare e accettare delle sfide». Così il presidente del Consiglio, Mario Monti intervenendo a Matrix su Canale 5 sui temi del lavoro e dei giovani. «La riforma sulla quale il ministro Fornero e tutto il governo adesso è impegnato - ha spiegato- ha la finalità principale di ridurre il terribile apartheid che esiste nel mercato del lavoro tra chi per caso o per età è già dentro e chi giovane fa terribile fatica ad entrare o entra in condizioni precarie». E poi è tornato sull'articolo 18. «Non si può sintetizzare la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociale in si cambia l'articolo 18 o no. L'articolo 18 non è un tabù ma può essere pernicioso per lo sviluppo dell'Italia e per il lavoro dei giovani in alcuni contesti, può essere più accettabile in altri contesti».

PERIMETRO DEL GOVERNO - E poi ha indicato il perimetro di attività dell'esecutivo. «Questo governo ha compiti limitati e difficilissimi: rendere l'Italia migliore e più attraente a tutti -ha spiegato Monti- svolgiamo questi compiti osservando una distanza di rispetto dai partiti perchè ci sono temi importanti che non sono il cuore del mandato ricevuto». Quindi ha tenuto a precisare: «io ho opinioni personali ma non le considero parti della missione di governo. La cittadinanza, la bioetica, la legge elettorale, i regolamenti parlamentari, sono questioni che devono essere sciolte e dipanate dalle forze politiche». Monti ha concluso: «se, per soddisfare le coscienze dei membri del governo, entrassimo nell'agone del dibattito renderemmo più difficile l'appoggio di larga parte del Parlamento ai nostri sforzi».

FIDUCIOSO - Intervenendo precedentemente al Tg5 il presidente del consiglio Mario Monti si era detto fiducioso sul futuro del paese: l'Italia riuscirà a risanare i suoi debiti. E poi ha sottolineato come il vincolo del debito non sia «un vincolo preso due giorni fa, ma un anno fa. Certamente è severo ma non impossibile se saremo capaci - noi e tutti i governi che si susseguiranno - di tornare a far crescere di più l'Italia».

LO SPREAD - Intanto, nella giornata di mercoledì si è registrato un sensibile calo dello spread, arrivato sotto ai 400 punti base. E il premier non manca di sottolineare come «scenderà ancora», e inoltre come «sia sceso di 200 punti» dal suo insediamento a novembre. E ha poi aggiunto una spiegazione sul reale significato di questo parametro, «una variabile che ha polarizzato anche troppo l'attenzione», e che di sicuro c'è «ormai una tendenza decrescente».

APPOGGIO - Successi economici a parte, non mancano dei malumori da parte, in particolare, del Pdl. Monti però non drammatizza: «sono normali in una parte politica non più direttamente al governo, ma l'appoggio di Berlusconi è particolarmente significativo. So che non durerà per sempre, ed è legato a ciò che facciamo. Anzi, mi aspetto che ci dicano di andarcene il giorno dopo se faremo qualcosa di sbagliato. E noi ce ne andremmo sicuramente. Non so alla fine, nel marzo del 2013 o ad aprile, che ricordo porterò. Ma so che sarà una parentesi chiusa ed immagino che il ricordo sarà positivo solo se l'Italia sarà migliore di oggi. Ce la faremo».

PRIVATIZZAZIONI - A proposito delle tanto invocate privatizzazioni, il presidente del consiglio parla di «possibilità», e non di priorità, «anche perché in passato non sempre sono state fatte nel modo migliore. Occorreva prima dare prova che sappiamo fare, e accettare, una politica di vero contenimento del disavanzo, e dopo ci sarà spazio per un'operazione sul capitale. Il nostro sforzo, attraverso una maggiore concorrenza e merito, è quello di valorizzare di più il capitale umano».

EUROPA - L'ultimo pensiero va all'accordo europeo raggiunto martedì sul patto di stabilità: «Ora la crescita non sará più un omaggio verbale ma diventerá il cuore della politica europea dei prossimi mesi», ha concluso Monti, cui è però sfuggito un curioso lapsus, quando ha citato la «Banca centrale tedesca», salvo poi correggersi: «Volevo dire Banca centrale europea, un lapsus involontario...»

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