mercoledì 22 febbraio 2012

Il sacrificio dei Marò...

... gli affari in india e altre incapacità.


I marò possono aspettare: di mezzo ci sono i contratti. A quasi una settimana dall’incidente dell’Enrica Lexie, il governo Monti compie finalmente il primo passo tangibile. La Farnesina ha inviato un’informativa alla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo e valuta l’invio di rogatorie. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Santagata, inoltre, ha spedito in India il sottosegretario con delega agli affari asiatici Staffan De Mistura. Una scelta, quest’ultima, che sulle prime poteva destare qualche perplessità: la faccenda è delicata oltre ogni immaginazione e, specie dopo avere dimostrato riflessi non prontissimi a botta calda, molti si sarebbero aspettati da Monti e dal suo governo un gesto più eclatante, come ad esempio l’invio del ministro in persona.

Curriculum Onu - A motivare la decisione della Farnesina ci sono essenzialmente due fattori. Il primo è che, se nella squadra ai vertici della nostra diplomazia esiste qualcuno col know how per affrontare una situazione del genere, questi è proprio De Mistura: diplomatico tra i più capaci e conosciuti d’Italia, De Mistura è particolarmente esperto di diritto internazionale e questioni militari, ossia i due temi che si incrociano nella vicenda dei marò. All’Onu dal ’71, il sottosegretario negli anni si è occupato per il Palazzo di vetro della gestione delle crisi in Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Iraq, Somalia e Afghanistan: quando è stato chiamato a fare parte della squadra di governo, ricopriva il ruolo di inviato speciale a Kabul. Per cui, quando sottolinea che De Mistura «ha una particolare esperienza di Nazioni unite», il ministro Terzi dice una sacrosanta verità. Il numero uno della Farnesina - che ha peraltro comunicato di essere «collegato continuamente con i ministri della Difesa e della Giustizia» e di «riferire costantemente al presidente del Consiglio» - oggi nel primo pomeriggio riferirà alle commissioni Esteri riunite di Camera e Senato (l’audizione era stata programmata sulla Somalia, ma l’ordine del giorno è stato aggiornato in corsa). Dopodiché, martedì prossima raggiungerà il sottosegretario De Mistura a Nuova Delhi. E qui si arriva al secondo fattore. Perché, come se non fosse già abbastanza tragico di per sé, l’incidente dell’Enrica Lexie è avvenuto con la peggiore tempistica possibile. Da parecchio tempo, infatti, è in calendario per la prossima settimana una importantissima missione diplomatico-commerciale proprio in India: ministri (il consueto tandem Esteri-Sviluppo economico), imprenditori, investitori, giornalisti. Tutti da caricare sull’aereo e portare a contatto con un mercato che per l’Italia ha grandissimo valore.

Il giro d’affari - Per rendersi conto dell’entità della cosa, basta mettere in fila qualche numero: nel 2011 l’interscambio commerciale tra Italia e India ha superato i 7,5 miliardi di euro, con un aumento sul 2010 stimato attorno al 25%. Il governo Berlusconi - che coi ministri Frattini e Romani aveva già avviato iniziative simili - stimava una crescita del volume d’affari tra i due Paesi del 100% in un quinquennio, prevedendo 15 miliardi di interscambio entro il 2015. Le imprese interessate - principalmente nei settori di automotive, energia, moda ed elettronica - sono circa quattrocento. Per dire, una delle svariate partite in ballo è il lancio della Vespa in India, che ieri il numero uno di Piaggio Roberto Colaninno ha promesso per maggio. Tanti e tanto grandi gli interessi in gioco, insomma, da rendere assai onerosa una cancellazione della missione per sopraggiunta frizione diplomatica. E a ieri sera, infatti, non si avevano notizie di eventuali sconvocazioni o ritardi di sorta. La missione di De Mistura, pertanto, appare essere quella di preparare il campo all’arrivo del ministro sciogliendo in via preliminare i nodi diplomatici - tanti e, come ha detto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - «ingarbugliati» - con le autorità indiane. Qui l’Italia potrebbe trovare una inattesa sponda nel cardinale George Alencherry, arcivescovo della Chiesa Syro-malabarese che si è offerto per un’opera di «mediazione con i ministri cattolici del governo del Kerala» onde evitare strumentalizzazioni politiche, viste le elezioni imminenti in quello Stato.

di Marco Gorra

6 commenti:

samuela ha detto...

Poi dicono di non rimpiangere Craxi. Io da milanese non vorrei proprio per niente...Ma in confronto a questi era un gigante.

Nessie ha detto...

Samuela, a proposito di Craxi, forse può interessarti questo video del 1997, dove preconizza che la Ue sarebbe stata un "inferno":

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=lW-HKXaEfl8

Viene la pelle d'oca ad ascoltarlo.

samuela ha detto...

Eh Nessie a leggere quest'altro invece mi si risveglia la gastrite, lui che mollato i suoi a Bruxelles a battagliare contro i mulini a vento:

http://www.questaelalega.com/2011/11/sullue-bossi-aveva-capito-tutto-nel.html

Nessie ha detto...

Letto. Hai ascoltato il discorso di Craxi contro i parametri di Maastricht?
Il discorso di Bossi è corretto su molti punti tranne che sul "protezionismo". Magari lo fosse! La Ue purtroppo non è protezionista ma liberoscambista e globalista. E il principale farabutto di questo stato di cose è stato Prodi allorché fece entrare la Cina nel WTO nella fatidica data dell'11 dicembre 2001 (tre mesi dopo l'11 settembre). Se ti ricordi era lui che presiedeva il semestre della commissione Ue. Ovviamente non agì di sua iniziativa ma era una marionetta "telecomandata" dalle solite banche.

Eleonora ha detto...

Grazie per entrambi i link. Non appena ho un pò di tempo li posterò insieme.

samuela ha detto...

Sì, Nessie, ascoltato...I commenti sotto possono essere condivisibili sugli atti della persona -e come non lo sappiamo noi a Milano in particolare-, ma è il giudizio di un uomo politico lucidissimo e come tale va preso. Ma l'isteria regna sovrana in questo paesetto.

Anche io del discorso di Bossi non condivido l'aspetto anti-protezionistico, e mi fa malinconia per non dire altro quell'accenno alla devastazione culturale di cui in buona sostanza alla Lega come partito non importa un accidenti. Per loro -per le gerarchie, il famigerato "popolo" è più composito- anche la questione settentrionale è solo una faccenda di danè, figurarsi il resto.