venerdì 10 febbraio 2012

Forze armate


ROMA - I più amareggiati sono i cinquantenni. Sottufficiali impiegati negli uffici e alti ufficiali che devono scordarsi i gradi di generali. La loro carriera s'interromperà nel volgere di poco tempo. Dovranno accontentarsi di prepensionamenti o accettare la mobilità. È la dura legge dei tagli alla Difesa. A farne le spese sarà soprattutto il personale. Gli organici ammontano a 182.500 effettivi, di cui 22.900 fra generali e colonnelli, 56.600 marescialli, 14.900 sergenti, mentre la truppa, i soldati che vanno in missione all'estero, può contare su circa 86 mila militari. Quest'ultimi sono indispensabili e non si toccano. La mannaia del ministro ammiraglio Giampaolo Di Paola cadrà soprattutto sulle categorie non operative. Il numero esatto dei tagli dovrebbe essere reso noto la settimana prossima al Consiglio dei ministri. Si parla di 40 mila uomini in meno. Sacrifici dovranno sopportare anche i 30 mila civili che lavorano per i militari. Lo scopo è riequilibrare la spesa. Quest'anno la Difesa dispone di 12 miliardi di euro di budget, di cui il 70 per cento è assorbito dal personale. Al punto che le Forze armate sono state ribattezzate «stipendificio». Una situazione, secondo il ministro Di Paola, «non più sostenibile». Meno stipendi e più fondi per l'acquisizione di armamenti. A cominciare dai contestatissimi F35, i cacciabombardieri americani della Lockheed Martin. La Difesa prevedeva di comprarne 131 per una spesa di circa 15 miliardi di euro da diluire nell'arco di una quindicina d'anni. Ora, a causa dell'austerity, è probabile che di questi jet supertecnologici ne verranno acquistati 100, massimo 110. La firma per ordinare i primi 3 è già stata apposta qualche giorno fa, cosa che comporta una spesa di 240 milioni di dollari, al prezzo di 80 milioni di dollari per ogni velivolo.

Gli F35 dovrebbero sostituire nel corso degli anni i Tornado e gli Amx dell'Aeronautica, ma anche gli Harrier della Marina che viaggiano sulla portaerei Cavour, perché una versione dei jet americani consente il decollo breve e l'atterraggio verticale, indispensabile per la portaerei. La Difesa conta molto sulla Cavour, sulla eccellente tecnologia di questa nave, che nei giorni scorsi ha accolto a bordo gli ambasciatori di 30 Paesi europei, nordafricani e mediorientali. Una specie d'investitura ad alto livello per la portaerei italiana. Tutti i diplomatici hanno convenuto che è lo strumento ideale per garantire la sicurezza nel Mediterraneo. La decisione di puntare sull'F35 comporta il sacrificio del programma Eurofighter, il caccia di produzione europea, al quale l'India ha dato nei giorni scorsi il colpo di grazia, perché ha scelto di dotarsi dei Rafale francesi. Alla catena di produzione dell'Eurofighter lavorano 11 mila tecnici i quali dovranno ora dedicarsi all'assemblaggio di quei pezzi dell'F35 che l'accordo con gli americani assegna all'Italia. Tutti i programmi saranno ridimensionati. Delle 10 fregate classe Fremm, costruite insieme coi francesi e destinate a sostituire le classi Lupo e Maestrale, ne saranno sacrificate 4. A parte i risparmi, si cerca di fare cassa vendendo caserme e basi non più utilizzate. Sono 77 gli edifici in vendita fra cui la Montezemolo di Palmanova, la Vittorio Emanuele a Trieste, la Piave a Padova, la Goito a Brescia, la Cadorna a Legnano, la Mameli e la Montello a Milano, la La Marmora a Torino, la Dante Alighieri a Ravenna, la Battisti a Napoli.

Marco Nese

1 commenti:

samuela ha detto...

Con tutto quello che si può fargli fare...
E le Poste? Le scuole? Le università? Le caserme della polizia urbana? Il circo migrante?