martedì 7 febbraio 2012
Roma, Alemanno e la protezione civile
La paralisi illuminante di Arturo Diaconale
E’ stata una paralisi illuminante quella che ha bloccato Roma e l’intero centro-Nord durante la tempesta di neve della scorsa settimana. Perché ha messo in evidenza il clamoroso ritardo infrastrutturale accumulato dal nostro paese negli ultimi trent’anni. Ed ha dimostrato, con palmare chiarezza, quanto sia stato sciocco e sbagliato piegare la testa di fronte a chi ha voluto sacrificare la Protezione Civile sull’altare del giustizialismo più becero ed ottuso. Le polemiche scoppiate tra il sindaco della Capitale Gianni Alemanno ed il Capo della Protezione Civile Franco Gabrielli tendono a coprire, con l’enfasi mediatica che le ha accompagnate, l’amara verità. Ma è bene fare la tara di questa cortina fumogena. Prendere per acquisito che da questa vicenda il primo cittadino del Campidoglio esce con una ferita che difficilmente gli consentirà di ricandidarsi alla fine del proprio mandato.
E dare per scontato che la neve ha aperto di fatto a Roma una campagna elettorale amministrativa che potrebbe avere un andamento ed un esito assolutamente imprevedibili. Non è solo Alemanno che esce azzoppato ma l’intera classe politica capitolina, Nicola Zingaretti compreso. E questo sembra fatto apposta per alimentare la pressione dell’antipolitica e favorire la comparsa, dopo il Masaniello-de Magistris di Napoli, un qualche Cola di Rienzo romano. Ma se il capitolo della politica capitolina è tutto ancora da sfogliare, ciò che è stato addirittura scolpito nella pietra dalla neve riguarda questioni concrete molto più gravi. La prima è che il declassamento operato a suo tempo nei confronti della Protezione Civile allo scopo di decapitare un Guido Bertolaso considerato troppo potente e prepotente ha dimostrato di essere una operazione fallimentare. La paralisi di Roma ma anche quella dell’intero centro-Nord ha dimostrato che l’organismo a cui ci si rivolgeva nei momenti di massima crisi è stato messo nelle condizioni di non poter svolgere al meglio la sua funzione. Prima la Protezione Civile assumeva la guida delle operazioni dirette a fronteggiare le emergenze.
Adesso deve accontentarsi di essere un rincalzo della varie amministrazioni. Si è voluto rimettere in riga una struttura a cui veniva contestato di operare forte di una autorità (spesso decreti legge appositi) che le consentiva di scavalcare la giungla di infinite normative e di competenze intrecciate della amministrazione ordinaria. Il risultato è che l’operazione è perfettamente riuscita ma il malato è morto. Nel senso che a gestire una emergenza generale come quella che ha paralizzato non solo Roma ma mezza Italia non è stato più un organismo unitario in grado di avere una visione complessiva del problema da affrontare e di poter usare al meglio gli strumenti necessari. Ogni singola amministrazione si è dovuta occupare della sua “parte“ del problema. Ed il risultato è stato il caos generale. Non per colpe specifiche di questo o quel sindaco (che magari ci sono pure) ma per mancanza di una guida strategica unitaria e competente. Naturalmente è possibile che il caos si sarebbe determinato anche se a guidare la battaglia complessiva contro la neve ci fosse stata una Protezione Civile provvista dei poteri necessari. L’emergenza ha messo in evidenza che le infrastrutture del nostro paese sono rimaste ferme agli anni ’80 del secolo scorso. Con tutte le inevitabili conseguenze del caso. Ma fino allo scorso anno il paese poteva contare su uno strumento d’eccellenza che suppliva, sia pure in parte, a questa drammatica carenza. Adesso non ci possiamo aggrappare neppure a questa speranza. E ci attacchiamo al tram (paralizzato dalla neve)!
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