domenica 26 febbraio 2012

E la lobby bancaria


MILANO - E dire che l'esecutivo tecnico di Mario Monti era stato subito appellato dai più critici come il governo delle banche: proprio gli istituti di credito si sentono oggi particolarmente colpiti da alcuni obblighi introdotti da Salva Italia e liberalizzazioni. Obblighi che, viene sottolineato, si sommano già a quelli su rafforzamenti patrimoniali e liquidità che provengono da Basilea 3 o dai «calcoli» dell'Eba, l'authority europea sul settore. Motivo di fondo sottostante del «malumore» è in verità rintracciabile nella difficile interpretazione di ciò che viene a essere approvato. Negli ultimi mesi fra decreti, modifiche, emendamenti vari si è perso in certi casi il filo delle normative, con un diffuso senso di difficoltà a calcolarne le possibili implicazioni operative e gli effetti economici. Ma sono in particolare tre i punti che sembrano sollevare le maggiori «perplessità» fra i banchieri.

Il primo riguarda il provvedimento in teoria con maggiore impatto sociale: il conto corrente a zero spese di apertura e gestione per i pensionati con assegni inferiori ai 1.500 euro. Non sembra risultare ancora chiaro se la cifra da considerare sia lorda o netta (cambia parecchio il perimetro di applicazione), se i conti siano diretti anche a chi magari riceve una simile pensione ma ha a disposizione anche cifre consistenti per svariati altri motivi, e ancora se a questo punto si parli di zero costi su tutti i servizi oppure no. Per le banche, che comunque in molti casi non condividono l'obbligo perché lo considerano un «retaggio» di quando l'impresa creditizia era pubblica e quindi vista come servizio pubblico, sembra difficile fare il calcolo di cosa tutto ciò possa significare in termini di minori introiti. Considerato un costo medio per ogni conto di circa 110 euro l'anno (cifre Bankitalia), inizialmente si è parlato di circa 1 miliardo. I pensionati in Italia sono 16,7 milioni, dei quali 9 percepiscono l'assegno sul conto corrente bancario, 2 sul Banco posta, 4,7 su libretto postale, e 850 mila cash, cioè sono teoricamente non bancarizzati: il conto zero spese è diretto a questi ultimi o a tutti coloro che percepiscono 1.500 euro (2 mila in caso di cifra lorda)? Un rebus non da poco, visto che il 71% dei pensionati ha redditi complessivi fino a 20 mila euro.

Il secondo punto è la polizza vita collegata al mutuo: l'ultima previsione sembra prescriva alla banca che condiziona il mutuo alla sottoscrizione di una polizza vita l'offerta al cliente di due contratti di compagnie non appartenenti al proprio gruppo, oltre alla propria. Ciò significa che l'istituto, oltre a un contratto collettivo standardizzato, deve proporre altri due individuali e quindi soggetti a visita medica e altre modalità varie. Inoltre la banca è obbligata ad accettare l'eventuale polizza che il cliente può scegliere sul mercato. Secondo gli istituti l'abbinamento al mutuo di una polizza vita o perdita posto di lavoro funziona già bene (visto che il 40% dei mutui ha un contratto assicurativo associato), se ne sono già visti gli effetti (nel 2008-2010, anni di difficoltà crescenti, gli indennizzi sono aumentati del 400%) ed è opportuna dato che la clientela oggi ha in media 40 anni (con finanziamenti ventennali). Ebbene, la difficile praticabilità di tutte le condizioni previste può ottenere secondo gli istituti l'effetto contrario, cioè deprimere l'erogazione dei mutui anche allungandone i tempi. Un terzo «obbligo» riguarda l'assenza di commissioni ai distributori di benzina per pagamenti con carta di credito fino a 100 euro, onere oggi a carico dell'esercente e che verrebbe dunque trasferito a banche e circuiti internazionali. Un provvedimento introdotto già dal precedente governo, poi cancellato e reinserito. Difficile capire quanto possa significare per gli istituti (non c'è visibilità sulla specifica tipologia di transazione) ma che secondo le banche solleva interrogativi su cifre (100 euro?) e obiettivi. Tracciabilità a parte, fine sempre condiviso.

Sergio Bocconi

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